È tardi.
Piove. Un disastro per i vetri non pulitissimi della mia macchina: sembra che le gocce d’acqua siano intenzionate ad attaccarsi al vetro, come fossero olio. Visibilità pari a zero.
Buoni propositi: appena tornerà il sole, laverò interno ed esterno macchina, promesso.
Il basso è proprio dietro la mia schiena, ogni tanto allungo la mano per sincerarmi che la custodia sia sistemata bene. Il basso stasera mi ricorda che non sempre è facile avere a che fare con la gente; mi chiedo se sono io ad avere la sfortuna di conoscere una gran quantità di persone ingestibili o se davvero lì fuori sono tutti così: impulsivi, irascibili, infantili.
Ascolto l’album che ho scelto come colonna sonora del viaggio di stanotte: Stone Free, un album tributo a Jimi Hendrix datato 1993. Vecchio ricordo di quando ero fanciullina.
Mi ritrovo ad ascoltare la title track, Stone Free, nella versione di Eric Clapton e non riesco a non pensare alla relazione di Slowhand con Lory Del Santo, una cosa che non ho mai digerito. Mi dico per l’ennesima volta: caspita, se Eric Clapton ha avuto il coraggio di mettersi con Lory Del Santo (donna dal cervello pari alla bellezza… e francamente non mi pare sia quel gran bel vedere…), allora anche l’assurdo può diventare possibile.
Questo pensiero mi fa tornare il sorriso.
È proprio un bell’album, Stone Free. Lo riascolti dopo anni e ti sorprendi ad amare gli stessi pezzi: uno su tutti, Fire nella versione dello stellare violinista Nigel Kennedy.
Ti sorprendi anche ad ascoltare un basso dalle sonorità familiari… e non ti capaciti perché, nel 1993, in Third Stone From The Sun non avevi notato che nella parte di basso c’erano dei loop di Mr. Jaco.
Capirai… all’epoca, Scribacchina fanciullina era più rock. No, forse era più dark. O più pop. O più classica.
Sicuramente non fusion: Pastorius era ancora una stella lontana, visibile ma non ad occhio nudo.
Have a good night, soliti lettori.