Non pubblico più quella rubrica perché non riesco a stare dietro ai nuovi libri che mi entrano in casa. Davvero, non ci riesco. Sembra quasi che arrivino da soli e io me li ritrovi lì, in attesa, più o meno paziente, di essere letti.
E' questo è solo ieri.
Poi, da quando ho quel marchingegno infernale ma tanto, tanto comodo, dell'e-reader ogni giorno mi ritrovo a combattere (senza molto successo, ammettiamolo) contro le offerte lampo di amazon, contro i classici in lingua originale a costo zero, contro e-book non in offerta ma che comunque costano poco... al punto che, esaurito il credito sulla carta ricaricabile, ho deciso di cercare di evitare di ricaricarla finché i libri in attesa non diminuiscono un po' (notare il "cercare di evitare").
Come se non bastasse, l'altro giorno mi è venuta voglia di leggere "Anna Karenina" e "Uomini e topi". Mentre cercavo negli scaffali dei libri che erano di mio papà se già li avevamo in casa, ho trovato L'Aleph di Borges e un paio di opere di Kafka che non conoscevo, che sicuramente prima o poi leggerò.
Questo mi ha portato anche a un'altra considerazione, riguardo non tanto al numero di libri lì impilati quanto al tipo. Crescendo, inevitabilmente, i gusti cambiano. Cambia lo spirito critico, cambia il modo di rapportarsi con il mondo e, conseguentemente, cambiano anche le letture. Se un tempo leggevo cose molto più leggere, in relazione forse anche a un periodo della vita più complicato che richiedeva letture di contrappasso, ora le cose sono cambiate. Ho in attesa, ad esempio, un libro di Roth, Franzen (sì, da mesi ormai, lo so), Hrabal e Murakami per citarne qualcuno. Ci sono tanti italiani: due di Vitali, Malvaldi, Saviano, la Bignardi (che onestamente non so sicura che leggerò) e Saviano appena arrivato. Letture non sempre impegnative, ma comunque lontane dai romanzetti che leggevo una volta (non è una critica nei confronti nei romanzetti eh, è solo una considerazione sull'evoluzione delle mie letture).
Di pari passo sono cambiate anche le case editrici più rappresentate nella mia libreria. Editori come Marcos y Marcos, minimumfax, Sellerio, di cui fino a qualche anno fa leggevo poco o nulla, sono andate ad occupare il loro meritatissimo spazio in mezzo agli Einaudi e alla Guanda e alla Feltrinelli. Così come sono drasticamente diminuite le entrate Garzanti, casa editrice che un tempo amavo ma che ora, per via della bislacca politica di titoli e copertine (di cui vi ho già parlato più e più volte), mi sta irritando parecchio.
Concludo questa riflessione quasi senza senso con una bella ovvietà, che però mi piace molto: i libri crescono e cambiano con noi, in base al nostro stato d'animo, in base alla nostra vita e al percorso che sta seguendo, in base a quello che ci succede attorno e a come reagiamo. Ma, almeno nel mio caso, ci sono sempre. E sempre ci ricordano quello che siamo stati e quello che stiamo, a poco a poco, diventando. E non so voi, ma io trovo che sia estremamente bello.