Riflessioni sul progetto OLPC: l’uso del pc a scuola

Da Psychomer
OLPC significa One Laptop Per Child, ovvero un pc per ogni bambino. Il progetto è iniziato nel 1995 e sta avendo il suo massimo sviluppo in questi ultimi due anni, dove le tecnologie touch screen, l’uso di materiali economici e sicuri come la plastica e la diffusione della rete internet hanno permesso l’esplodere del fenomeno.
Non si tratta di un progetto di computer. E’ un progetto educativo” sostiene il Dott.re Negroponte, responsabile dell’OLPC.
In sostanza la questione fondamentale è: un computer può sostituire un insegnante?
La risposta, a mio avviso, è NO perché occorre una persona che ci aiuti a mettere le basi necessarie alla formazione, solo successivamente si specializzerà. Inoltre, la giungla di internet, è una finestra sul mondo che porta con sé i suoi aspetti positivi (trovare, curiosare e soprattutto creare!) e negativi.
Gli aspetti negativi includono l'essere lasciati soli nell’overload informativo (ovvero nel surplus di informazioni) dove bisogna districarsi con responsabilità, con scelta, con furbizia e con maturità: tutte qualità che si formano all’interno di una relazione educativa tra due persone (piuttosto che tra una persona e un pc) e con il tempo.
Sicuramente il pc è il miglior modo per mettere in campo concretamente i principi del costruttivismo, ormai ritenuti da tutta la comunità educante i più vicini ai bisogni degli allievi. Il web 2.0 ne è l’esempio concreto. A questo punto non vorrei sembrare conservatrice, anzi, questo progetto mi piace e lo appoggio: vorrei che tutti i bambini ne avessero uno, non solo nei Paesi in difficoltà. Tuttavia le mie riflessioni vogliono semplicemente richiamare l’importanza di mantenere la figura del maestro come guida spirituale e formativa dell’allievo, in modo che non sia lasciato in balia di sé stesso e del suo laptop.
Per fare questo occorre necessariamente riformulare la formazione e i compiti dell’insegnante in direzione dello SCAFFOLDING (impalcatura, sostegno) “che non consiste solo nel progetto iniziale, ma anche in quel fattore sfuggente e complesso agito dal docente durante la sua azione di mediazione didattica. Un'insieme di azioni, consapevolezze e comportamenti… E’ attraverso lo scaffolding che gli oggetti predisposti dal docente diventano a tutti gli effetti un'ambiente di apprendimento in grado di innescare processi di costruzione della conoscenza..” scrive Andrea Varani (A. Varani, Il docente costruttivista in Media e Tecnologie per la didattica, a cura di P. Ardizzone, P.C. Rivoltella, pag 123). L'insegnante dovrà perciò possedere conoscenze a tutto campo, da quelle didattiche a quelle di alfabetizzazione informatica; dalla profonda conoscenza della materia che intende insegnare, al modo in cui relazionarsi e trasmettere educazione attraverso i contenuti.
In sostanza, una formazione che noi in Italia non abbiamo ancora, nè nella facoltà di Scienze della Formazione Primaria, nè nella, ormai chiusa, SISS.

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