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Riflessioni sulla fame e sulla sua.. assenza, sul bene, sul male e.. sulla paura di vivere
Creato il 31 maggio 2013 da LafenicePiù di una volta abbiamo disquisito sul significato del concetto di fame: la continua lotta tra la volontà di una appagante pace dei sensi, ottenuta a furia di profondi respiri e meditazione, e l'attività dei sensi, quel guazzabuglio di sensazioni che ti piglia quando meno te l'aspetti, l'energia elettrica che il cervello emana - senza che tu possa fare nulla per fermarlo - e che percorre con violenza la tua schiena, facendoti crepitare, respirare a fatica, lasciandoti con gli occhi sbarrati ed il cuore.. in corsa.
Ultimamente, grazie ad una serie di "strani" ed incontrollabili eventi, causa di questo cambiamento epocale, ho cambiato il focus dei miei pensieri, il leitmotiv delle mie elucubrazioni mentali concernenti la fame. Il punto è ancora resistere alla fame? no.
Il punto ora è: perché la sazietà porta ad un aumento considerevole della fame?
é vero, la natura umana è portata a ragionare in modo alquanto bizzarro: non si è mai contenti di ciò che si ha, non si ha mai abbastanza. Insomma, si stava sempre meglio quando si stava peggio. In realtà si stava semplicemente in modo diverso: il fatto è che le emozioni viaggiano sempre in modo più veloce rispetto alla percezione che noi abbiamo delle stesse. Ergo, per quanto sia emozionalmente appagata, non riesco a rendermene ancora conto. Ergo alla seconda, rimango "frustrata" esattamente come mi sentivo prima. Ergo alla terza tento di combattere la frustrazione frapponendo, tra me ed essa, un imponente muro di distacco. Un pò come una mamma che sgrida un bambino, ed il bambino si tappa le orecchie e chiude gli occhi, urlando "non ti sento, non ti sento, non ti sento". Chiaramente sente tutto: il fatto è che non vuole darle la soddisfazione di ascoltarla davvero.
E questo è proprio come mi sento io, in questo momento. Fingo di non sentire. Fingo di non vedere. Badate bene, non è solamente una questione di bieca fame. é trasporto, mi seguite? Il controllo che sfuma, la lotta tra la razionalità e l'emotività, la stanchezza di chi, dopo giorni e giorni passati in profonda tensione, stanco, provato dalle stesse barriere che ha costruito per proteggersi e che lo stanno semplicemente soffocando, si lascia cadere a terra e sospira "basta. non mi interessa. vada come vada, succeda ciò che deve succedere."
In certi casi proteggersi è impossibile, non trovate? Incroci le dita, speri che ti vada bene. Ti butti, trattieni per un attimo il fiato e vedi su cosa atterri. C'è sempre tempo per curare le proprie ferite. C'è sempre tempo per capire di aver indirizzato la propria anima nella direzione sbagliata, verso la persona sbagliata, nella situazione peggiore. Ma non dovrebbe esserci mai e ripeto mai l'occasione di auto provocarsi queste ferite. Pensare al male prima di averlo vissuto, è un insulto alla vita stessa, non trovate? é un pò come il tizio che, grazie ad un fantomatico telecomando, manda avanti la sua vita fino al punto in cui sapeva sarebbe stato contento.. ma perché perdere tutto quello che c'è prima? perché mettersi in pausa, aspettando che la vita vada avanti da sola fino alla situazione ottimale? Perché dobbiamo farci qualcosa di così sbagliato?
Ergo, torniamo alla domanda iniziale: La sazietà porta ad un aumento considerevole della fame? si. Perché il male ti fa paura, ma il bene.. quello si che ti spinge a dire "voglio stare ancora così".
Non mi resta che dire...
Baciami mille volte, e ancora cento poi nuovamente mille e ancora cento, e dopo ancora mille e dopo cento e poi confonderemo le migliaia tutte insieme per non saperle mai.. Catullo
Saltiamo nel vuoto, amici: poi vedremo cosa ne verrà fuori. un bacio a tutti e.. buona fortuna!
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