Proviamo a seguire i pensieri di Lao Tsu e riferiamoci al principio del Tao, l’eterna e fondamentale forza che scorre attraverso tutto l’universo, per sviluppare una nuova visione manageriale:
” Di un grande leader che lo governa
il popolo non avverte quasi la presenza.
Poi viene quello amato e stimato.
Poi quello temuto.
Infine quello disprezzato e combattuto.
Quando un capo non si fida di nessuno
Nessuno si fida di lui.
Il grande leader parla poco.
Non parla mai sconsideratamente.
Lavora senza badare ai propri interessi
e si ritira in buon ordine.
A opera compiuta i sudditi dicono:
abbiamo fatto tutto da soli.”
Questo testo appartiene a Lao Tsu nell’ opera “Tao te Ching” scritta mezzo millennio prima di Cristo.
L’eterno tema della leadership riguarda l’uomo nelle espressioni più profonde di se stesso. Argomento a parte è il mondo delle Imprese e l’interpretazione che viene data alla figura del leader inteso come business executive alla guida di aziende: i business executive eseguono (“execute“) cose e sono sempre occupati (“busy“).
Se è vero quanto dice Lao Tze riguardo alla prima dote di un leader:
“Di un grande leader che lo governa il popolo non avverte quasi la presenza”, oggi vi è la tendenza a spettacolizzare e fare della leadership una qualità eccezionale. In realtà se non c’è anima è inutile affannarsi attorno a costruzioni artificiose. È la vita nella sua globalità, l’intreccio di esperienze, intelligenze, saperi e passioni ad abilitare, o non abilitare, all’esercizio di una funzione di leader, come risultato di una partita personale, giocata a tutto campo e su tutti i terreni.
Il pensiero e la decisione sono frutti che nascono da una disponibilità originaria a sentire gli altri. Dall’ascolto e dal confronto senza pregiudizio nascono le idee che creano i miti e consentono alle imprese e ai loro capi di entrare nell’immaginario come luoghi e figure che fanno accadere le cose, che consentono ai pensieri di realizzarsi e alle persone di essere protagoniste della scena.
” A opera compiuta i sudditi dicono: abbiamo fatto tutto da soli.”
Un leader che cerca è una persona, e la persona non può avere come obiettivo i risultati di oggi, la performance e il profitto di un piano triennale. Piuttosto si fa delle domande e continua a interrogarsi, sorretto solo da chiare intenzioni.
“Lavora senza badare ai propri interessi”.
Un leader che riflette si è spogliato, ha perduto delle cose, delle parole, degli atteggiamenti, o meglio ha preferito lasciarle in disparte, ha preferito tenerle meno visibili.
“…e si ritira in buon ordine”
Nella nuova casa dell’attenzione, del pensiero, delle domande, c’è meno bisogno di esibire. Anche la tecnologia che lo circonda non lo appesantisce, lo attraversa ma non lo intralcia perché riesce a trovare un senso nel caos delle interazioni tra i macrocosmi economici e i microcosmi individuali. Nuove parole per riflettere sul senso, attraverso tutti i sensi.
” Il grande leader parla poco.”
La casa del leader assomiglia di più ad uno spazio vuoto, uno spazio ideale, uno spazio dell’accoglienza. Lo spazio dell’accoglienza è uno spazio dove il tempo si fa, si crea e non si consuma, non si rincorre.
” Quando un capo non si fida di nessuno nessuno si fida di lui.”
Come dicevo in un mio post precedente un uomo senza fiducia, uno che non si fida e di cui non ti puoi fidare non è più un uomo. Non si tratta di essere senza difetti. Meritare fiducia non è questione di perfezione, è questione di cuore. Abbandoniamo il vecchio paradigma del “sei una risorsa umana” e riscopriamo parole quali intensità, passione e sentimento sviluppando la capacità di osservare e riflettere su di sé, distaccarsi e non uniformarsi sarà il tema dominante delle organizzazioni nei prossimi anni per comprendere che le persone e non le risorse umane saranno la vera scoperta delle organizzazioni.
Lo sviluppo della leadership diventa dunque un processo interiore di formazione della persona, dove essa diventa consapevole della ricchezza delle proprie risorse individuali provenienti dal profondo dell’anima e intuendo che le cose sono ciò che siamo e non ciò che vediamo.