di Luciano Cicu. Un signore cattolico appassionato di cultura scientifica. Non di rado il nostro apparato acustico riceve sensazioni sonore con parole ornate di un velo provocatorio del tipo- “ Ma tu, amico, in che mondo vivi?” Di primo acchito, non è gradevole rispondere con la stessa tonalità, né si vuole correre l’àlea di banalizzare della nostra esistenza, né di egotizzare rispondendo a tono. A tale punto, balena nella mente un pensiero, ma noi come conduciamo la nostra esistenza?
Noi la viviamo tra la sfera dell’immanente e quella del trascendente. L’una reale, che è il luogo dove abbiamo ricevuto il dono della vita. L’altra, celestiale, dove è l’infinito
assoluto, insuperabile,con l’eternità, il mistero e la spiritualità.
Tra le due sfere vi è uno stretto rapporto, una simbiosi.
Possiamo dire che ci coinvolge e che, fatta salva la dignità umana, ci rende la vita piena di fascino e implementa in noi il desiderio di vivere il più a lungo possibile.
E’ gioioso contemplare la preghiera del Padre nostro, dal vangelo secondo Luca.
Un giorno Gesù si trovava, in un luogo, a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “ – Signore, insegnaci a pregare – Ed egli disse – Quando pregate, dite – Padre sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano…non ci indurre in tentazione…se dunque voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli quanto più il Padre celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiederanno. -”
E la preghiera di Gesù assurse a simbolo della cristianità.
A ben riflettere, nella preghiera si evince il trascendente, Dio che sta nei cieli. E quando noi che viviamo nell’immanente, in momenti di difficoltà, ci rivolgiamo a Dio
non verrà meno il suo aiuto con lo spirito santo che ci assisterà, perché l’uomo ha ricevuto da Lui il dono della fede e della ragione.
Due tesori spirituali che non si riscontrano in nessun altro essere dotato di materia vivente.
Ma nella preghiera di Gesù vi è un altro cardine che riguarda la nostra esistenza, l’invocazione al padre celeste di dare a noi, ogni giorno, il nostro pane quotidiano che è, in sostanza, la massa degli alimenti che dobbiamo trangugiare per mantenerci i vita.
Attenzione, però, la massa degli alimenti è munita di cariche elettriche e subnucleari che bloccano la trasformazione della massa in energia. Il miracolo della nostra esistenza sta proprio nella neutralizzazione della massa che forma la nostra materia vivente munita di cariche elettriche e subnucleari.
A ben discernere, la massa può trasformarsi in energia nel giro di poche frazioni di secondi infinitesimali di picosecondi, ricordando che un picosecondo equivale a mille miliardesimi di secondo. E’ impressionante!
Pensate, tre grammi di massa possono produrre una enorme quantità di energia in un tempo infinitesimale paragonabile alla energia che verrebbe fuori dalla combustione di dieci milioni di litri di benzina!
Quando Albert Einstein scoprì l’equivalenza tra massa ed energia non riusciva a prendere sonno. Mille brutti pensieri passavano nella sua mente e temeva che un giorno o l’altro si sarebbe realizzata l’energia nucleare per scopi prettamente militari.
Infatti il tanto temuto evento si è verificato nel 1945. Le due città del Giappone, Nagasaki e Hiroshima, furono colpite da bombe nucleari americane, distruggendole all’istante e lasciando i superstiti abitanti in preda alle conseguenti radiazioni.
Il ricordo di quell’infausto giorno rende più vivida la preghiera di Gesù con l’invocazione al padre nostro < di non indurci in tentazione e di liberarci dal male>
E Dio conferì all’uomo una maggiore massa cerebrale (1500 centimetri cubici) per rafforzare il suo intelletto e condurlo alla vittoria contro il male.
Oltre alla massa alimentare di cui abbiamo detto vi sono anche la massa inerziale e quella gravitazionale sulle quali desideriamo esternare il nostro pensiero.
La massa inerziale è la proprietà di ogni corpo di persistere nel proprio stato di quiete. Sacrosanta verità, equivalente a dire:
L’uomo, nel corso dei secoli, si è prodigato nell’inventare le comodità atte ad assecondare lo stato di quiete. Basti sorridere alle invenzioni del letto, dei divani, delle poltrone e delle sedie che sono l’emblema di ogni civile abitazione.
In questo contesto non deve venir meno il desiderio di ringraziare Dio per il dono della vita, con fede per tutta la nostra longevità.
La massa gravitazionale è la quantità di materia che costituisce un corpo e che, secondo la legge di gravità di Isaac Newton, determina la forza di attrazione tra i corpi. Essa è data dal rapporto tra il peso del corpo e l’attrazione di gravità che si traduce nell’aumento di velocità di un corpo in caduta libera, determinato dall’attrazione terrestre.
Così l’umana gente deambula con due piedi e si muove secondo la propria energia cinetica, attraversata dalla forza di gravità che la terra esercita su di essa e su tutte le cose in movimento.
Quindi la massa inerziale e la massa gravitazionale non ci abbandonano mai nel decorso della nostra vita.
Dopo i preamboli, con riverenza, tocchiamo il tasto della logica scelta da Dio per la creazione dell’universo e della realtà dell’immanente entro la quale nasce la nostra esistenza.
Dio con tre famiglie di particelle, preferibilmente dette colonne, e tre forze fondamentali, creò l’universo senza vita e l’immanente che doveva ospitarci, che si protende daal cuore di un protone ai confini del cosmo.
Le forze fondamentali che operano nell’universo sono –
1°, le forze deboli a due dimensioni che assicurano il regolare processo nucleare dal nucleo del sole fino alla sua corona dove emergono le radiazioni a lunghezza d’onda metrica, quelle che ci danno la luce e il calore per la nostra vita.
Per inciso, le radiazioni solari impiegano la bellezza di un milione di anni per giungere alla corona da cui si irradiano nello spazio del sistema solare.
2° La forza di gravità che ci tiene legati alla terra e che sovraintende alla formazione del sistema solare e di tutte le galassie esistenti nel cosmo.
3° Le forze dell’elettromagnetismo che sono di natura Abelliana, dal nome del matematico norvegese Abel Nils Henrik, hanno due peculiari proprietà, la proprietà commutativa che esprime la possibilità di mutare l’ordine dei termini senza che cambi il risultato e la proprietà delle forze tra particelle elettricamente cariche. Esse diminuiscono con l’aumentare del quadrato delle distanze tra le cariche elettriche.
Le forze Abelliane propizieranno i cinque sensi dell’uomo per captare l’immanente.
Che recepiscono le sensazioni del gusto e le papille tattili, poste nella parte carnosa dell’ultima falange di ogni dito, per toccare anche la delicatezza della pelle della donna amata.
Ma torniamo a bomba
Dio, con la sua logica, creò l’universo intero. Dal cosmo che racchiude le numerose galassie, compresa la via lattea, che in una sua spirale, situata nella costellazione del sagittario, ospita la nostra stella, il sole con i nove satelliti, tra i quali la terra con gli oceani, le montagne e le pianure, che costituiscono l’immanente, e la luna.
In tema di galassie è sorprendente citare Andromeda che è la galassia più vicina alla via lattea.
Secondo nuovi calcoli di astronomia, essa disterebbe tre miliardi di anni luce! E un anno luce corrisponde a 9.460 miliardi di chilometri e ne viene fuori una distanza strabiliante e impensabile per la nostra mente.
Ma vi è di più! Dalla aurora della nostra civiltà, che si può far risalire a 10.000 anni fa, l’astronomia non enumera le galassie che esistono nel cosmo, per cui, dopo, la mente umana coniò la parola infinito, come infinita è la serie dei numeri naturali. Nè non possiamo non citare la sublime poesia dell’Infinito, del prodigioso Giacomo Leopardi che termina dicendo:< …tra questa immensità s’annega il pensiero mio..> e <..il naufragar m’è dolce in questo mare..> che è l’universo infinito e nel quale esistiamo noi che viviamo nella navicella spaziale chiamata terra, che orbita intorno al sole da quattro miliardi e settecento milioni di anni.
Ebbene, in tempi meno remoti, 40.000 anni fa, esisteva l’homo sapiens Neanderthlensis che viveva nella valle omonima della Germania. Quell’uomo si estinse e non comparve più sulla faccia della terra. Dopo 20.000 anni, inaspettatamente, è comparso l’homo sapiens sapiens, del genere e della specie che riguardava noi, l’umanità vivente nel ventunesimo secolo dopo Cristo.
Gli antropologi parlarono di un accadimento eccezionale. La scatola cranica della nuova specie umana era più capiente e conteneva 1.500 centimetri cubici di materia cerebrale che, come sapete, è costituita da 100 miliardi di neuroni che danno l’intelletto con quozienti di intelligenza dissimili.
L’avvento dell’homo sapiens sapiens diede l’abbrivio al sorgere delle civiltà, dei pensatori e dei filosofi, fra i quali emerse la rinomanza di Aristotele, discepolo di Platone, e maestro di Alessandro il Macedone, il quale si arrovellò il cervello per capire, nell’immanente, l’uomo e da dove proveniva, di cosa siamo fatti e dove andiamo.
I suoi scritti dominarono per più di 2.000 anni, ma i vari tentativi di risposte a quelle domande rimasero senza esito, non riuscendo a cavare alcun ragno dal buco.
Finché venne al mondo, nel 1564, Galileo Galilei, il quale pensò, in età ragionevole, di bussare alla porta del creatore con il metodo sperimentale che costituisce il cardine della scienza moderna.
Non ricordiamo le grandiose scoperte scientifiche venute alla luce per non esondare dagli argini del tema, ma ricordiamo il 1947 quale anno di grazia per la sensazionale scoperta dell’universo subnucleare che vive dentro di noi.
Dio ha dato allo scienziato Enrico Fermi la ghirlanda della scoperta.
Nella storica lezione tenuta nell’Università di Chicago, nell’Illinois, egli annunciò, con enfasi, le particelle subnucleari che sovraintendono alla creazione della nostra materia vivente. Esse sono il protone, il neurone e l’elettrone.
Ci intratteniamo sul protone che è il mattone principale per la costruzione del nostro organismo.
Il protone ha una strabiliante longevità, un milione di miliardi, di miliardi, di miliardi di anni e scomodando la matematica è pari ad uno seguito da trentatre zeri che si può scrivere anche 10 elevato alla trentatreesima potenza.
L’uomo, quando la grazia di Dio lo preservi dalle avversità, ha una longevità di 100 anni che è pari a 10 elevato alla potenza di due. Verrebbe da dire che noi ci troviamo di fronte ad una spiacevole dissonanza, ma non è consono levare lamenti per i motivi che con fede enunciamo.
Primo—la particella del protone, di natura non Abelliana, assurge a simbolo della esistenza, sia per la generazione vivente, sia per le generazioni future. Essa evoca l’eternità che non ha soluzione di continuità.
Secondo— la Genesi, nella Sacra Bibbia, esprime la creazione dell’uomo con semplici parole:
<..allora il Signor Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente>
Terzo—la Bibbia è una raccolta dei libri riconosciuti sacri dalla tradizione ebraica e cristiana. In essa è la parola di Dio e il libro della natura è la sua scrittura.
Quarto— il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo, materia informe e malleabile, con la quale creò l’uomo a sua immagine e somiglianza.
Quinto—il Signore Dio ha dato all’uomo non solo il dono della vita ma anche lo ha privilegiato dei doni della fede e della conoscenza che ha la sua frontiera nella ragione, che deve essere usata per salvaguardare la sua vita nell’immanente.
Con la fede l’uomo può collegarsi, spiritualmente, nel trascendente per chiedere l’aiuto di Dio nei momenti e nelle situazioni di gravi difficoltà.
Sesto— per la nostra longevità, ricordiamo la promessa fatta da Dio ai figli di Noè , dopo la fine del diluvio: < Siate fecondi e moltiplicatevi. Io sarò con lo spirito dentro di voi fino all’età di 120 anni, oltre non è possibile perché siete fatti di carne.>
Questa promessa è una consolazione per chi ama la vita ed ha provato il fascino dell’esistenza nell’immanente in simbiosi col trascendente, talmente vera che gli pare di vivere in un lembo del paradiso terrestre.
Questo è il mondo in cui vorremmo trascorrere la nostra esistenza.