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Riforma pensioni 2015 e legge di Stabilità, le alternative del Governo Renzi per la flessibilità in uscita

Creato il 29 agosto 2015 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Riforma pensioni e legge di Stabilità: alla ripresa dell’attività parlamentare il mondo della politica dovrà affrontare questi due temi spinosi. Agosto è ormai agli sgoccioli e tra poco il dibattito sulla manovra entrerà nel vivo; sono molti gli italiani che sperano che la legge di Stabilità possa contenere qualche novità sulle pensioni, magari introducendo quella flessibilità di cui si è parlato molto in questi mesi.

Legge di stabilità, le risorse impiegate per non far scattare le clausole di salvaguardia

In realtà non c’è nessuna certezza che questo accada: anche quanto dichiarato da Enrico Morando fa pensare che si dovrà aspettare ancora. La manovra sarà importante e corposa (si parla di circa 25 o 30 miliardi di euro), ma la maggior parte delle risorse verrà impiegata per scongiurare lo scatto delle clausole di salvaguardia (e il conseguente aumento dell’Iva) e per cancellare la Tasi sulle prime case.

I costi della riforma pensioni

La riforma pensioni con flessibilità proposta da Damiano costerebbe circa 8 miliardi di euro: è praticamente impossibile che con l’attuale scenario possa essere approvata in questi termini. Però è anche vero che non è possibile che nella legge di Stabilità non venga previsto nessun tipo di intervento in merito alla riforma pensioni, anche perché in passato Renzi si era sbilanciando, promettendo l’introduzione di qualche misura.

Flessibilità, le alternative studiate dal Governo Renzi

Le ipotesi al momento più plausibili sono tre. La prima è l’introduzione di una flessibilità secondo un meccanismo simile a quello ideato da Damiano, con la possibilità di andare in pensione anticipatamente a partire dai 62 anni di età, ma con penalizzazioni sugli assegni più pesanti rispetto al 2% per ogni anno di anticipo proposto dal presidente della Commissione Lavoro.

La seconda ipotesi fa riferimento al prestito pensionistico, idea già considerata dall’ex ministro Giovannini. La terza strada percorribile è quella ipotizzata da Boeri, che porta al reddito minimo per le persone che hanno più di 55 anni e sono senza lavoro e senza pensione. Di sicuro per molti pensionati l’approvazione di quest’ultima proposta sarebbe davvero troppo poco. Non rimane che aspettare la fine di agosto e vedere se il Governo svelerà almeno in parte le sue intenzioni in tema di riforma pensioni.


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