Riforma pensioni, i princìpi su cui si basa la rivoluzione del nuovo sistema pensionistico italiano (Prima parte)

Da Mrinvest

Dal 1 gennaio 2012 è entrata in vigore la riforma pensioni. Una rivoluzione del sistema pensionistico italiano. Una riforma strutturale ma drastica, che scontenta un pò tutti, soprattutto donne e giovani che si vedono allontanare drammaticamente il momento in cui andranno al riposo lavorativo. Tutti andranno in pensione più tardi e con una rendita ridotta rispetto alle aspettative.
Ma facciamo un passo indietro per chiederci a chi dobbiamo “ringraziare” per essere arrivati a questa situazione così scellerata. Nel 1969 l’allora Ministro del Lavoro del Governo Rumor, Giacomo Brodolini, introdusse in Italia il sistema retributivo per il calcolo della pensione (garantendo ai pensionati l’80% dell’ultimo stipendio, indipendentemente dai contributi versati) e le pensioni di anzianità (permettendo il ritiro anticipato dal lavoro). Un abbinamento micidiale che ha permesso

l’aumento insostenibile della spesa Inps. Poi, nel corso degli anni, il sistema pensionistico è stato oggetto di diversi interventi.

Questa volta, dopo più di 40 anni, la riforma del Governo Mario Monti e del Ministro del Lavoro Elsa Fornero sembra avere trovato la definitiva sistemazione ed il giusto equilibrio, anche se il prezzo da pagare per i lavoratori è molto alto.
In pratica, i princìpi su cui si basa la riforma pensioni sono i seguenti:

> sistema contributivo per tutti;
> eliminazioni delle pensioni di anzianità;
> stessa età pensionabile per uomini e donne sia nel settore pubblico sia in quello privato e nel lavoro autonomo;
> possibilità di scegliere di anticipare (anche se con penalizzazioni) o posticipare il momento di andare in pensione;
> abolizione delle finestre;
> età pensionabile legata alla speranza di vita.

Secondo la riforma Dini, a chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 veniva applicato il sistema retributivo, legato agli stipendi degli ultimi anni (2% dello stipendio per ogni anno di lavoro, quindi pensione dell’80% dopo 40 anni). Con la riforma Monti-Fornero si applicherà il sistema contributivo con il meccanismo del pro-rata, cioè il sistema contributivo entra in vigore il 1 gennaio 2012, lasciando comunque invariato il vecchio sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011.
A chi aveva meno di 18 anni di contributi, il sistema applicato è quello misto, cioè retributivo fino al 31 dicembre 1995 e contributivo per gli anni successivi. Per questi lavoratori rimane tutto come era prima, con l’unico svantaggio che dovranno aspettare qualche anno in più prima di ottenere la pensione.
Per i lavoratori assunti dal 1 gennaio 1996 si applica solo il sistema contributivo e per loro non cambia nulla.
Analizzeremo più a fondo nei prossimi articoli le novità introdotte.

(Segue seconda parte)

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