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Riforme, l’Aula accelera ma i M5s disertano i lavori: “Una porcata”

Creato il 05 agosto 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Riforme, l’Aula accelera ma i M5s disertano i lavori: “Una porcata” - 5 agosto 2014

ParlamentoDi Mario Marrandino. Proseguono i lavori dell’Aula di Palazzo Madama per arrivare a completare l’analisi della restante parte di emendamenti e del dl stesso.  Matteo Renzi si dimostra soddisfatto circa il procedere dei lavori, sembra quasi si stia accelerando, in particolare c’è da constatare l’importante passo avanti dato dal sì dell’Aula all’abolizione dei senatori a vita e dell’indennità. “Si cambia davvero”, afferma il premier.

Si corre, si spera senza arronzare, per arrivare sani e salvi all’8 agosto, ultimo giorno utile prima della sospensione estiva, secondo gli auspici del premier Matteo Renzi e del presidente del Senato, Pietro Grasso.

Per quanto riguarda l’Italicum, che sarebbe la ciliegina sulla torta del pacchetto Riforme, Renzi in settimana vedrà Berlusconi, ma intanto avrebbe individuato con Denis Verdini i tre punti d’intervento sulla legge elettorale: soglie più basse, al 4 o 5%; sì alle preferenze, ma con i capolista bloccati; premio di maggioranza al raggiungimento del 40% del consenso elettorale.
Il Senato è sfortunatamente in balia degli intoppi, del fato e non: questa mattina la seduta è stata sospesa per la momentanea assenza di Anna Finocchiaro, relatrice del ddl sulle riforme, mentre l’altro relatore, Roberto Calderoli, non è presente perché colpito da un lutto, la morte della madre. Il Movimento 5 stelle, per bocca del capogruppo Vito Petrocelli, conferma che non sarebbe rientrato in Aula e quindi non avrebbe partecipato all’esame del testo, definito una “porcata”. La Lega diserta, il capogruppo Gian Marco Centinaio: “Le risposte del governo sono insoddisfacenti”. 
Si lavora però senza tregua e accelerando comunque i ritmi, nonostante le tante avversità. All’ordine del giorno l’articolo 3 della riforma Boschi che prevede che il presidente della Repubblica possa nominare cinque senatori, per “altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”, una formula che ci è già relativamente nota ma i senatori, in questo caso, non dureranno più in carica a vita ma sette anni, ossia quanto dura la carica del capo dello Stato, e non potranno essere nuovamente nominati. L’articolo 3  è approvato con 184 voti a favore, 12 contrari e 11 astenuti. 
Si passa poi all’approvazione dell’articolo 4 della riforma costituzionale, modificando l’art. 60 della Carta: si distingue la durata della Camera dei Deputati, l’unica elettiva, in cinque anni, separandola dal Senato. Il motivo è molto semplice: con l’attuazione della riforma Boschi il mandato dei senatori sarà legato alla durata dei Consigli regionali che li eleggeranno. “La Camera dei Deputati è eletta per cinque anni” e la durata “non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra” è la nuova formulazione del’articolo 60, che nella versione attualmente in vigore prevede che “la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni”. Ancora 184 i voti a favore, 14 i contrari, 9 gli astenuti. 
Approvato anche l’articolo 5 del ddl riforme, che apporta modifiche al 63 della Costituzione stabilendo che è il regolamento a stabilire in quali casi le nomine alle cariche del futuro Senato possano essere limitate in ragione dell’esercizio di funzioni di governo regionali o locali. Il sì dell’Aula giunge con 188 voti favorevoli, 14 contrari, 7 astenuti.
Anna Finocchiaro, ha chiesto all’Aula di continuare l’esame fino all’articolo 9 del ddl Boschi, per aspettare il ritorno del relatore di minoranza, Roberto Calderoli. La richiesta è stata accolta dai gruppi. L’articolo 10 del ddl riguarda le funzioni del nuovo Senato.
Approvato l’articolo 6 del ddl riforme, relativo alle prerogative dei parlamentari. I voti favorevoli sono stati 195, 10 i contrari. Questo coordina le previsioni sul regolamento della Camera con la struttura del nuovo bicameralismo e prevede che i regolamenti di entrambi i rami del Parlamento debbano garantire “i diritti delle minoranze parlamentari”, oltre a regolare la presenza dei componenti dell’esecutivo nelle sedute parlamentari.
Approvato l’articolo 7 del ddl Boschi, che regola i titoli di ammissione dei componenti del Senato: 189 sì, 13 no e 11 astenuti. 
Per quanto riguarda l’articolo 8, durante la discussione sul vincolo di mandato, Anna Finocchiaro ha proposto di accantonare gli emendamenti di governo e relatori sull’immunità dei parlamentari e discuterli con il ritorno del co-relatore Calderoli. Finocchiaro ha comunque spiegato che sull’immunità’ “i relatori restano al testo introdotto dalla commissione e lì approvato, ovvero la restaurazione del regime vigente”. 194 sì, 10 contrari e 4 astenuti. “I membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato”, recita il nuovo testo dell’articolo 67 della Costituzione. Inoltre si introduce anche la distinzione ben più netta tra deputati e senatori: i primi continueranno a “rappresentare la nazione”, i secondi invece rappresentano “le istituzioni territoriali”
L’art.9, l’ultimo per questa seduta data l’assenza di Calderoli, inerente alla previsione dell’indennità parlamentare per la sola Camera dei deputati, esclusi i futuri senatori. L’Aula approva con 193 voti favorevoli, 9 contrari e 8 astenuti. 

Dibattito sull’immunità“Difendo la soluzione uscita dalla Commissione” dice Finocchiaro “che è allo stato quella che meglio garantisce, dove nessuna delle soluzioni estreme vincono, una soluzione ragionevole, equilibrata che salvaguarda un principio a cui i relatori tengono moltissimo ossia l’uguale trattamento di deputati e senatori”. Poi la relatrice ha aggiunto: “Il superamento del bicameralismo nulla toglie al prestigio del Senato” e il testo della Commissione Affari Costituzionali resta, su questo punto, quindi invariato: per i membri del futuro Senato, così come per i deputati, è prevista l’immunità.
Ovviamente non è stato tutto liscio come può sembrare. Non pochi dubbi emergono proprio tra i banchi del Pd, con Vannino Chiti e Lucrezia Ricchiuti. A favore del testo è intervenuto anche il senatore Gaetano Quagliariello, mentre tra i contrari figura la capogruppo Sel, Loredana De Petris.

Felice Casson (Pd) oltre a manifestare il proprio rammarico per l’assenza di Lega e M5S nel dibattito su una questione così “importante”, si è detto “sorpreso perché nei giorni scorsi leggevamo di una sorta di apertura da parte del governo, invece oggi abbiamo saputo che c’è stata una chiusura e per il momento non si capisce se verrà confermata”. Casson si è detto contrario al mantenimento dell’immunità in un momento storico in cui “il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”.
Il capogruppo dem Luigi Zanda e il senatore di Forza Italia Donato Bruno dicono sì al mantenimento dell’immunità così come prevista dall’attuale articolo 68 della Costituzione, sia per i membri della Camera che per quelli del nuovo Senato. Zanda, sostiene che “il mal uso” che è stato fatto dell’immunità parlamentare “non è un argomento sufficiente per eliminare” un principio che i “Padri costituenti hanno voluto per tutelare il meccanismo legislativo e la democrazia”.


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