La stanza, la 2442 è stata già teatro di un fatto di sangue avvenuto anni prima in cui due ragazzine finirono uccise assieme al loro aguzzino, sembra particolarmente adatta a compiere l'ultimo , insano gesto e proprio mentre si appende con una corda al soffitto viene salvato da uno strano signore, una specie di monaco.
Comincia a conoscere così tutte le strane presenze, reali e non, che affollano quello spettrale condominio.
E intanto un inquilino sparisce nel nulla.
Rigor Mortis è l'esordio alla regia di Juno Mak , già popstar hongokonghese e attore visto in Revenge : a Love Story del 2010 ( se interessa ne parlammo qui ) in un'afasica parte da protagonista e che qui, corazzandosi a sufficienza con la produzione di Takashi Smimizu ( creatore della saga Ju- On e di tante altre perle del Japan Horror), compie una sorta di omaggio al genere Geung Si, tipicamente cinese in cui si mescolano elementi horror con l'azione e la commedia.
Accanto a questi elementi ( le digressioni non dico comiche perché non ce ne sono, ma di alleggerimento di un'atmosfera sulfurea come poche e le coreografie di "combattimento" dove la parola combattimento deve essere presa nel senso più lato possibile , visto che queste sequenze sono pesantemente modificate in CGI, discorso sui cui torneremo) ci sono forti elementi Japan Horror, creati ad hoc proprio dalla presenza di Dark Water oppure anche il condominio ipertecnologizzato di Dream Home, altro progetto hongkonghese in cui è stato coinvolto lo stesso Juno Mak film assolutamente da recuperare per gli appassionati, di cui abbiamo parlato qua), la presenza di icone classiche del genere come le bambine dai lunghi capelli corvini che coprono il volto ( e qui i titoli da citare sarebbero a decine a partire dal seminale Ringu), come anche il pregresso fatto di sangue avvenuto nella stanza che si eleva a protagonista aggiunta nella narrazione.
Quello che colpisce in Rigor Mortis è la regia dinamica e volitiva che riesce a conglobare in maniera creativa gli elementi in CGI che abbondano in sequenze che hanno dalla loro un discreto tasso di originalità.
Non amo la computer grafica e come viene usata per modificare le sequenze, sono decisamente più coinvolto dall'artigianato cinematografico , ma Juno Mak ne fa un utilizzo decisamente creativo.
In un ambientazione tetra e grigastra, le apparizioni fantasmatiche che si susseguono sono gli unici sprazzi di colore concessi e proprio nella gestione della tavolozza cromatica mediata dalla CGI , c'è l'elemento di rottura.
In definitiva Juno Mak sembra omaggiare il cinema che ama confezionando un'opera dal duplice volto : da una parte le storie di fantasmi cinesi ( e anche nella scelta del cast c'è questo sentito omaggio, il protagonista di questo film era uno dei comprimari nella pellicola di culto Mr Vampire, qui idolatrata a dovere) , dall'altra l'iconografia classica del Japan Horror.
Ne vien fuori un'opera che si muove al confine,che fa del suo meticciato il punto di forza.
Insomma non c'è alcun motivo per continuare a ignorare questo film.
PERCHE' SI : spiazzante crocevia di generi e influenze, regia dinamica e volitiva, la CGI aggiunge e non toglie nulla al respiro cinematografico, ottima ambientazione
PERCHE' NO : il melting pot di generi potrà essere spiazzante per qualcuno, molti flashback che potrebbero far perdere il filo del discorso, per qualcuno tutta questa computer grafica potrebbe essere indigesta.
( VOTO : 7 + / 10 )