Significa dirigersi direttamente verso la zona dei backpakers e godersi lo spettacolo: luci blue e rosa intermittenti, occidentali ubriachi, americani invasati, tedeschi confusi e tailandesi fumati, puttane, travestiti (tantissimi), venditori ambulanti di noodles, annoiati tuk tuk (taxi), cani, gatti e ratti (tantissimi), tutti per strada, mischiati tra loro, muovendosi, ballando, bevendo, ridendo, scappando, seduti a un tavolino o in piedi in mezzo alla strada, mentre musica da grandi altoparlanti viene gettata sulla gente. Cercando un hostal passo attraverso le note di Bob Marley, Elvil Presley e Oasis. Che casino!
BangKok e' gigante, con personalita', zozzissima, poverissima, tanta gente vive per strada, inquinatissima, la gente e' intollerante nei confronti dei turisti che si ubriacano e pagano per sesso rapido e volgare. Ha una cultura culinaria molto sviluppata, ad ogni angolo c'e' qualcuno che cucina e vende, dubbia l'igene, ma sorvoliamo, nel frattempo io mi sono stancata di mangiare riso e noodles e sogno la pizza che mi fa mia madre. Templi e Budda dorati, giganti, fastosi e ricchi. Il profumo di incenso si mescola con l'odore di dolcetti fritti, ma la sporcizia che soffoca la citta' quasi toglie l'appetito, nonostante la immensa quantita' di oro sfoggiato dai suoi templi. I Tailandesi sono simpatici come un attacco di meningite, dal commesso al cameriere, dal receptionista al passante a cui chiediamo un'informazione, sembra che tutti preferirebbero essere da qualunque altra parte che a lavorare e dover parlare con te, forse perche' sono stanchi dei turisti, forse perche' Juan e io siamo quella categoria di turisti a cui non si possono vendere ne' mignotte ne' pietre preziose, forse perche' non siamo vecchi cinquatenni con la panza e il portafoglio aperto a fisarmonica, forse perche' sono fatti cosi'.
Lasciamo Bang Kok per andare nella poco lontana Ayutthaya, incredibile villaggio a pochi kilometri dalla capitale, vanta seducenti rovine di antichi templi, il volto di un Budda intagliato nelle radici di un albero, elefanti, un mercato flottante e un Teatro nell'acqua. Arrivati alla stazione del treno lasciamo le nostre valigie presso il deposito, forse polizia ferroviera, dove uometti chiusi in calde divise sudate, sbottonate e flosce si muovono in una borrosa e calda penombra. Affittiamo una bicicletta, io scelgo una bici rossa con cestino dello stesso colore, Juan prende una bici normalissima grigia, e pedaliamo sotto i 40 gradi e il 90% di umidita', sono le 11 e cominciamo a pedalare quindi a sudare, il caldo e' insopportabile, per ammazzare la fatica comincio a cantare a squarciagola il noto tema: Ma dove vai bellezza in bicicletta, sorpassiamo un gruppo di giapponesine dalla pelle chiara e larghi cappelli di paglia che diligentemente in coda vanno ai sicurissimi 3 kilometri all'ora, scampanello e le saluto con un "Hola Chicas", le giapponesine sorridono scandalizzate. Dopo le visite a tempi e rovine, cadiamo nel teatro d'acqua. Un cammino di canne di bambu' ci conduce fino all'entrata, l'ombra e la vicinanza dell'acqua sono gia' di ristoro. Di fronte a noi si apre un piccolo lago, su una piattaforma a due dita di profondita', gli attori mettono in scena la loro opera, rigorosamente in thai, sembra che camminino sull'acqua sfiorandola, cibo delizioso, il lago e' pieno di pesci gatto che si tuffano in superficie a ogni pezzetto di pane lanciato, e cosi' distesi all'ombra di un tetto di bambu', stuzzicando prelibati cibi, passiamo le ore piu' calde del giorno. Fino alle 4 rimaniamo al riparo, poi un'ultimo giro per la citta' e poi di ritorno alla stazione del treno, aspettando le nove e andare verso il nord della Tailandia: Chang Mai.
Il nord della Tailandia e' piu' fresco, e' piu' verde, si respira un'altra energia e anche la gente pare un pelino piu' simpatica. Io mi iscrivo a un corso di cucina con la certezza che non imparero' niente, ma con lo scopo di divertirmi e mangiare tanto, e cosi' fu, Juan, invece, va a scalare, cerca di persuadermi ad andare con lui, ma schiattare sotto il sole, in mezzo alle montagne, con un filo attaccato alla cintura, e arrampicarmi su una parete rocciosa perpendicolare al suolo non mi alletta, preferisco mangiare all'ombra di un gazebo! Chang Mai offre anche tante escursioni per fare trekking nelle vicine montagne, e visite ai villaggi dove vivono tribu' isolate, con ancora tradizioni secolari, come le donne dai colli lunghi. Io non voglio fare nessuna delle due, la prima perche' odio fare trekking, odio sudare e camminare in salita a 40 gradi per due giorni, (il mio elemento e' l'acqua!), e la seconda perche' da come era offerta l'escursione sembrava ti portassero a uno zoo umano, se questi villaggi stanno sul cucuzzolo della montagna, senza elettricita', con le loro tradizioni secolari, (e vox populi dice che sono anche abbastanza "unwelcoming" nei confronti dei turisti), perche' devo andare io occidentale con la mia invadente macchina fotografica a rompergli le scatole? se stanno sul cucuzzolo della montagna, consapevoli del mondo fuori, perche' devo andare in bus con altri 50 occidentali a scattargli foto come se fossero animali strani? e neanche posso pensare che cosi' facendo contribuisco al sostentamento del villaggio stesso visto che i soldi spesi per questo ridicolo tour vanno a arricchire le agenzie. Cosi' che, 4 giorni a Chang Mai spesi a cucinare, a mangiare e a pedalare, visto che la maniera migliore per muoversi e', anche qui, in bici, rigorasamente ROSSA!
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