In passato mi è capitato di rileggere, certo. Cent’anni di solitudine almeno quattro volte, tra lingua originale e traduzione. 1984 e Il Grande Gatsby, anche. E pure gli Harry Potter, sempre usando la scusa della lingua.
È quindi molto strano che io sia qui a parlarvi di un libro che ho già letto. E probabilmente non fosse stato per il nuovo appuntamento di Una valigia di libri dedicato alla narrativa Sud Americana in programma questo sabato, questa rilettura l’avrei rimandata ancora a lungo.
Manuel Puig è forse lo scrittore che più di tutti ha segnato i miei anni di università. Non conoscevo questo autore argentino prima di allora, prima di frequentare i corsi di lingua e letteratura ispano-americana tenuti da Vittoria Martinetto e Angelo Morino, scomparso prematuramente nel 2007, come esami a scelta (se mi era possibile, infilavo ogni anno un esame di ispano-americano nel mio piano di studi), e probabilmente non li avrei mai scoperti (o forse sì, ma non è che di Manuel Puig venga nominato così spesso quando si parla di letteratura Sud Americana).
In particolare ci eravamo concentrati su tre suoi libri: Una frase un rigo appena, appunto (in originale Boquitas Pintadas, e di cosa era successo al titolo vi avevo parlato qui), Il bacio della donna ragno e Scende la notte tropicale, ultimo romanzo di Manuel Puig, pubblicato due anni prima che morisse a seguito delle complicazioni per un banale intervento (che ha voluto fare in una piccola clinica in un piccolo paese, anziché in città, per non allontanarsi troppo dalla madre).
Ognuno di questi tre libri meriterebbe un post a sé, ma oggi vi parlerò solo di Scende la notte tropicale, perché è quello che ho riletto in questi giorni. Ho scelto di rileggere questo forse perché degli altri due avevo ben in mente sia la trama sia le sensazioni, bellissime, che mi avevano lasciato. Di questo invece, non so perché, ricordo solo che lo avevo adorato. Ok, ricordavo anche che aveva due anziane sorelle come protagoniste, ma cosa succedeva di preciso no, mi era completamente passato di mente.
Iniziamo subito con il dire che Scende la notte tropicale è un libro stupendo. Un libro sul finire della vita e su come affrontare quella marea di ricordi che quando si è anziani fanno a gara per occuparci la mente. Protagoniste sono due sorelle, Lucy e Nidia, entrambe argentine, che ora vivono insieme a Rio de Janeiro. Lucy si è trasferita lì anni prima, per seguire il figlio e il suo lavoro. Nidia è solo in villeggiatura, per cercare di riprendersi dalla recente morte della figlia. Le due anziane si distraggono come possono, lasciandosi coinvolgere dalle avventure amorose della vicina di casa. Finchè poi qualcosa nella loro vita che vorrebbero solo la tranquillità degli ultimi anni cambia di nuovo.
I bei ricordi dovrebbero aiutare la gente a vivere, non rattristarlaAl di là della trama, la cosa che più colpisce di questo libro è lo stile di Manuel Puig. La narrazione nella prima parte procede tutta semplicemente con i dialoghi tra le due sorelle. Dai loro racconti, dalle loro osservazioni, dalle impressioni che si scambiano, scopriamo non solo il loro passato, ma soprattutto il loro carattere. Più sognatrice Lucy, più cinica e pragmatica Nidia. Nella seconda, invece, la narrazione è affidata a delle lettere, che le sorelle e i vari protagonisti che ruotano intorno a loro si scambiano, e a dei verbali di polizia.
La cosa bella è che tutto funziona perfettamente e crea un grandissimo romanzo (come funziona anche in Una frase un rigo appena, in cui questi espedienti narrativi sono elevati all'ennesima potenza... pagine di diario, pagine di giornale, annunci mortuari, pubblicità, canzoni, verbali, mai una parola diretta dell'autore. E anche in Il bacio della donna ragno, in cui i dialoghi sono inframmezzati dai film).
Non credo che Manuel Puig potesse immaginare che Scende la notte tropicale sarebbe stato il suo ultimo romanzo. Eppure, quel senso di vita che si spegne, di presente che vive solo attraverso i ricordi ma al tempo stesso di voglia di vivere ancora (appassionandosi alle storie degli altri), di notte che scende a conclusione del giorno, suona quasi come un commiato.
Peccato che spesso Lucy avesse la sensazione che i bei momenti vissuti non fossero toccati a lei, che li avesse vissuti un'altra.Questo è terribile, ma c'è un'altra cosa ancora peggiore, ed è dimenticarsi completamente di quello che è stato bello e ricordare solo quello che è stato brutto. Allora sì che bisognerebbe uscire di corsa nei campi come fa la povera Wilma e, se si è chiusi un appartamento e fuori piove, bisogna mettersi in fretta a fare qualcosa di utile, se una ce la fa. Se una può ancora rendersi utile. Un lavoro di cucito o un lavoro a maglia, o quello che capita tra le mani. Questa è la salvezza.Ma per un'analisi più approfondita sul significato del libro, anche in relazione alle opere precedenti dell'autore, vi lascio leggere la nota in fondo al libro di Angelo Morino, che oltre a essere stato un grande promotore di Manuel Puig in Italia, questo libro l'ha anche tradotto. Scoprirete del rapporto molto stretto dell'autore con la madre e di quell'idea di ottimismo che, nonostante tutto, pervade tutto il libro.
Quel che da lettrice vi posso dire è che Scende la notte tropicale è un libro avvolto da un alone di malinconia, di disincanto, ma al tempo stesso di sogni e di speranze, che non dovrebbero morire a nessuna età. Un libro all'apparenza semplice, per il suo stile, per questi dialoghi tra le due anziane protagoniste, ma che racchiude qualcosa di estremamente profondo. La vita e la sua fine.
Da leggere, assolutamente! Prima che finisca nel triste dimenticatoio del fuori catalogo...
Titolo: Scende la notte tropicale
Traduttore: Angelo Morino
Pagine: 279
Editore: Sellerio editore
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formato brossura: Scende la notte tropicale