“Categorie calviniane” applicate alla Popular Music - La Rapidità - Pt. 3 Leggi gli altri articoli
Il tutto avvenne troppo rapidamente perché qualcuno potesse rendersi conto di chi fosse in realtà John Simon Ritchie. Anzi, questa è anche una chiave di lettura di buona parte del movimento punk: le vicende pubbliche e private, la musica, i personaggi, passavano così velocemente che, tanto lo spettatore quanto il critico o il promoter, non riuscirono mai a comprendere a fondo ciò che stava succedendo. Quando qualcuno cominciò a domandarsi se quella fosse vera musica o solo una trovata pubblicitaria da reality-show, il punk stesso era già scomparso e la più pacifica e borghesuccia New Wave, con le sue camicie chiare e le cravatte strette, era accorsa a calmare le acque. In realtà di musica buona ce ne fu parecchia, pur se nascosta sotto un mucchio di propaganda giovanilistica. Un'altra vicenda umana consumatasi veloce come la luce di un fiammifero fu quella di Darby Crash, morto per overdose a soli 22 anni, il cui gruppo, i Germs, nella sua breve esistenza, fece a tempo ad incidere un solo importante album, GI, nel 1979. Pur lontano dalle charts e ad anni luce dal main-stream, Darby riuscì a trapiantare il germe del più puro punk anglosassone nell’assolata west-coast: il suo impatto fu deflagrante tanto che a distanza di qualche anno L.A. diventerà patria di una delle più coinvolgenti scene hardcore d’America mentre la California è ancora oggi con Offsprings, Green Day e Blink 182 la sovrana del punk-rock più commerciale. GI è un collage di pezzi brevissimi e suonati come fossero in una centrifuga: velocità spaventosa, parole che si accavallano l’un l’altra come rigurgitate da uno stomaco insofferente alla vita sociale.
Quando Darby Crash muore a Los Angeles sul pavimento sotto quel cartello, è il 7 dicembre 1980. Il giorno dopo è l’8 dicembre. A New York, davanti alI’ ingresso del Dakota Building, un tale che si chiama Mark David Chapman ammazza John Lennon sparandogli quattro colpi nella schiena. Sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo ci finisce quel]’altro, l’ex cantante e chitarrista dei Beatles. (Carlo Lucarelli – La Faccia Nascosta della Luna)
Ma se è vero che i Germs, come la maggior parte dei complessi punk, non erano esattamente dei virtuosi agli strumenti, è interessante notare come molte canzoni, dal vivo, fossero assai più lente o addirittura distese data l’impossibilità di musicisti, a volte poveri di mezzi tecnici, di riprodurre le vertiginose accelerazioni ascoltabili su disco. Valga l’esempio dei Gun Club, gruppo che in realtà vantava un chitarrista eccellente come Ward Dotson: il loro primo album era un concentrato di rapidità e furia ossessiva grazie anche al produttore Chris Dejardins che velocizzò i nastri dopo averli incisi. Col risultato che Jeffrey Lee Pierce appare su disco come il prototipo dello sfrenato e ipercinetico urlatore punk quando era in realtà un crooner blues col mito di Jim Morrison.
I'm moving on the black train The night it beats me down I'm moving on the Black Train I breath a soundles sound, Riding on the Black Train (Gun Club – Black Train)
I take you I rape you get in the car you're going with me I'm gonna leave on the radio loud so everyone can hear we're having fun (Gun Club - Day Turn The Night)
Questa disperata Day Turn The Night (da Lucky Jim, 1994), deforma la sovversiva ma tutto sommato divertente pulsione sessuale di Jerry Rubin in un incubo di perversione e violenza sul sedile posteriore. Quando l’album vide la luce, Pierce era già morto da quasi 2 anni. Solo il suo fantasma (quel ghost on the highway che più volte lo aveva tormentato) si aggira ancora tra quei solchi.
You're loudmouth baby You better shut up I'm gonna beat you up 'Cause you're a loudmouth babe (Ramones – Loudmouth)
Now I wanna sniff some glue Now I wanna have somethin' to do All the kids wanna sniff some glue All the kids want somethin' to do (Ramones – Now I Wanna Sniff Some Glue)
Quattro versi, nemmeno due minuti di canzone: tutto passa molto velocemente, con la stessa cronica sintesi dello studente che non sa cosa scrivere nel tema e se ne resta a fissare quell’unica mezza facciata, tanto, alla fine, non è la lunghezza che conta...è tutto il resto. E il resto, soprattutto nel caso degli Stooges, è Noia. Non quella dell’ascoltatore, quella che il gruppo direttamente incide su disco, che gronda dalle chitarre trasandate e maniacalmente battenti quell’unico accordo; che gronda dalla voce di Iggy.
Well it's 1969 OK all across the USA It's another year for me and you Another year with nothing to do (The Stooges – 1969)
No fun my babe no fun No fun my babe no fun No fun to hang around Feeling that same old way No fun to hang around Freaked out for another day (The Stooges – No Fun)