Metti che uno decide di rileggere i libri che lo incuriosiscono di più, tra quelli già letti negli ultimi 25 anni. Metti che questa stessa persona, per lavoro, debba consigliare – consigliare, si badi, e non soltanto recensire, positivamente o negativamente che sia – un libro alla settimana durante un meraviglioso programma radiofonico. Ecco, ti viene da pensare, questa persona non avrà problemi, perché viaggia sul sicuro: niente investimenti a vuoto, nessun salto nel buio acquistando il libro di un nuovo autore o – perché no? – di un autore che ama ma che magari non è in stato di grazia. Invece no: dopo due settimane di riletture – e di interventi in radio – sono già in difficoltà perché cinque dei sei libri che ho riaperto – con piacere – non sono più in commercio e altri due li ho già scartati proprio perché non sono più in commercio. Il punto è che si tratta di libri meravigliosi: c’è persino un’intera collana, La biblioteca di Babele, curata da Borges per Franco Maria Ricci e poi ripubblicata negli Oscar Mondadori, piena di classici selezionati ad hoc, con introduzioni che io ritengo esempi perfetti di come andrebbero presentati un libro e un autore. Niente. Non si trova più. E non mi viene in aiuto neppure il digitale: gli editori si scannano a pubblicare le novità e a venderle a 0,99 €, ma di riprendere il catalogo e di sfruttare – perché no? – quel fenomeno ormai noto anche ai bambini come “coda lunga”, che soprattutto ai grandi marchi dovrebbe garantire un buon ritorno, non se ne parla proprio. Certo, potrei essere io a considerare degni di nota libri che non lo sono affatto, ma chissà perché mi rifiuto di pensare che almeno la Biblioteca di Babele – se non proprio le antologie di racconti argentini o i moderni apologhi di un narratore cinese – meriterebbe di esistere in commercio. Quindi, lancio un appello – o un grido di dolore – agli editori: ripubblicate, per favore, fosse anche solo in digitale! Ve la curo gratis io, la riedizione, piuttosto. Per favore, per favore, per favore.