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Rimesse dei migranti: 22esima economia del mondo

Creato il 17 febbraio 2013 da Afrofocus

Rimesse dei migranti: 22esima economia del mondoNegli ultimi anni, le capacità di risparmio e di investimento mostrate dalla popolazione immigrata residente all’estero e il deciso incremento dei versamenti di rimesse diretti verso i paesi di provenienza, hanno rivelato che l’intensità del flusso finanziario alimentato dai migranti costituisce non solo una risorsa sempre più imprescindibile per le economie dei paesi più poveri, ma anche una leva strategica fondamentale sulla quale puntare al fine di promuovere il legame tra migrazioni internazionali e sviluppo.

Le più recenti stime della Banca Mondiale dimostrano che i risparmi inviati dagli immigrati nei paesi di provenienza sono in continua crescita e costituiscono, per molti Stati del cosiddetto Sud del mondo, una delle poche voci che evitano il tracollo della bilancia dei pagamenti con l’estero.

Secondo il report dell’organismo di Washington, le rimesse inviate dall’estero costituiscono un flusso imponente di denaro in grado di resistere anche alla crisi economica. Lo dimostrano i 534 miliardi di dollari che lo scorso anno sono stati inviati a casa da tutti gli emigrati del pianeta, dei quali le economie dei paesi in via di sviluppo hanno assorbito un flusso pari a 406 miliardi, con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente. Se le rimesse degli immigrati fossero il prodotto interno lordo di una singola nazione, sarebbe la 22esima maggiore economia mondiale, più grande di quella dell’Iran o dell’Argentina.

Mentre per l’anno in corso, la crescita dei flussi destinati ai paesi in via di sviluppo è prevista è del 7,9%, quindi del 10,1% nel 2014 e del 10,7% nel 2015, quando questi paesi dovrebbero incamerare 534 miliardi di dollari su un totale di 685 miliardi.

Senza contare che la cifra reale potrebbe essere molto più elevata, dato che molto denaro non transita per le vie registrate. Di fatto, un contributo almeno tre volte più decisivo degli aiuti “ufficiali” per sostenere le fragili economie dei paesi in via di sviluppo, soprattutto di quelli africani, tra i quali prevale la Nigeria, al quinto posto nella graduatoria dell’istituto di credito internazionale, che da sola ha fatto registrare lo scorso anno 21 miliardi di dollari di rimesse da parte della propria diaspora nel mondo.

Nel medesimo report della World Bank è inoltre evidenziato un ostacolo alla crescita delle rimesse: le percentuali che banche e agenzie fanno pagare agli immigrati per spedire i loro risparmi, che in media ammontano al 7,5% nel terzo trimestre del 2012 per i primi 20 paesi destinatari.

Manco a farlo apposta, gli immigrati che lavorano all’estero costretti a pagare le commissioni più alte per inviare le rimesse sono quelli provenienti dall’Africa subsahariana, con tre paesi che si distinguono in senso negativo per un regime di monopolio o semi-monopolio che regola il servizio delle rimesse in quest’area del continente: il Sudafrica, la Tanzania e il Ghana.

Questi lavoratori potrebbero addirittura risparmiare ogni anno fino a tre miliardi di euro, se i costi per inviare i soldi nei propri paesi d’origine fossero ridotti dalla media attuale del 12,4% al 5%. Un ”pedaggio” esagerato, che il prossimo summit del G20 vorrebbe uniformare imponendo a questo genere di transazioni una percentuale massima del 5% per consentire alle famiglie degli immigrati di beneficiare subito della quasi totalità dell’equivalente dei risparmi inviati dai propri congiunti.

Il rapporto della Banca Mondiale rileva poi come le speranze di miglioramento legate alla gestione via telefono delle rimesse sono andate ancora deluse, nonostante la ormai capillare penetrazione dei cellulari anche nei paesi in via di sviluppo. A rallentare questo sviluppo il vuoto normativo tra regolamenti delle finanze e delle telecomunicazioni, mentre molte banche centrali vietano a soggetti ‘non bancari’ di effettuare servizi finanziari.

Di conseguenza è molto importante favorire anche questo tipo di approccio gestionale sulla base del fatto che le esperienze condotte fino ad oggi confermano che, se valorizzate appieno e utilizzate per finanziare piccole imprese ed iniziative economiche, sostenute anche dal microcredito, le rimesse dei migranti possono diventare una vera e propria risorsa per contrastare la povertà e favorire lo sviluppo, molto più degli aiuti e degli investimenti stranieri.



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