R.I.P. Francesco Di Giacomo (1947-2014)

Creato il 22 febbraio 2014 da Cicciorusso

Devo ammettere di aver scoperto molto tardi il Banco del Mutuo Soccorso. O meglio, di averlo riscoperto molto tardi. Il fatto che piacessero a mio padre mi ha sempre portato, al pari della PFM, ad ascoltarli con enorme scetticismo, in primis per perpetuare lo stereotipo dell’atavico contrasto tra gli antitetici gusti musicali dei padri e dei figli e poi perché mio padre è uno che scambiò il vinile di Paranoid in cambio di qualche dischetto beat di merda e per questa ragione qualsiasi sua scelta musicale appariva, ed appare, assolutamente discutibile ai miei occhi. Detto questo, la morte di Francesco Di Giacomo è un evento che fa male a chiunque abbia a cuore le sorti di questo paese e della sua formazione musicale. Non perché il Banco sia stato particolarmente produttivo negli ultimi trent’anni, fermo restando che, musicalmente, si sono estinti insieme a tutto il resto del prog italiano. È una perdita gravissima perché nonostante tutto, continuavano a ricordare a tutti che una certa idea di rock era ancora viva e l’avevano ribadito col tour per i quarant’anni di carriera, nel 2012, e con le altre date dell’anno scorso. Senza voler cogliere esoterici messaggi metaforici nella sua scomparsa e fare parallelismi con la morte reale di una scena virtualmente già defunta, mi permetto di ricordarlo con un brano tra i meno celebri e celebrati del Banco, tratto dal loro terzo disco, Io sono nato libero. Un brano che, per certi versi, mi ha sempre ricordato le melodie di Branduardi e per questo ho sempre amato incondizionatamente. Segno che, seppur molto raramente, ogni tanto mio padre ha anche qualche gusto condivisibile.



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