Riscatto – Jay McInerney

Creato il 06 marzo 2014 da Maxscorda @MaxScorda

6 marzo 2014 Lascia un commento

Nomen omen, dicevano i latini, locuzione che ben si adatta a Christopher Ransom ("riscatto" appunto), giovane americano fuggito dagli Stati Uniti del 1977 e da suo padre, squalo del business televisivo che egli incolpa della scomparsa della madre, morta di cancro si badi bene e di uno stile di vita con un eccesso di finzione a lui insopportabile. Da due abita vive in Giappone, patria adottiva nella quale ha scoperto un nuovo modo di vivere e non soltanto per le ovvie differenze di lingua, abitudini e cultura ma ancor piu’ nella filosofia del karate che dopo anni di viaggi e disavventure, pare offrigli un’esistenza ancora tormentata ma sulla via di un conquistato equilibrio.
Lavora senza passione come traduttore ma le sue giornate restano in funzione dei difficili allenamenti quotidiani. Frequenta altri gaijin come lui, stranieri in terra straniera, tra tutti Ryder, americano che in Giappone ha trovato soldi, donne e famiglia e proprio la sua storia con una prostituta vietnamita legata a un boss della yakuza, segnera’ l’inizio dei suoi problemi, ai quali va aggiunto DeVito, altro compatriota esaltato, fanatico del lato oscuro del karate, quindi molto pericoloso, vera e propria nemesi.
McInerney alla sua seconda prova. Romanzo pubblicato nel 1985 un anno dopo il successo clamoroso de "Le mille luci di New York", deve aver creato non pochi problemi al suo autore. Nemmeno trentenne, allievo di Raymond Carver, rappresentate di una nuova generazioni di scrittori e non  (brat pack qualcuno li chiama, a me non piace molto) che lo vedono affiancarsi a Bret Easton Ellis, Carver appunto e a seguire Palahniuk, Amy Hempel, chiunque si voglia aggiungere alla lista e ad ogni modo gente tosta.
Il libro e’ strano. Devono passare almeno due dozzine di pagine prima di trovare un dialogo o una situazione che ricordi il McInerney del libro precedente ma anche dei successivi. Tema e ambientazione tanto diversi dalla New York da bere e da sniffare e pare una contrapposizione voluta, forzata per non rimanere dentro uno stereotipo quando poi vedremo, a New York si arrendera’ lasciandola protagonista indiscussa di molte opere a venire.
C’e’ un forte bisogno di recupero morale, quasi un’espiazione da "Le mille luci…" dove il nome definisce archetipi caratteriali – Ransom riscatto, Ryder il selvaggio, Marilyn la bella calpestata – ma McInerney non riesce a mettere a fuoco se non in alcuni momenti e soltanto nell’ultima parte del libro
Nel finale qualcosa pare prendere forma e la scrittura torna ad essere affilata come ci si aspetta malgrado la conclusione sia troncata con troppa velocita’ e senza eccessive spiegazioni per quanto nulla resti in sospeso ma manca di pathos e di un epilogo che dia un senso a quanto letto.
Forse l’intenzione di McInerney era di dare un taglio netto al passato, cio’ che manca pero’ e’ un motivo forte che giustifichi questa scelta.
Prova in gran parte fallita. Piuttosto complicato da trovare, si puo’ lasciare li dov’e’ se non veri appassionati.


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