nelle tre foto sculture di Jacotte e Roger Capron
Ritorno a fare un giro domenicale a Vallauris dopo circa trent'anni e la sorpresa è grande: case restaurate, strade pulitissime, piazze e vie piene di sculture, verde curato e rigoglioso nelle aree cittadine. Ne avevo un ricordo vago e non particolarmente edificante, mi era sembrato all'epoca un paesotto scalcinato e caotico del nostro sud e malgrado l' essere famoso per gli atelier di ceramica e la frequentazione di Picasso e tante altri artisti, aveva la pessima fama del più alto tasso di microcriminalità della regione, specialità locale "le vol à la portière", ti aprono la macchina mentre sei ferma a un semaforo e ti sfilano in un battibaleno la borsetta.
Non conosco le attuali statistiche di ladri e malcapitati borseggiati, certo è però che in questa assolata domenica del gennaio 2016 la situazione sembra davvero cambiata, mi appare bellissima e non più anonima come un tempo quella via Clemenceau che attraversa la città con tutte le sue botteghe di ceramica ben allineate e curate, le piante sui davanzali, la chiesa bianca barocca che domina dal fondo della via, gli angeli che spuntano dai tetti. E come a Grottaglie in Puglia e a Santo Stefano di Camastra in Sicilia, l'inventiva artistica e la ceramica sono protagoniste, non solo con i forni e gli atelier d'arte, ma con le insegne delle strade, i pannelli dipinti dai bambini all'ingresso dell'asilo comunale, le sculture fatte con gli assemblage dei materiali più disparati.
Però attenzione, a Vallauris si ha l'impressione che non si muova foglia che Picasso non voglia. Già, questo gigante del XX° secolo ha vissuto e lavorato a Vallauris dal '48 al '55, nella piazza del paese ci organizzava persino le corride ed è onnipresente. Non basta il suo inconfondibile sguardo indagatore dipinto sui muri che tutto scruta e tiene sotto controllo, non bastano il suo "L'homme au mouton" donato alla città del '43 in place de la Libérationi e sculture e ceramiche di altri artisti e artigiani che chiaramente si ispirano alla sua opera, non basta l'Atelier Madoura di Suzanne e Georges Ramié dove Picasso ha cominciato dal '47 a cimentarsi con la ceramica, c'è soprattutto il Château Musée con le sue collezioni e la cappella dipinta dall'illustre malaguegno.
Picasso: La guerre et la Paix (1952)
Il Château Musée di Vallauris, antico priorato dell'Abbazia di Lérins, comprende tre sezioni: 1- le due composizioni monumentali " La guerre et la Paix", testimonianza dell'impegno di Picasso per la pace dopo "Guernica" e "Massacro in Corea", poste una di fronte all'altra nella Cappella adiacente 2-il museo della ceramica e 3- il museo d'arte moderna Alberto Magnelli, pioniere dell'arte astratta. In realtà mi è stato concesso di fotografare solo il primo piano dove sfilano ceramiche veramente bellissime di Picasso e dei grandi maestri di Vallauris. Da opere della fine del XIX° secolo agli inizi del XX° fino a pezzi recentissimi acquisiti dal museo grazie alla Biennale Internazionale della Ceramica istituita a Vallauris dal 1968.
Altrettanto bellissima la mostra "Résonances" nella Sala Eden nella piazza accanto. L'esposizione presenta delle fotografie di Alice Blangero dei Balletti di Montecarlo con una selezione di ceramiche contemporanee del Museo della Ceramica. Attraverso le immagini della fotografa i ballerini, ripresi durante le prove, dietro le quinte e in scena, vengono visti come delle sculture viventi cui fanno eco, in una magica alchimia, le forme e le linee essenziali delle ceramiche.
All'uscita di Vallauris ci saluta la scultura "La rebellissière" creata e offerta alla città da Jean Marais, non solo attore famoso, ma anche pittore e scultore, altro frequentatore abituale dei luoghi, ma fatta indigestione d'arte, ho preferito concentrarmi su un cocker in passeggino con la sua padrona.