Ieri sera, per esempio, tra un twitt e una ricerca ho scoperto il blog di Antonio Spadaro dall’innovativo titolo “CyberTeologia“, addirittura forse è il primo cyberteologo nazionale e – ad ogni modo – il suo pensiero interessante:
“Non vedere nella Rete una realtà parallela, ma uno spazio antropologico interconnesso radicalmente con gli altri della nostra vita. Siamo chiamati, dunque, a vivere bene sapendo che la Rete è parte del nostro ambiente vitale, e che in essa ormai si sviluppa una parte della nostra capacità di fare esperienza.”
(“La rete , una risorsa di senso?” da CyberTeologia.it)
Questo è uno dei tanti interventi sul ruolo della rete e le risorse di senso, ma espone anche il suo pensiero sulle nuove tecnologie che «non hanno semplicemente cambiato il nostro modo di comunicare, ma hanno trasformato la comunicazione stessa». Insomma, un ricettacolo sul buon uso dei nuovi mezzi di comunicazione che condivido fermamente.
A questo proposito, mi riallaccio all’immagine di questo articolo che non è stata inserita a caso, è una storia di cui forse ve ne parlerò più avanti e con più tempo, perché fa parte di una di quelle esperienze che tieni strette, segregate, nascoste, per paura di sciuparle in partenza. È un manoscritto, vero, di carta e inchiostro, non si legge con un click né tanto meno strisciando i polpastrelli sullo schermo. Si sente ancora il profumo di inchiostro e carta, parole e fatica, impegno e dedizione, tanta dedizione che merita i suoi frutti, e su questo ci stiamo lavorando.