Riso: Arancini Di Risu O’ Ragù

Da Inonno @luca_lovesapple

Calorie a persona: 485

Ingredienti per 8 persone:

  • 500 G Riso Vialone
  • 50 G Farina
  • 1/2 Bustina Zafferano
  • 3 Uova
  • 50 G Formaggio Pecorino Grattugiato
  • 50 G Pangrattato
  • Olio D’oliva
  • Sale
  • Pepe
  • Per La Farcitura (ragù):
  • 250 G Polpa Di Carne Trita
  • 70 G Piselli Freschi Sgranati
  • 1 Cipolla
  • 80 G Concentrato Di Pomodoro
  • 1 Gambo Sedano
  • 100 G Formaggio Tenero A Tocchetti
  • Olio D’oliva
  • Sale
  • Pepe

Preparazione:

  • Cioè: arancini di riso al ragù.
  • Lo stuzzicante profumo degli arancini, forse la più conosciuta specialità della rosticceria isolana, frammisto alle fresche e salse folate dello Stretto, saluta ogni nuovo visitatore nei confortevoli ristoranti o snack delle navi traghetto che fanno la spola tra Villa S.
  • Giovanni e Messina.
  • E’ il primo saluto, quindi, della Sicilia per chi arriva in auto o col treno, ed il primo sapore, dove si possono riconoscere le seguenti influenze: quella araba, per aver fornito il riso e lo zafferano; la francese per il ragout; la spagnola per il pomodoro; e, prima ancora, la greca col canestrato fresco, il tenero formaggio che, a dadini, sarà frammisto al ragù nella farcia.
  • Fino al secolo scorso gli arancini erano grandi come cocomeri, allorché a friggerli e ad infornarli erano i monaci del Convento dei Benedettini di Catania, come Federico De Roberto ci fa sapere nel suo romanzo storico I Viceré.
  • Ora hanno la tendenza a diventare sempre più piccoli e si presentano appuntiti (quelli al ragù).
  • Eccone la ricetta: bollire in acqua, e mai in brodo, il riso salando moderatamente e scolando al dente.
  • Ancora caldo disporlo a fontana sul marmo per legarlo col pecorino grattugiato, lo zafferano sciolto in una tazzina d’acqua calda, e due uova battute.
  • Quando l’impasto è ben amalgamato, il cuciniere plasma nella mano sinistra metà dell’arancino, preparando una nicchia, al centro, per accogliere una cucchiaiata di ragù precedentemente composto con carne trita, piselli, cipolla, pomodoro e gli odori necessari.
  • Su questo intingolo viene adagiato un cubetto di formaggio canestrato fresco di circa due centimetri per lato, ed un po’ di pepe, se il ragù non è pepato.
  • Un’altra cucchiaiata di riso ricopre tutto e l’arancino viene adesso plasmato nella sua forma definitiva, stando ben attenti che il ragù non esca fuori.
  • A questo punto viene passato nella farina, poi nell’uovo battuto e, quindi, nel pangrattato: così è pronto alla frittura, che avverrà in una capace padella con olio bollente (o strutto) dove galleggerà e acquisterà doratura.
  • Sgocciolare l’olio di frittura e riporre gli arancini in una teglia (e non servirli subito, come fanno ormai i più), giacchè c’è ancora un’ultima raffinatissima operazione: un finissaggio in forno caldo per la smaltatura e asciugatura, che conferiscono all’arancino tutto il suo inconfondibile aroma.
  • In onore a Messina, che più di ogni altra consorella città siciliana ha propagandato l’arancino, berremo il rosso Faro, profumato di zagara d’arance e di bergamotto.

Note:

  • Luogo: Sicilia.
  • Luogo: Catania.

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