Erano anni che si discuteva del problema dei Rom, e non senza polemiche. L’ultima l’aveva suscitata l’estate scorsa il presidente Nicolas Sarkozy quando decise di rimpatriare alcuni gruppi di Rom irregolari. Alcuni fecero dei paragoni addirittura con le deportazioni dei nomadi durante la Seconda Guerra Mondiale. Con questo provvedimento, per favorire l’integrazione, il
Parlamento Europeo tenta di risolvere il problema, provando così a rimuovere la povertà e l’emarginazione sociale di questa minoranza etnica. Per cui, la risoluzione dovrebbe eliminare anche fenomeni di espulsioni, di razzismo e di discriminazione. Inoltre la risoluzione vieta addirittura di parlare dei Rom nei comizi pubblici, minacciando sanzioni per discriminazione e incitamento all’odio razziale. Si dice anche che i Rom si sentono esclusi e vittime di violazioni dei diritti umani.
Ma sorgono domande e perplessità. Oltre a questi diritti, che possono essere condivisibili o meno, non vengono citati i doveri che dovrebbero essere chiesti ai Rom in cambio di questa apertura verso la loro integrazione.
Mi chiedo cosa può succedere se alcuni di loro rifiutano il lavoro nella pubblica amministrazione, se altri decidessero di vendere le abitazioni ricevute per riprendere a viaggiare, e se i bambini non volessero andare a scuola o addirittura fossero i genitori a non volerlo.
Guardando il problema più da vicino, e cioè riguardo l’Italia, mi chiedo dove troviamo le case da dare a tutti i Rom. E il lavoro nella pubblica amministrazione ce lo inventiamo? Sono d’accordo che qualcosa bisogna pur fare, ma anche i Rom devono fare la loro parte. Siamo sicuri che vogliono essere integrati? Io penso che molti potrebbero essere integrati, ma avranno sempre problemi ad accettare le leggi di convivenza. Di esempi ne abbiamo molti in questo senso.
Ma molti altri credo non vogliano perdere il loro spirito libero e la voglia di muoversi e viaggiare, dovrebbero rinunciare alla loro identità, i princìpi della loro etnia verrebbero dissacrati. Non credo che sopporterebbero di sentirsi “rinchiusi” e “ghettizzati” in alloggi dentro degli immobili ridotti in “casermoni”.
E poi vorrei fare un’altra considerazione, forse nazionalistica e populisticamente banale (ma non troppo). E gli italiani? Quante famiglie hanno bisogno di alloggi, di lavoro, di istruzione? Quante persone soffrono di povertà e di isolamento? Quanti immigrati regolari ed onesti stanno tentando di integrarsi (e lo chiedono espressamente) per ottenere riconoscimenti e condurre una vita degna e onorevole?
E allora, ben venga l’integrazione dei Rom, ma che si faccia qualcosa per dare casa e lavoro anche agli italiani.