Dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, Sarajevo fu tragicamente protagonista del più lungo assedio militare della storia moderna. In 44 mesi perirono 12 mila persone e i feriti furono oltre 50 mila. Dopo una forzata migrazione, nel 1995 la popolazione della capitale bosniaca si ridusse a 334.664 unità. Il 64 % della popolazione prima della guerra.
L’eclatante paradosso, il danno dopo la beffa, sta nel fatto che la strage con sfondo etnico, avvenne proprio nella città storicamente multietnica e multiculturale per eccellenza (44% musulmani bosniaci, 31% serbi ortodossi, 17%croati, 6% jugoslavi).
Sono passati 22 anni da quel massacro da parte delle forze serbe, la città maciullata dai proiettili e inseguita dai propri fantasmi ha cercato di rialzarmi, di ritrovare una propria esistenza. Il risultato è stato giungere a una, purtroppo costretta, mercificazione del proprio dolore, vendersi al “turismo della tragedia”: ad oggi principale fonte di introiti della città. Sarajevo ha saputo fare della guerra un vero e proprio Brand. Così ai mercatini si vendono vasi e penne ricavate dai gusci dei proiettili snipers che giorno dopo giorni decimavano i propri cittadini.
Ma dopo 22 anni, il 9 maggio, un simbolo, un istituzione è riemersa dalle macerie di quel assedio. Sarajevo ha festeggiato, con eventi all’aperto e degni festeggiamenti , la riapertura della storica e famosa ”Biblioteca Nazionale e Universitaria Vijecnica” . Uno degli emblemi più importanti e maestosi della città che fu.
L’edificio, prima municipio di stampo austro-ungarico e dopo la seconda grande guerra adibito a biblioteca, fu vittima illustre dell’assedio, bombardata dai serbi nell’agosto del ’92, proprio all’inizio dell’assedio in Bosnia.
Con il rogo della “Vijecnica” Sarajevo perse un pezzo della propria memoria. Le fiamme inghiottirono fascicoli, ricerche, libri storici, diari e memorie varie. Per i bosniaci sancì l’inizio della loro distruzione identitaria, nello stesso momento in cui le bombe distruggevano le loro case e le loro vite. La biblioteca fu colpita da bombe al fosforo, famose per le persistenti fiamme che esse generano. Bibliotecari e volontari cercarono di mettere in salvo i libri dalle fiamme, nonostante i cecchini e le bombe. Un’impiegata della biblioteca di 32 anni,cercando di salvare più volumi possibili, perse la vita colpita da una scheggia di granata . Fu tutto invano. L’edificio continuò ad ardere per diversi giorni. 2 milioni di volumi, nove decimi del totale, svanirono nel nulla, per sempre. Il paragone con la distruzione della biblioteca di Alessandria è più che naturale.
L’apertura della struttura, che avverrà integralmente al pubblico l’anno prossimo, è una riconquista della memoria collettiva di tutti i cittadini di Sarajevo. L’agenzia bosniaca “Fena” ha pubblicato sul proprio sito internet alcune fotografie mozzafiato degli interni della struttura. L’inaugurazione appare inoltre come una vittoria del mecenatismo internazionale, dalla fine della guerra (nel 1995), diversi paesi hanno aiutato nel tempo la ricostruzione della Biblioteca. Anche l’Unione Europea ha partecipato, con finanziamenti, al restauro della Biblioteca “Vijecnica”.
La data di celebrazione non è affatto casuale, il 9 maggio è infatti ricorrenza annuale della “Festa dell’Europa” e della sconfitta del nazi-fascismo in Europa. L’8 marzo scorso, Peter Sorensen, capo della delegazione della Commissione Ue che con le autorità bosniache firmava l’accordo sullo stanziamento dei 5 milioni di euro di fondi aiuti di pre-adesione, commentava così: ”A causa della recente storia in Bosnia e’ importante promuovere il patrimonio culturale perchè favorisce la cooperazione interetnica ed e’ uno dei pilastri della creazione di una visione comune dopo le distruzioni”.
La felicità fra i cittadini di Sarajevo è tanta, un sentimento che prenderà posto accanto alla disperazione, allo sconforto con fissa dimora nell’anima dell’intera città. Nessuno mai smetterà di piangere i morti. Malgrado i restauri, malgrado gli aiuti. Niente riporterà in vita 12 mila persone, e nulla potrà far risorgere dalle ceneri la memoria strappata via in quelle notti di fiamme.