Rispettare i figli

Da Carlas73

Alcune volte succede che ci si attarda davanti alla scuola per delle chiacchiere tra mamme e la situazione spesso fa scaturire considerazioni e riflessioni alle mamme che più si domandano intorno a sé, ed ai loro metodi: quelle mamme che si interrogano se siano brave mamme, se possano migliorare e quanto, quelle che subiscono i sensi di colpa e si sentono spesso inadeguate ed imperfette.
Stamattina era una di quelle mattine, e l’argomento ricade nell’ambito del rispetto dovuto ai figli di qualsiasi età: almeno, io lo faccio ricadere in quell’ambito, poiché per me tacere delle cose importanti ai figli o peggio mentire su determinati argomenti significa non rispettarli, non rispettare la loro intelligenza e sensibilità. E poco importa che la ragione di fondo sia per i relativi genitori che dire determinate cose significherebbe far preoccupare di più i figli, “perché i bambini sono ansiosi”: ritengo che i figli sono ansiosi se i genitori li rendono tali, perché più di qualsiasi altra cosa spaventa l’ignoto, il non sapere le cose e proprio il nostro comportamento omertoso scatena le loro paure.
Ma sono io strana perché racconto tutto ai miei figli? dall’operazione del nano ed i suoi problemi, all’operazione che ho dovuto subire io alla schiena allontanata per motivi di forza maggiore da casa per due mesi, fino all’adozione ed ai motivi che hanno necessitato l’arrivo di una sorellina “di cuore” e non una “di pancia”. Non so, avrei forse dovuto tacere, dovrei forse tacere la malattia che colpisce il nonno materno, o quella che ha portato via l’altra nonna paterna perché così potessero essere più sereni? se mi dovesse succedere qualcosa, se dovessi essere sottoposta ad un intervento più o meno importante, dovrei prepararli alla mia assenza, alle mie cure, alle mie cicatrici oppure dovrei fargli subire l’atmosfera pesante senza spiegazioni, cercando a parole che non rifletteranno certo l’umore di smorzare e sminuire la cosa?

D’altronde, mi sono anche spesso ritrovata commentata, dagli stessi familiari, perché trattavo il nano come un adulto, parlandogli come se lo fosse: lo faccio adesso che ha 7 anni, ma lo facevo già quando aveva 6 mesi e tentavo di inculcargli la necessità di non toccare le chiavi dei mobili, lo faccio con la gnoma che è in fase di crescita ed a due anni e mezzo è stata sbattuta in un altro universo, con un’altra lingua, con altri modelli familiari. Sempre, costantemente: loro hanno intelligenza, sensibilità che spesso sono superiori alle nostre perché più elastici e con meno sovrastrutture, perché limitarli ad un ruolo quasi di bambolotti? a subire le nostre decisioni e gli avvenimenti della vita, senza dargliene contezza e certezza nella spiegazione? Non sono d’accordo e la crescita e maturità di mio figlio stesso me ne danno ragione: affronta i suoi malanni, le terapie continue, gli esami più o meno invasivi, agocannule e lavaggi con un’estrema serenità e tranquillità, tutte queste cose fanno quasi più male a noi che li vediamo ed assistiamo dall’esterno che a lui che li subisce. Ed adesso che abbiamo il dubbio di un possibile nuovo intervento: dovrei tacerglielo perché non so se si verificherà, aspettando il ricovero d’urgenza e magari fargli digerire la notizia in mezza giornata o comunicargli adesso la possibilità, dandogli la possibilità di elaborare i pro, i contro, la certezza che i genitori sono consapevoli e cercano di avere la situazione sotto controllo, la serenità di sapere che se succede è per la sua salute e che ci avrà sempre vicini interessati e finalizzati a migliorare sempre di più la qualità della sua vita.

Non lo faccio per scaricarmi da responsabilità o sensi di colpa, lo faccio perché penso che sia mio dovere dargli gli strumenti emotivi e psicologici per poter affrontare tutti gli eventi della vita: quelli positivi che ci sorprendono e lasciano senza fiato, ma anche quelli negativi che ci potrebbero far soccombere nella tristezza, amarezza e rimpianti. Lo faccio perché i miei figli meritano il mio rispetto altrimenti non impareranno a darlo agli altri, della mia sincerità per capire che non bisogna mentire, del mio aiuto a capire per afferrare la bellezza della vita che affrontiamo ogni giorno.