Il lavoro di squadra, a quanto pare, funziona eccome… abbiamo inviato in massa tante di quelle mail da “svegliare” l’uditorio sulla nostra sensibilità al tema. E ci hanno risposto: ci accusano di aver voluto giudicare il “libro dalla copertina”, vale a dire il film prima ancora di vederlo… ma, in tutta onestà, valutando il comunicato stampa diffuso dalle testate locali, non avremmo potuto fare altrimenti. Infatti la stessa signora Ferrero ammette che il comunicato fosse sbagliato.
Vorrei glissare sulla considerazione circa le riprese “al sud” per dar lavoro ai “meridionali”… comunque, diamo il beneficio del dubbio che questo “megalitico” lavoro di sceneggiatura durato due anni sia accurato e, quantomeno, attendibile… che la RAI si sia decisa ad una “timida” apertura alla verità storica? Mah, sospiriamo speranzosi e fiduciosi…
La lettera cita a giusta ragione il signor Rocco Biondi perchè egli è stato il reale primo promotore della protesta, di cui noi (e Terronia) siamo stati una eco propulsiva, ed autore della mail di protesta che abbiamo inoltrato. Al signor Biondi vanno i complimenti per lo spirito d’iniziativa e il grazie per averci, per così dire, dato il “La”.
LA LETTERA DI VANESSA FERRERO
Un grande cantautore meridionale, Rino Gaetano scrisse nella sua
canzone forse più riuscita, il verso “Mio fratello è figlio unico
perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo”. Tutta la
troupe del film “Il Generale dei briganti” ha… ripensato a quelle
pungenti parole, leggendo le feroci accuse del signor Rocco Biondi
riguardo al lavoro di cui abbiamo da poco iniziato le riprese. Il
signor Biondi, certamente per amore riguardo la storia del meridione e
delle lotte portate avanti dai briganti, si scaglia contro il nostro
progetto, accusandoci di superficialità e ignoranza storica. Ma il
signor Biondi non solo non ha potuto vedere il film (dovrà aspettare
l’autunno, abbiamo appena iniziato a girare!!) ma non ha nemmeno letto
la sceneggiatura. Se lo avesse fatto avrebbe saputo che “Il generale
dei Briganti” è frutto di oltre due anni di lavoro molto intensi:
ricerca storica, documentazione storiografica iconografica e persino
merceologica, perché non solo le vicende narrate, ma anche costumi,
ambientazioni, acconciature, arredamenti ed ogni piccolo particolare
rispecchi le vicende narrate. Se chi si scaglia contro di noi avesse
letto il copione scritto con profonda cura da Paolo Poeti e Giovanna
Koch, saprebbe che raccontiamo le vicende di cui Crocco fu
protagonista, senza mai falsificare la storia, pur confezionando un
prodotto artistico e non un semplice documentario. Raccontiamo dunque
la delusione dei briganti per come andarono le cose dopo l’iniziale
patto stipulato con Garibaldi, come avremmo potuto fare altrimenti? Se
chi ci attacca avesse contezza del film che stiamo girando, saprebbe
che sull’immagine di una nave che porta lontano il valoroso Carmine
Crocco, si racconta della sua angusta fine nel carcere di
Portoferraio, nonché di come l’iniziale condanna a morte venne
furbescamente tramutata in ergastolo, così da rendere meno pericolosa
l’immagine eroica e simbolica di Crocco fra la sua gente. Vorremmo
rassicurare gli studiosi del brigantaggio, che il nostro lavoro
rispetta profondamente la storia del meridione italiano, e tenta di
raccontarne una parte (peraltro controversa e lunga) proprio nel
150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, per offrirla in prima
serata al pubblico di Rai Uno. Sarebbe bastato -prima di strepitare e
condannare il lavoro meticoloso e complesso di un gruppo produttivo ed
artistico italiano- chiamarci per chiedere lumi sulle inesattezze
lette in un comunicato stampa: avremmo rassicurato il signor Biondi e
tutti coloro i quali si sono inalberati, e fortemente preoccupati
senza averne ragione certa. Naturalmente dispiace anche a noi che per
un disguido (forse una sinossi trovata su altre fonti) sia comparso
sul sito dell’Apulia film Commission (il cui eccellente lavoro non
smetteremo mai di lodare) un comunicato stampa che non raccontava con
precisione il nostro film, ma ci dispiace anche (e ci lascia
perplessi) che oggi sia più facile avvitarsi in polemiche violente
anche quando esse non hanno nessun fondamento nella realtà. Amiamo il
meridione, caro signor Biondi, e abbiamo intenzione di far tutto
fuorché offenderlo!
Vorremmo a tal proposito sottolineare come la Ellemme group abbia
deciso ancora una volta di realizzare le riprese INTEGRALMENTE nel sud
Italia, dando così lavoro a tantissimi italiani (meridionali in
particolare), a differenza di altre produzioni che per risparmiare
girano in Argentina, in Portogallo o nei paesi dell’Est vicende che
narrano storie del nostro paese, paradossalmente “ricostruito”
altrove. Lavorare in Italia con lavoratori italiani è una scelta
precisa -e costosa- di cui andiamo orgogliosi. A tal proposito è
d’obbligo per noi ringraziare pubblicamente l’Apulia film Commission
per il contributo prezioso con cui supporta le produzioni che scelgono
il territorio e la manodopera locale. Siamo convinti che se la Puglia
è diventata un set così appetibile per chi fa cinema o televisione è
anche grazie al fondamentale aiuto di chi ha saputo valorizzarne le
potenzialità, come ha fatto e fa l’Apulia film Commission, che ci
aveva già dato una grande mano nel 2010, quando producemmo “Mia madre”
(altro film interamente girato in Italia), enorme successo di pubblico
e critica.
Riassumere una vita ricca come quella di Carmine Crocco e in due
sole puntate è molto difficile, ed è possibile che il nostro lavoro
potrà scontentare qualcuno, che non vi piacciano gli attori scelti, o
le scelte di regia. Ma vi preghiamo di vederlo -in autunno, quando
verrà trasmesso da Rai Uno- prima di applaudirci o fischiarci. Siamo
certi che anche Rino Gaetano approverebbe questa richiesta! Intanto
promettiamo di pubblicare entro domani un comunicato stampa che
riassuma REALMENTE il nostro film, sperando di avere incoraggiamenti,
critiche, consigli e quant’altro sul nostro lavoro.
La troupe di “Il generale dei briganti”;
La ELLEMME group
Vanessa Ferrero