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Risposta di Vitello (A Sinistra) alla lettera di Grizzanti apparsa su La Stampa

Creato il 27 gennaio 2011 da Palotto

Sono Giuseppe Vitello, presidente dell’associazione “A Sinistra”. Mi hanno inviato via mail una tua lettera (qui allegata), che mi hanno riferito essere apparsa sui giornali cittadini (La Stampa). Per non alimentare stupide polemiche a mezzo stampa, ti rispondo con la presente.

Innanzitutto sarebbe buona norma verificare i propri assunti. Tu, invero piuttosto sottilmente attraverso una pervicace domanda retorica posta in fondo al pezzo, alimenti il dubbio che la Casa del Popolo non faccia gli scontrini (con ciò evadendo le tasse e frodando quindi la comunità): noi siamo un’associazione politico culturale che gestisce uno spazio aggregativo e che, per necessità di spesa (ovvero, pagare regolarmente la pigione e le spese correnti), ha avviato un’attività complementare e subordinata di somministrazione bevande e alimenti. È consentito dall’attuale normativa sui circoli (siamo, infatti, un circolo ARCI, peraltro il più numeroso e attivo in città), avviare un’attività, non principale e non a scopo di lucro, di somministrazione. In conseguenza, non siamo tenuti all’emissione di scontrino fiscale (obbligatorio per le attività a scopo di lucro, quali ad esempio “bar”), ma di eventuale stringa non fiscale (non obbligatoria); siamo, invece, tenuti ad avere e compilare: il libro cassa, nel quale vanno annotate e riportate tutte le chiusure di cassa, il registro HCCP, e ad indicare in un apposito registro il magazzino e i fornitori. Siamo sottoposti ad un regime di contabilità semplificata, con obbligo di rendicontazione trimestrale (per delucidazioni in merito, rivolgersi alla Confesercenti di Asti, chiedendo di Antonella o del segretario Gioacchino Falcone).

Le attività sono destinate esclusivamente ai soci; possiamo però, del tutto ovviamente, chiedere all’Ufficio Unico del Comune di Asti, autorizzazione ad hoc per una singola serata, con contestuale richiesta di somministrazione piatti caldi (allegando planimetria del luogo, elenco fornitori, pagando un contributo di 36 € e due marche da bollo e sottoponendosi ai controlli ASL, etc…): quelle serate, regolarmente e previamente autorizzate, sono aperte a tutti, senza obbligo di tesseramento alcuno e quindi pubblicizzabili. Ospitiamo, senza peraltro richiedere alcun contributo, serate e cene delle più svariate associazioni (solo in gennaio abbiamo ospitato una serata di sostegno al “Manifesto”, due per la “Fiom”, una per il “piam”: ovviamente i soldi della cena vengono destinati a queste organizzazioni e movimenti).

Con ciò ti ho risposto sul tecnico; come riflessione più generale, non posso che dolermi e dispiacermi per la gratuità della polemica, peraltro particolarmente indigeribile per persone che volontariamente e del tutto gratuitamente, e sono tante, dedicano le proprie energie a far crescere un luogo genuino di aggregazione e di impegno politico e sociale ad Asti (per es. l’anno scorso tre cittadini nigeriani che hanno seguito il corso, svolto in collaborazione con il Piam presso al Casa del popolo, di prima alfabetizzazione lingua italiana, hanno potuto conseguire la licenza media… queste sono le nostre soddisfazioni, aldilà di stupide polemiche).

Tanto dovevo, soprattutto per i tanti compagni che, con il loro sforzo, mantengono aperta e alimentano la speranza di una Casa del Popolo in centro città.

Giuseppe Vitello

Pres. Ass. “A Sinistra”

 

 

Asti, 22/01/2011

 

“Ieri sulle pagine astigiane del quotidiano La Stampa era pubblicato il seguente trafiletto: Stasera alle 20 apericena alla Casa del popolo a 7 euro (bevande escluse). Si potranno degustare birre artigianali del Birrificio Nicese e dalla cooperativa «Pausa caffè» del carcere di Saluzzo. Lo stesso evento è pubblicizzato anche sul sito casadelpopolo.altervista.org senza alcuna precisazione del tipo ingresso riservato ai soci.

Secondo un’analisi di Confesercenti le scadenze delle tasse che attendono al varco nel 2011 i contribuenti italiani sono ben 694. Pagare le tasse poi costa ore di lavoro: 285 le ore che ogni azienda italiana impegna per espletare tutti gli obblighi, il doppio di Francia e Olanda, il 50% in più di Spagna e Germania; 60 ore in più della media europea, secondo una recente graduatoria della Banca Mondiale.

Mi sorge un dubbio: i paladini dei lavoratori che gestiscono la Casa del popolo fanno lo scontrino?”

 



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