Riconoscerequando siamo invasi e ristabilire i nostri confiniQuando cominciai a lavorare con la mia vergogna e il miochoc, iniziai a notare con precisione cosa sentivo non appena ero stato invaso.All’inizio ero contento di essere in connessione con qualcuno, ma dopo mi sentivomalissimo. Allora dovevo ripercorrere il cammino all'indietro fino al momentoin cui sentivo di aver ceduto me stesso. Noi incolpiamo gli altri di farcivergognare, ma non è un problema dell'altra persona. Imparare a rispettare se stessi è una lezione che spetta a noi.Posso ricordare moltissime occasioni in cui mi sono vergognato e non sono statocapace di dire niente. A causa della miapaura e del mio bisogno di approvazione, emettevo una vibrazione che invitaval'umiliazione e la mancanza di rispetto. Riconoscendo di aver provocato lasituazione con il mio messaggio non verbale, cominciai a comprendere la mia vergogna.Il primo passo consisteva semplicemente nello scoprire quando avevo permesso ame stesso di vergognarmi. Per fare ciò fu necessario imparare a riconoscere lospazio della vergogna e dello choc - sentendolo nel corpo e sentendo cosafaceva alla mia energia, come mi faceva sentire interiormente, e come mi facevasentire riguardo a me stesso. In breve, avevobisogno di imparare a riconoscere l'attacco. Fu una vera sorpresa per meaccorgermi che certi atteggiamenti -per esempio, non ascoltare quando qualcunoci parla, non onorare i nostri accordi, lasciar aspettare qualcuno a lungo, nonpagare i nostri debiti se non rammentati, prendere qualcosa a qualcuno senzachiederla - sono tutte invasioni dei confini. Se da bambini abbiamo avuto unospazio fisicamente ridotto per noi, è possibile che ci sentissimo costantementerinchiusi o che ci limitassimo ad adattarci, negando noi stessi. Impararedi nuovo i miei confini e rispettarli è stato un costante processo di ritorno ame stesso e alla fiducia delle sensazioni della mia pancia. Essa sa quandoqualcosa non è giusto.Sentire ilfuoco e lavorarciSe la nostra capacitàdi sentire ed esprimere la rabbia è repressa, siamo isolati dalla nostra forzae ciò ci fa crollare e sprofondare nell'umiliazione. Quando ho cominciato ariprendermi dallo choc, ha iniziato a riaffiorare la rabbia nascosta. In questafase del processo di rispetto di sé, stiamo imparando a sentire e a esprimerela nostra rabbia senza perderci a incolpare gli altri o a reagire. Imparare a dire no e a recuperare ilrispetto di sé significa riconnettersicon la rabbia che il nostro bambino trattiene dentro per tutte le umiliazioni ele violazioni che ha subito. Creeremo noi stessi le situazioni che provocherannola rabbia per risvegliarla. Le relazioni provocano la nostra rabbia perché abbiamobisogno di portare questa energia fuori dalla repressione e di recuperarla. Macome affrontare il fuoco una volta che è stato provocato? Per salvare il nostroplesso solare dall'annientamento, abbiamo bisogno di provare quella sensazionenaturale di NO! quando i nostri confini sono violati. Ma come possiamo farlosenza che le relazioni degenerino in unoscambio di accuse e abusi, come spesso accade. All'origine della nostra rabbia c'è quasi sempre una profonda Intuizionesul reale motivo della rabbia stessa, insieme a molta vulnerabilità etristezza. Per coloro di noi chehanno represso la rabbia a causa della paura e dell'abbattimento, esprimere larabbia direttamente diventa una terapia d'urto. Ora possiamo imparare aesprimerla e vedere non solo che possiamo resistere nel fuoco e non morire, maanche che l'altra persona può essere ancora lì. Spesso la gente una volta cheha rivendicato la capacità di arrabbiarsi, ha la sensazione di aver guarito lapropria ferita della vergogna.Vorrei che fosse così facile. Passare dall'abbattimento allacapacità di ricevere ed esprimere rabbia non significa che abbiamo ritrovato ilnostro potere, ma che ci stiamo avvicinando. Ci assicura con forza che possiamodifenderci, che abbiamo il potere per difendere la nostra vulnerabilità.
Porre unlimite con decisione o vulnerabilitàDecisione e vulnerabilità sono entrambe necessarie per porrelimiti a questo spazio guarito e sono appropriate in situazioni differenti.Osserviamole entrambe.Risposta Centrata
Lo scopo non è ferire, sminuire,attaccare, incolpare o punire l'altra persona, ma portare più consapevolezza inuna situazione e rispondere da uno spazio che deriva direttamentedall'integrità e dal rispetto per noi. Quando sono centrato nella miaassertività, l'energia si trova nella mia pancia. Posso sentire o non sentirela rabbia ma essa non offusca la mia chiarezza.Le opportunità di imparare l'assertività centrata sipresentano in continuazione. Queste situazioni sono state per me un testcontinuo per affermare la dignità e il rispetto di me - senza lasciare che lecose scivolassero, minimizzandole o negando la loro importanza.Porre un limite con vulnerabilitàIl massimo grado del nostro potere e del nostro rispetto di sénon viene raggiunto finché non siamo in grado di sentire il dolore sotto larabbia e non siamo capaci di esprimerlo. Fino ad allora ci sarà sempre tensioneinteriore, e probabilmente baseremo il nostro potere sulla capacità di dire no.Ma questo tipo di forza è ancora basata sulla reazione e sulla diffidenza. Il veropotere arriva da uno spazio di rilassamento interiore, dal ritorno dellafiducia e dal permetterci di essere vulnerabili, anche se non c'è garanzia chesaremo trattati come ci piacerebbe. Allarabbia si accompagna molta tristezza, per quel ragazzino che ha così pocafiducia in se stesso da lasciarsi annullare, e lacrime, per quel ragazzino cheha dovuto lottare così tanto per trovare il modo di esprimere se stesso edifendere la sua espressione. Come si può riportare tutto questo all'interno diquell'arena che è porre un limite.Stiamo tutti provando, meglio che possiamo, a portare piùamore nella nostra vita e gran parte di ciò ha a che fare con la capacità dirimanere aperti e condividere, anche se ci siamo sentiti invasi e nonrispettati..Spesso quando ci sentiamo invasi da qualcuno, esisteanche un profondo desiderio di quella persona, un desiderio con il quale noinon siamo in contatto, che stimola la vergogna, ma siamo troppo orgogliosi otroppo testardi per vederlo. Non basta porre semplicemente un limite, perché inquel caso non stiamo andando alla radice. Questa situazione si risveglia spessocon i genitori. La maggior parte di noi deve attraversare un periodo incui pone loro dei limiti, in un modo onell'altro. Ma abbiamo anche il compito di entrare in contatto con quello cherealmente vogliamo e ci aspettiamo da loro. Se non abbiamoriconosciuto la nostra proiezione; porre un limitecontribuisce poco alla guarigione. In questa fasefinale del porre limiti, c'è la consapevolezza che il nostro entrare incontatto con gli altri non è una lotta ma un'opportunità per sentire la nostravulnerabilità.La carica se n'è andata, la guerra è finita, e le nostrerisposte non sono contaminate da reazioni derivate da risentimenti repressi. Seci sentiamo invasi e c'è spazio per condividere il dolore, possiamo farlo. Senon c'è spazio, allora possiamo usare l'assertività centrata.Le fasi delrispettò di sé1. convalidarele sensazioni di choc e di vergogna2. rabbiae reazione3. assertivitàcentrata: "non va bene per me quando…” o condivisione della vulnerabilità e del dolore:"mi fa male quando ... "Le fasi che hodescritto sono un processo continuo e si sovrappongono. Spesso ancora non sonoin grado di raggiungere un punto in cui essere chiaro e non reattivo, e rimango pieno di carica e di rabbiainteriore. Nutro risentimento, tronco i contatti, metto il muso, mi vendicoe punisco, ma riesco a osservare tutto il processo con un po' più di distanza.E piuttosto che rimanere in stato di choc e di risentimento nascosto, riesco asentirlo e a esprimerlo. Più spesso,ora, sono anche in grado di esprimere il dolore.Sentire l'energia ed esprimere il dolore sembra essere unadelle principali basi per recuperare il nostro rispetto di sé. Per uscirne dobbiamo sentire noi stessi in mododifferente – dobbiamo sentire il nostro centro e la nostra dignità. Ciò avvienelentamente e nel processo la paranoia e la diffidenza diminuiscono sempre dipiù. Guarendo, diventiamo più capaci di esprimere direttamente come cisentiamo. La guarigione è smontare dalla tigre della reazione, della protezionee attacco, per entrare nella nostra vulnerabilità – passando dal plesso solarealla pancia.Liberamente estratto da "A tu per tu con la paura" di Krishnananda
CONSULENZE DI ASTROLOGIA PSICOLOGICA E TAROLOGIAASTROTAROLOGIA:UN'ARTE CHE CURA