ristampe

Creato il 04 marzo 2014 da Gaia

Ho recentemente esaurito le copie della prima stampa di Dove si sta bene, il mio primo romanzo, e La metafora dell’acqua, il mio primo libro di poesie. Lo considero un minuscolo traguardo raggiunto e sono contenta. Ora sto prendendo in considerazione una ristampa di entrambi, però siccome io per l’appunto autopubblico e l’investimento sarebbe a mio carico, vorrei prima sapere se c’è qualcuno, al momento, che sarebbe interessato a comprarle. Se sì potete scrivermi a gaiabaracetti[chiocciola]yahoo.com (mi pare di capire che adesso gli indirizzi si scrivono così). Mi serve per decidere se ristampare adesso o aspettare, oppure se ristamparne solo uno.

Mi sono rimaste, invece, ancora copie di La fuga e l’addio e Che male c’è vol.1, che posso vendere direttamente io rispettivamente a 10 euro e a 12 comprensivi di spese di spedizione, se qualcuno le vuole.

Per favore nessuno si senta in dovere di prendere i miei libri perché legge il blog: ci ho riflettuto e sono arrivata alla conclusione che, anche se per me le due cose sono legate, non necessariamente devono esserlo per gli altri. Inoltre tutto questo leggere articoli e linkarli sta diventando un po’ pesante e mi ripropongo regolarmente di smettere.

Se qualcuno proprio vuole contribuire al blog, e in particolare alla mia scelta di tenerlo libero da pubblicità (al costo di 30 dollari all’anno), può farmi una donazione tramite paypal (credo basti l’indirizzo mail). Lo dico per completezza di informazione ma in un momento in cui sento la testa esplodermi e inizio ad avere dubbi sulla mia attività principale, cioè, per l’appunto, il blog. Tutti questi link e queste riflessioni che pubblico, per quanto trattino di argomenti importantissimi, iniziano a sembrarmi futili – oscillo costantemente come un pendolo tra il dire e il fare. È più importante cercare di sensibilizzare, o mettere in pratica con le proprie mani il mondo che si vorrebbe? Ed è possibile saturare le persone che si cerca di sensibilizzare, fino a raggiungere un punto morto? La mole di prove sullo stato in cui ci troviamo è immensa: devo mettere ancora link secondo cui la produzione di cibo mondiale calerà, il nostro stile di vita dovrà cambiare, la Tav non si deve fare, bisogna decrescere, e così via all’infinito? Per fortuna ho anche tempo per provare a costruire un mondo alternativo, in particolare autoproducendo in parte cibo e vestiti, ma questo appunto rischia di sottrarre tempo all’attività di scrittura, per tornare all’argomento iniziale.


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