Negli ultimi anni gli “edifici a basso consumo” stanno, seppur lentamente, prendendo piede anche in Italia; si tratta di fabbricati altamente performanti ed ecologici caratterizzati da un fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo, coperto per larghissima parte da fonti rinnovabili.
I principi che stanno alla base di questa tipologia di costruzioni ed al loro funzionamento da “perfetta macchina climatica” sono molteplici e riguardano i seguenti aspetti: l’utilizzo di un involucro esterno termicamente super-isolato in modo da ridurre al minimo le dispersioni di calore; lo sfruttamento di particolari strategie solari passive (quali l’attenzione verso il corretto orientamento e distribuzione dell’immobile, l’accuratezza nella disposizione delle aperture e delle schermature solari, ecc.) per ottenere il massimo rendimento dalla radiazione solare; ed infine l’integrazione con dispositivi impiantistici particolarmente efficienti e “green” (come collettori solari, pannelli fotovoltaici, sonde geotermiche, sistemi di recupero delle acque meteoriche, ecc.).
In definitiva, si tratta di un nuovo modo di concepire l’edificio stesso in maniera sempre più ecologica ed attenta ai consumi, rispetto al modello tradizionale notevolmente più energivoro.
È chiaro che, in prospettiva futura, il loro numero continuerà a crescere anche nel nostro Paese, infatti con il DL 63/2013 (successivamente convertito con modificazioni dalla legge 90/2013) il Governo italiano ha finalmente recepito la direttiva europea 2010/31/EU, imponendo che dal 2021 tutti gli immobili privati di nuova costruzione oppure quelli sottoposti a ristrutturazione rilevante o a riqualificazione energetica siano NZEB (Near Zero Energy Building) ovvero “edifici a consumo di energia quasi zero”.
Pertanto è lecito pensare che, tendenzialmente, i fabbricati certificati in classi energetiche basse, quindi inquinanti e costosi da mantenere in termini di utilizzo delle risorse, saranno sempre più penalizzati da un mercato immobiliare rivolto invece a privilegiare l’ecosostenibilità; così le costruzioni più obsolete con il tempo otterranno quotazioni economiche minori, rischiando inoltre di rimanere invendute o sfitte.
L’unica soluzione adottabile per tutelare realmente l’investimento effettuato è quella di iniziare già da oggi a puntare sulla “classe A+”; solo così esso si dimostrerà realmente solido e conveniente, senza rischiare di svalutarsi nell’immediato futuro.
Tutte le conoscenze e le tecnologie necessarie, tanto nel processo progettuale quanto in quello realizzativo, affinché l’intervento sia economicamente vantaggioso sono già ampiamente disponibili.
A fronte di un costo di costruzione leggermente superiore a quello di un edificio tradizionale (dai 100 ai 200 €/mq in più), un immobile in classe A+ può arrivare ad avere un valore di mercato fino a 400 €/mq più alto di uno in classe C. Così una villetta di 200 mq progettata e costruita in maniera tale da risultare “a risparmio energetico” richiederà un maggiore investimento iniziale di 40.000 € contro un incremento del valore finale di 80.000 €, ottenendo in questo modo un profitto del 100%.
A tutto questo si aggiungono i vantaggi derivanti dai ridotti consumi che simili costruzioni garantiscono, rendendo tale soluzione ancora più conveniente.
Anche per la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente è consigliabile adottare scelte volte alla sostenibilità. Rispetto agli interventi sugli edifici di nuova realizzazione, una riqualificazione energetica risulta leggermente più complicata a causa dei vincoli strutturali che un fabbricato obsoleto presenta. In questi casi si rende necessaria un’attenta analisi dello stato dei luoghi ed una progettazione accurata, valutando scrupolosamente i costi ed i benefici; infatti non sempre un maggiore investimento di capitale si traduce con proporzionalità lineare in bassi consumi.
Anche in questo caso, il risanamento deve necessariamente riguardare sia l’involucro della costruzione sia il suo impianto termico, attuando molteplici interventi.
L’adozione di un isolamento a cappotto esterno consente livelli ottimali di coibentazione in sezione corrente e permette un’adeguata correzione dei ponti termici; inoltre, al fine di migliorare le prestazioni termo-acustiche, è consigliabile sostituire i vecchi infissi con vetrocamera basso-emissivi riempiti con miscele di gas argon e/o kripton.
Per quanto concerne la parte impiantistica, una delle prime operazioni da effettuare riguarda il cambio della caldaia con una a condensazione abbinandole, se possibile, un sistema di emissione a pannelli radianti. In tal modo si permette al generatore di lavorare a bassa temperatura e di sfruttare pienamente il calore latente derivante dal passaggio di stato aeriforme-liquido del vapore acqueo, con conseguente riduzione dei consumi. Qualora non sia possibile eliminare i tradizionali termosifoni, è opportuno prevedere l’utilizzo di valvole termostatiche per una regolazione della temperatura interna più raffinata e per singola stanza.
Il quadro è completato dall’impiego di tecnologie solari attive come: l’installazione di collettori solari che integrino la caldaia nella produzione di acqua calda sanitaria e/o per il riscaldamento; l’utilizzo di pannelli fotovoltaici per la generazione di energia elettrica; ecc.
In definitiva, optare per una riqualificazione del costruito dall’impronta “green” è sicuramente preferibile per diversi motivi: i maggiori risparmi energetici ed economici, l’incremento del valore dell’unità immobiliare, la possibilità di sfruttare vari incentivi statali (detrazione fiscale 65%, conto termico, conto energia, ecc.) ed infine l’opportunità di usufruire del cosiddetto “Plafond Casa” con mutui a tasso agevolato.
In quest’ottica la certificazione energetica assume una grande importanza come strumento conoscitivo: essa consente al potenziale acquirente o affittuario di valutare in maniera completa e trasparente tutti gli aspetti, anche quelli più tecnici, di un fabbricato. Inoltre è indispensabile che l’APE (Attestato di Prestazione Energetica) sia redatto correttamente, effettuando, da parte del tecnico incaricato, tutti i sopralluoghi e le indagini necessarie affinché tale documento risulti pienamente conforme alla realtà.
Se così non fosse si correrebbe il rischio di avere edifici sulla carta completamente ecosostenibili, mentre in verità non lo sarebbero affatto – situazione dopotutto non così rara – con conseguenti danni economici per i proprietari dovuti sia ai maggiori costi in bolletta sia al prezzo di acquisto sovrastimato.