Uno dei tanti spauracchi dell’albergatore è la rottura delle tubazioni del’acqua. Una minaccia sempre incombente, sia d’inverno che d’estate. I rischi maggiori si corrono nella stagione fredda, a causa delle gelate. Anche se alla fine dell’estate il rubinetto generale dell’acqua viene chiuso, alla sua riapertura in primavera si sta tutti con il fiato sospeso perché se durante l’inverno si è verificato un danno a causa del freddo, lo si può scoprire solo riattivando la circolazione idrica. Se dopo due o tre giorni non succede nulla, significa che il pericolo è stato scampato ma questo non autorizza ad archiviare la questione.
Per i miei nonni la rottura dei tubi era un’eventualità da scongiurare ad ogni costo. Sarà perché sono stati loro a mettere insieme l’albergo un pezzo dopo l’altro, sarà perché l’acqua è una minaccia particolarmente insidiosa: arriva all’improvviso, in silenzio e quando te ne accorgi è già tardi.
Non era insolito che si svegliassero nel cuore della notte per aver sentito “scorrere l’acqua” da qualche parte. Allora si alzavano e si incamminavano nella gelida semioscurità dei corridoi, con l’orecchio teso e la preoccupazione nelle ossa. Da una parte, speravano di non udire nulla (magari se l’erano soltanto sognato: capitava più spesso di quanto si potesse immaginare), dall’altro lato, se davvero ci fosse stata una perdita, pregavano i cielo di coglierne i segnali prima che la situazione diventasse critica. Insomma, speravano di non sentire nulla e di sentire qualcosa allo stesso tempo, una situazione ai limiti dell’assurdo.
Naturalmente le cose non sono cambiate per i miei genitori e per me e mio fratello. L’eredità viene trasmessa con tutti i corollari. Si vive con gli stessi timori e ad ogni rumore sospetto o macchia sul soffitto si è preda dei medesimi sospetti.
Quando il mio cellulare ha iniziato a squillare di prima mattina, anticipando anche la sveglia, ho pensato ad una disgrazia o giù di lì. Ho risposto cercando di dominare l’angoscia che inevitabilmente stava montando dentro al petto.
La voce di mio padre era segnata da un leggero affanno: “Vieni subito, c’è stata una perdita e non riusciamo ad asciugare l’acqua”.
Ho rinunciato a chiedere i particolari, mi sono vestito e mi sono avviato cercando di resistere alla tentazione di immaginare cosa potesse essere accaduto. Qualunque cosa fosse non c’era da stare allegri.
Quello che mi si è presentato davanti agli occhi è l’esatta materializzazione di un incubo: la sala da pranzo completamente allagata! Mio padre, mia madre e mio fratello a piedi nudi, con l’acqua fin sopra le caviglie, che cercavano di incanalare l’acqua fuori dalla sala, attraverso la porta sul retro.
Non ho proferito verbo. Era una cosa troppo grossa anche solo da commentare e farlo non sarebbe servito a niente se non ad acuire lo scoramento che potevo leggere sulle loro facce. Mi sono tolto le scarpe e mi sono unito alla catena. Grazie alla pendenza del pavimento l’acqua si era raccolta al centro della sala ma aveva invaso anche il vano dell’ascensore cosicché chiunque l’avesse preso avrebbe sentito un insolito sgocciolio sotto la cabina.
Poco dopo è arrivato anche il personale e la nostra azione ha ricevuto un impulso notevole; ci stavamo scoraggiando perché sembrava che il livello dell’acqua non cambiasse mai.
L’orario della colazione si stava avvicinando e i primi clienti scesi dalle stanze hanno potuto osservare questa catena umana a piedi nudi che serpeggiava tra i tavoli con uno sciabordio di sottofondo come colonna sonora. Dopo la sorpresa iniziale si sono tranquillamente accomodati al bar, o in terrazza, in attesa del “via libera” per la colazione che si è svolta con solo mezzora di ritardo. Per come si era presentata la situazione quella mattina, avrei scommesso che sarebbe saltata del tutto.
Dopo aver ripristinato l’agibilità della sala da pranzo è stato il turno del vano ascensore: ci siamo procurati una pompa ad immersione per aspirare l’acqua ma abbiamo dovuto finire il lavoro a mano, con secchio e stracci.
Alla fine tutto si è risolto senza grossi danni, solo qualche disagio e una grande paura. Purtroppo, la realizzazione di un incubo ricorrente non toglie che questo possa verificarsi di nuovo: minaccerà sempre il nostro sonno con in aggiunta dettagli più realistici.