Aveva poco più di tre anni quando suo padre decise che doveva ballare. Ballavano tutti in famiglia, lui il Flamenco, il nonno il Bolero… Non le piaceva molto ballare e soprattutto non ebbe più un’infanzia. A 12 anni attraversava la frontiera e andava a ballare con il padre nei locali messicani perché in California era proibito far lavorare i minori nei locali notturni… Margherita Cansino sembrava voler bruciare tutte le tappe e a 18 anni era già sposata con un uomo molto più grande di lei che aveva avuto però il merito di sottrarla alla dittatura paterna e l’aiutava a muovere i primi passi nel cinema. Fu Harry Cohen, un altro dittatore, colui che faceva il bello e il cattivo tempo alla Columbia Pictures ad accorgersi di quella ragazza, ma per diverso tempo, con quei capelli neri bassi sulla fronte le fece interpretare solo piccoli ruoli esotici. Alla fine le cambiarono look allargandole la fronte con l’elettrolisi e tingendole i capelli di rosso. Anche il cognome così mediterraneo non andava bene, Lei allora prese quello di sua madre e diventò Rita Hayworth, la più bella e famosa pin up americana. I film ora piovevano a raffica e nei primi anni ’40 cominciò il suo mito con film come “Sangue e Arena” in personaggi di donna fatale ed egoista. Ma i film migliori di quel periodo, a distanza di tanti anni sembrano le commedie musicali in cui si scatenava con Fred Astaire o Gene Kelly in ruoli più leggeri e divertenti, mentre metteva a frutto la sua eccezionale bravura di ballerina.
Ma l’etichetta della bellezza esplosiva e “fatale” Harry Cohen e la Columbia gliel’avevano stampata addosso e così dopo essere stata durante la guerra la cover girl un pò equivoca di tutti i soldati al fronte, si trovò immediatamente dopo, involontariamente legata alla bomba che gli americani avevano lanciato sull’atollo di Bikini e fu chiamata l”Atomica.” Si sentiva umiliata e offesa e voleva andare a protestare a Washington ma Harry Cohen glielo impedì. Sarebbe sembrato poco patriottico!
Sono di quegli anni i film più famosi di tutta la sua carriera. “Gilda”, in fondo un film abbastanza stupido, è passato alla storia per il suo leggendario strip dei guanti neri, che mentre se li sfila lentamente è più sensuale di quello che sarebbe stata nuda… Tacque per quarant’anni ma alla fine Glenn Ford lo dovette ammettere che sul set di Gilda era impazzito d’amore per Rita Hayworth.
Lei a quel tempo era sposata con Orson Welles e anche se dichiarava che era faticoso vivere tutti i giorni con un genio, fu la docile interprete sotto la sua direzione de “La Signora di Shangai”. In un film poco capito all’epoca per gli intellettualismi e la simbologia di cui lo caricò Orson Welles, Rita Hayworth apparve nella nuova veste di una gelida e misteriosa signora bionda che, se anche piacque al pubblico mandò su tutte le furie Cohen e la Columbia perché falsava lo stereotipo della donna dalla ricca capigliatura rosso fiamma. Ma la scena finale del labirinto di specchi dove la coppia terribile finirà per uccidersi fu ricordata, commemorata e citata tanti anni dopo da Woody Allen che la inserì nel finale del suo film “Misterioso omicidio a Manhattan” e sempre molti anni dopo un famoso critico David Kehr scrisse che la “Signora di Shangai” era “Il più strano grande film mai realizzato.”
Quella con Orson Welles fu una bellissima storia d’amore, lui si spogliava della sua eccentricità, del suo essere superiore e diverso e si confessava come un bambino” Senza di te la gioia diventa un insopportabile dolore ” le scriveva quando erano lontani. Ma anche Orson con tutto il suo genio era un uomo fragile, economicamente schiavizzato da Hollywood che faceva e disfaceva i suoi contratti incurante che fosse il memorabile radiocronista della discesa dei Marziani sulla Terra e il regista di ”The Citizen Kane”, quello che ancor oggi molti ritengono “Il The Citizen Kane” di tutti i tempi.”
Hollywood è un quartiere dorato adatto ai giocatori di golf, ai giardinieri, ai vari tipi di uomini mediocri e alla soddisfatta gente di cinema.Io non sono nulla di tutto ciò” Così disse Orson Welles e se ne andò in Europa tanto anche il suo matrimonio era arrivato al capolinea.
Per altre strade anche Rita Hayworth arrivò il Europa e conobbe il suo Principe che sembrava esattamente quello delle favole. Ali Khan all’epoca era pieno di fascino, di soldi e riempiva le cronache mondane di tutta Europa. Rimasero incantati uno dell’altro, ma lei, anche se a livello probabilmente inconscio, aveva la speranza con quel matrimonio di liberarsi dell’ingombrante contratto con la Columbia e soprattutto liberarsi di Cohen, per il quale era una specie di proprietà privata da sorvegliare sino a farle mettere i microfoni nascosti nel suo camerino. Invece non riuscì a risolvere i suoi problemi… Fu un matrimonio difficile sin dall’inizio. Per lui, perché sotto la patina mondana era comunque un capo religioso musulmano con una gran moltitudine di fedeli a cui rendere conto e per lei perché fu subito stigmatizzata per essersi unita con l’infedele. All’inizio fu felice di andare a vivere in Pakistan, ma loro due era impossibile che si capissero venuti da due realtà così lontane… Quando si separarono lei si batté con tutte le sue forze perché la figlia le fosse affidata e potesse crescere come una normale ragazzina americana. Di quel mondo orientale aveva sentito l’imposizione e la condizione subordinata della donna… E così nonostante tutto preferì tornare da Cohen e da Hollywood… Ma non fu un gran ritorno. Il primo film “Trinidad” ebbe poco successo e poi cominciarono a utilizzarla in ruoli di prostitute e e di donne fallite. Solo verso la fine degli anni ’50 riuscì a fare due buoni film Pal Joey con Frank Sinatra e Tavole Separate con Burt Lancaster. Poi arrivò la malattia, non capita e dissero che era un ‘alcoolizzata. E poi l’oblio..
L’Europa le era piaciuta molto, si sentiva a suo agio, forse per le sue origini spagnole… E dall’Italia in particolare si portò via un bel ricordo. Un invito, questo si, favoloso, ad Alba, in Piemonte. Nel 1949 era da pochi mesi sposata con Ali Khan e vollero offrirle, come ospite d’onore dell’annuale e internazionale “Fiera” un dono degno di lei, proprio perché era appena diventata principessa… Quei tartufi bianchi, che si raccolgono unicamente nelle zone delle Langhe, di Roero e del Monferrato e che fin dal 1700 sono considerati il cibo prelibato di tutte le Corti reali e principesche d’Europa. Ma da quando vennero offerti a Rita Hayworth, cominciarono a divenire un Cult anche nel mondo dello spettacolo che ha voluto rendere omaggio al tartufo dandogli un posto d’onore e grande visibilità in tutte le manifestazioni artistiche dei Festival, dei Premi e delle Prime internazionali. E dal mondo principesco del Tartufo …
TAGLIOLINI AL TARTUFO BIANCO DI ALBA
INGREDIENTI per 3 persone: 300 grammi di tagliolini freschi, 50 grammi di burro, 3 cucchiai di parmigiano grattugiato, 1 tartufo bianco di Alba da 25 grammi, sale q. b.
PREPARAZIONE: Pulite accuratamente il tartufo con uno spazzolino dalle setole abbastanza dure. Mettete l’acqua per cuocere la pasta a fuoco vivo e quando bolle salatela e poi versateci i tagliolini. Mentre si cuociono fate scaldare in una padella il burro sciogliendolo appena e quindi senza superare la temperatura di 40°C. Quando i tagliolini sono cotti, ma ancora al dente versateli nella padella dove è stato sciolto il burro e lasciateli qualche minuto sul fuoco basso rigirandoli e aggiungendo un poco della loro acqua di cottura affinché restino morbidi. Grattugiate sui tagliolini la meta del tartufo e aggiungete due cucchiai di parmigiano rimescolando il tutto. Impiattate e su ogni piatto grattugiate una parte del tartufo rimasto e terminate con una spruzzata di parmigiano.
.