La pesca del tonno
La pesca del tonno è una pratica antichissima che risale alla preistoria.
A testimonianza di ciò vi sono le pitture della Grotta del Genovese dove vi è raffigurata la sagoma di un grosso tonno.
Si svolgeva dall’inizio della primavera ai primi di giugno, periodo in cui i branchi di tonni seguono le correnti che portano dalle fredde acque dell’oceano fino a quelle più mitigate delle coste del Mediterraneo.
Proprio qui avviene la fecondazione delle uova ed i tonni, seguendo le femmine, cadevano nella trappola della “Tonnara”.
MATTANZA
Quest’ultima, composta da più reti stese dalla superficie al fondo marino e sistemate in modo da ottenere un labirinto di camere, convogliava i tonni verso l’ultima detta “Camera della Morte”, dove c’era una rete chiusa sul fondo detta “Coppo”.
MODELLINO DELLA MATTANZA
Giunti i tonni nel coppo, le barche dei pescatori si accerchiavano lungo la camera della morte.
Al comando del “Rais” (parola di origine araba che significa capo) cominciavano a sollevare il coppo costringendo i tonni ad affiorare in superficie dove soffocavano storditi per la mancanza di spazio e di acqua.
È in questo frangente che aveva inizio il rito della “Mattanza”, dal latino mactare, uccidere. Una cerimonia intensa e crudele, intrinseca di valori simbolici come l’eterna lotta tra l’uomo e la natura, dove tra grida, canti e preghiere (cialome) i tonnaroti, attraverso degli uncini di ferro (corchi), tiravano i tonni a bordo delle barche lasciando il mare color sangue.
Dalle barche (le muciare) i tonni venivano portati dentro lo Stabilimento, lì venivano appesi nel “bosco” (insieme di cime per agganciare e far dissanguare i tonni), tagliati, sventrati, eviscerati, privati delle uova (che erano lavorate nella camparia), bolliti, messi in salamoia o immersi nell’olio di oliva.
Furono i Florio di Favignana, dietro la necessità di provvedere alla conservazione, che decisero di provare a conservarlo sott’olio nelle tipiche scatolette ancora oggi in uso.
Grazie a questo, per tutto l’Ottocento e i primi anni del Novecento, la lavorazione del tonno si svolse a pieno ritmo costituendo un vero e proprio business.
Le tonnare, che in provincia di Trapani arrivarono ad essere ben otto nel secolo XVI (Bonagia, Formica, Favignana, S. Giuliano, Cofano, S. Vito, S. Teodoro e Palazzo), rappresentarono una delle attività commerciali preminenti nella nostra provincia fino a qualche decennio fa.
MATTANZA DI GIANNI MATTO’
Sulla mattanza e sui tonni ci sono i dipinti di Gianni Mattò, un pittore di Favignana il cui talento colpì negli anni 80 Salvatore Fiume tanto da portarlo all’attenzione della scena nazionale.
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