di Lilith Fiorillo & Marina Solimine All rights reserved
“In una tranquilla domenica mattina Ella riceve una visita insapettata da parte di Helga, una donna che lei non ha mai visto prima. Entrambe le loro vite sono state condizionate dalla stessa persona, un ufficiale nazista delle SS. Helga ha una missione. Ella un segreto.”
Al Teatro Millelire di Roma in scena fino al prossimo 10 Febbraio, l’opera di Harris Freedman, regista teatrale statunitense e autore cinematografico, che dello spettacolo firma anche la regia romana.
L’intimità è l’elemento principe della scena, raccolta in un salotto borghese.
L’ambiente casalingo della Londra degli anni ’80 ci introduce al contesto di “Ella’s Secret”, una proposta delicata, psicologica e tormentata che, attraverso l’incontro/scontro di due donne affronta in modo atipico la tragedia dell’ Olocausto
Fin dai primi attimi il pubblico è parte integrante del palcoscenico.
E’ la mattina di un giorno speciale, un compleanno. Nella benestante dimora di Ella (una raffinata e fragile Lydia Biondi, anche traduttrice del testo) da Monaco, irrompe Helga (Maria Antonietta Farinelli, perentoria e impeccabile nel suo ruvido personaggio).
L’algida donna cerca da Ella elementi, ricordi, una testimonianza a favore del marito Eric, ex ufficiale SS imputato in uno dei tanti processi alla Storia. Due figure agli antipodi e una vita parallela, una famiglia, dei figli e quell’ uomo che, come una sottile linea rossa le tiene lontane e pure vicine. Nel passato dell’una, nel presente dell’altra.
Ella infatti è un’ebrea tedesca, sfuggita alle torture e agli orrori delle deportazioni e dello sterminio nazista proprio grazie a quest’uomo che, compassionevole o forse innamorato ne permette la salvezza facendola arrivare a Parigi e regalandole la libertà.
Da lei Helga pretende una chiarificazione, un memoriale vivido, particolari, fatti, episodi. Il tutto in un climax crescente di schermaglie dialogiche nelle quali le attrici si affrontano come in duello. Con movimenti circolari attraverso il mobilio che a sua volta cambia di posto. Con posture di sfida emotiva, manipolatoria, mentale. Numerosi spiragli di flashback trascinano di prepotenza lo spettatore in un orrido squarcio di secolo.
Giungiamo così alla cifra stilistica dello spettacolo. Freedman infatti rende d’impatto il racconto della Shoà, non già descrivendo motivi storici, quanto insistendo sui frammenti di quotidiano, di quello che l’intento nazista produsse come miseria umana.
La rievocazione passa attraverso uno scorcio che in parte ricorda i documentari Luce, con un sonoro di repertorio o l’illuminazione ad effetto.
La descrizione di una metamorfosi indotta che Ella, ragazza, vedeva calare sulla sua felice esistenza di colpo asfissiata dalle leggi razziali, provoca struggimento. Un’empatia straziata trafigge chi assiste, o meglio, ascolta: si perché siamo come anche noi seduti nel salotto di Ella, osservatori invisibili della scoperta di un segreto terribile. Non un complotto, una trama, un fatto non detto di Storia. Bensì un segreto di vita, una scelta umana.
In scena fino a domenica al Teatro Millelire, Via Ruggero di Lauria (Via Candia) a Roma.
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