Ritorno alla pellicola

Da Marcoscataglini
Venerdì sono stato nella forra del Biedano, sotto Barbarano Romano (VT), un luogo di rara suggestione. E per l'occasione, ho pensato di portare con me una vecchia Nikon F801 a pellicola. Per molti anni, all'inizio della mia carriera, questa fotocamera mi ha accompagnato quotidianamente: nel corso della mia vita ne ho avute tre, ed hanno sempre funzionato a meraviglia. 

E' strano come a volte, nella vita, ti capiti di voler tornare alle origini, nonostante si sia imboccata la strada nuova con convinzione. Io ho iniziato a usare il digitale nel 2003, e dall'anno dopo ho praticamente usato solo quello. Dopo 10 anni di pixel, la grana analogica dell'argento un po' ha iniziato a mancarmi, complice anche il fatto che noto una straordinaria omologazione dell'immagine fotografica diffusa. 

Vado sui siti di condivisione fotografica, e quello che vedo è un muro di immagini in cui la postproduzione non serve più a ottimizzare l'immagine e a renderla aderente a ciò che avevamo in mente al momento dello scatto, ma a creare quasi ex-novo la fotografia. Colori esagerati, effetti a go-go, HDR a palla. Sembra che, siccome si può (modificare l'immagine), allora perché no? Alla fine si cerca una sorta di oasi, uno spazio tranquillo, quello che solo la pellicola può dare.

In realtà, sono diversi anni che uso nuovamente la pellicola, soprattutto il 120 con le toy cameras come la Holga, o per la fotografia stenopeica. Ma è la prima volta dopo almeno 7-8 anni che utilizzo la pellicola per fare foto "normali", come ai bei tempi. In effetti si tratta di foto ibride, riprodotte e sistemate in digitale dopo lo sviluppo del negativo, ma il contenuto iconografico non cambia per questo. Messe insieme a quelle digitali quasi non si distinguono. Ma guardandole bene, si nota che la differenza c'è, anche se a volte non salta proprio agli occhi. E' qualcosa di etereo, forse anche di psicologico. Ma a me piace!

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