La notizia ormai non è più tanto fresca. Superata la sorpresa con la quale l’ho personalmente accolta, è però tempo di commentare il cosiddetto “Rücktritt vom Rücktritt” (le dimissioni dalle dimissioni) di Hans Heiss – qualche mese fa l’esponente dei Verdi aveva annunciato di non volersi più candidare alle elezioni provinciali – per provare a scomporne il senso e ricavarne così un’indicazione politica.
Una tale scomposizione, che ovviamente è motivata dalla valutazione contraddittoria del gesto, mi pare opportuna innanzitutto perché l’originaria e adesso revocata decisione di Heiss già allora non meritava di essere letta prevalentemente in chiave privata, come un comprensibile segno di stanchezza o logoramento dell’uomo. Che una figura come Hans Heiss avesse deciso di ritirarsi a coltivare la sua vera passione – quella per la ricerca storica – si poteva a mio avviso anche interpretare come una riaffermazione del ruolo forte della politica, cioè in relazione a un profilo professionale da intendere in modo più rigoroso e quindi strettamente tecnico.
Da un simile punto di vista le dimissioni dalle dimissioni deludono. Il messaggio che se ne ricava scopre la mancanza di una solida struttura all’interno del movimento dei Verdi, carenza a causa della quale non possono più rinunciare al contributo di personalità spurie o di confine (borderline, in senso nobile) com’è quella di Heiss. Ciò detto, è però indubbio che l’aperto riconoscimento della debolezza potrebbe rivelarsi un punto di forza alla luce di un cedimento complessivo del quadro politico locale, segnatamente in previsione che la Volkspartei confermi la drastica riduzione del suo appeal elettorale.
Lo scenario futuro – certo ancora appena abbozzato e da definire persino nelle sue linee sommarie – è quello di una partecipazione dei Verdi al governo provinciale grazie al molteplice effetto costituito dalla fine dell’era Durnwalder, dall’intercettazione di un significativo settore dell’elettorato Svp non incline a scegliere l’estremizzazione proposta dai Freiheitlichen e infine dall’approntamento di un’alleanza strategica con un Pd probabilmente rafforzato dal trend nazionale, ma non fino al punto da garantire alla Svp la riproposizione degli accordi abituali.
Per concludere: il ritorno dell’“impolitico” Heiss mette a fuoco nei Grüne una tendenza liberale e borghese, più di governo che di lotta, poco incline all’ecologismo hardcore e ormai definitivamente congedatasi dalla militanza “interetnica” che era un marchio della vecchia, se non addirittura dismessa, fabbrica langeriana.
Corriere dell’Alto Adige, 15 dicembre 2012