Cristian ButtazzoniF1Sport.it
12 gennaio 2015 – Sembra destino, ma nella serie dei ritratti in questo particolare giorno (che a dire il vero cadeva mercoledì) ci è finito pure un pilota in piena attività, non fosse altro perchè ha compiuto 30 anni. Si tratta di Lewis Hamilton, anzi Lewis Carl Davidson Hamilton, colui che pochi mesi fa ha conquistato il suo secondo titolo mondiale, interrompendo l’egemonia della Red Bull e di Sebastian Vettel. Un pilota tanto talentuoso quanto contestato, che però nel corso degli anni ha saputo ritagliarsi delle soddisfazioni importanti, due su tutte i Mondiali conquistati con la McLaren prima e con la Mercedes poi. Fare il ritratto di un pilota in attività non è mai facile perchè le cose possono cambiare da oggi a domani. Ci proviamo, con il numero 36 della serie dei personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1.
Lewis pare essere un predestinato, perchè dimostra sin da piccolo di riuscire a tenere tra le mani un volante; in questo caso, però, è quello di una macchina radiocomandata, con la quale si farà beffe di ragazzi ben più esperti. Ma teleguidare le macchine radiocomandate non ha nulla a che vedere con la guida vera e propria, infatti sarà certamente bravo con il radiocomando ma mettersi al volante di un mezzo che ti spara a velocità siderali è ancora da vedere. Suo padre intuisce che in lui c’è qualcosa di particolare e accetta la scommessa mettendolo alla prova, regalandogli un kart. Il giovane Lewis viene osservato, perchè anche seduto su quei mezzi dimostra di saper gestire bene la velocità e sfruttarla al massimo. Sulle sue tracce si porta un personaggio un po’ particolare che risponde al nome di Ron Dennis, al quale dirà “Un giorno correrò per la tua scuderia”. Il giovane Lewis, che all’epoca aveva parecchi capelli, si mostrò spavaldo e più di qualcuno la prese come una battuta, ma non il buon Ron; infatti, Lewis si distingue nelle sue prime uscite e nel 1998, quando la McLaren vinse il titolo con Hakkinen, e Dennis si convinse a chiamarlo. Così nel 1998 nasce, forse, quello che può essere considerato il primo esperimento di pilota cresciuto dai kart alla Formula 1.
Prima uscita nella 100 ICA-J, in una gara che sembra abbastanza scontata, con la lotta tra Fraser Sheader e Russell Parkes, ma quest’ultimo si gira subito e lascia il secondo posto a Lewis, che diopo essersi messo sulle tracce di Sheader, lo supera a metà gara e non gli lascia scampo. Hamilton vince, Ron Dennis ci bastava vedendo giusto. Lewis ha un idolo, il suo nome è Ayrton Senna, che per Hamilton è una vera e propria fonte di ispirazione. A iniziare dal casco, che richiama molto i colori del grande Ayrton, ma come si sa ogni casco è l’espressione di ciascun pilota e Lewis ha inserito una striscia rossa in mezzo, ma la somiglianza è evidente. E quando gli è stato regalato un giro con la MP4/4 di Ayrton, l’effetto cromatico di quel casco giallo a righe che sbuca da quella monoposto leggendaria ha messo i brividi a più di qualcuno…
A fargli compagnia arriva anche un giovane tedeschino dal cognome molto impegnativo: Nico Rosberg. Con il futuro compagno di squadra gareggerà, insieme anche a Robert Kubica, in Formula A e arriverà a vincere il Campionato europeo nel 2000.
Lewis, quindi, prenderà progressivamente il volo, passando per la Formula Renault, per la Formula 3 Euro Series (categorie che dominerà entrambe) e, poi, nel 2006 arriverà a vincere il titolo in GP2, per la grande gioia di Ron Dennis. E’ pronto per il grande salto; la McLaren ha pronto per il 2007 un team da brividi, con lui e il neocampione del mondo Fernando Alonso, a Woking per cercare il tris. Ma in quella stagione a sbarrare la strada dello spagnolo ci pensa proprio Hamilton, che grazie all’appoggio di Ron Dennis inanella una serie di risultati che nessuno all’inizio della stagione avrebbe mai previsto. Hamilton è regolare e riesce a insidiare Fernando Alonso, tanto da mettere in discussione tutti gli equilibri che il team si era dato all’inizio. In Canada vince la sua prima gara e allunga in classifica su Alonso. Tra i due è iniziata la guerra, fatta a colpi di frecciatine e polemiche, come quando Lewis viene aiutato a ripartire sollevato da una gru. A questo si aggiunge la spy story, di cui l’asturiano era venuto a conoscenza e aveva minacciato di rivelare tutto. La guerra scoppia in Ungheria, quando Alonso sbarra la strada a Hamilton e gli impedisce di compiere l’ultimo giro buono per la qualifica. Su di loro rimonta Raikkonen, che riesce ad avvicinarsi a sufficienza per soffiare il titolo a entrambi, visto che in Brasile un incidente al via priverà Hamilton di un risultato utile e Alonso resta attardato. Una beffa che sfugge solo per un punto.
Alonso l’anno dopo sbatte la porta e torna alla Renault, così Hamilton ha tutto il suo team a disposizione. Sembra tutto facile, ma Lewis deve vedersela con le due Ferrari, desiderose di rivincere i titoli per lavare la ferita subita dalla spy story. La lotta sembra essere tra Hamilton e Raikkonen, con l’inglese che pare leggermente favorito, ma alla distanza il finlandese perde contatto, lasciando la leadership in casa Ferrari a Felipe Massa. Il brasiliano non tradisce le attese, pronto ad approfittare delle disgrazie tra gli altri due contendenti (come nel caso di Spa, uin cui il bellissimo duello tra Lewis e il finnico soprattutto nella gara di casa, dove va a vincere e fa sperare il pubblico per la conquista del titolo, ma se a Hamilton c’è una cosa che non è mai mancata è la calma e aspetta fino all’ultimo giro. All’ultima curva, ecco il regalo che non ti aspetti: Glock finisce largo all’ultima curva e Hamilton ne approfitta. E’ campione del mondo per un solo punto, per la gioia di Ron Dennis e di tutto il team McLaren e per la rabbiia dei ferraristi, che conquistano il titolo costruttori.
Lewis sembra quasi un predestinato, nato per correre, e praticamente subityo dopo l’esordio si dimostra già in grado di ambire al traguardo più prestigioso, sostenuto dal padre Lewis e dal padre putativo Ron Dennis, oltre che dal fratello Anthony. Persone alle quali è fortemente legato e lo hanno potato a conseguire i successi più importanti della carriera di un pilota, per arrivare al massimo vertice della velocità su pista. A queste se ne aggiungerà un’altra: Nicole Scvherzinger, donna della quale si innamora ma che forse finisce per essere un’arma a doppio taglio, perchè i soldi e la fama di Nicole rischiano di far passare in secondo piano il Lewis pilota per lasciare spazio al Lewis showman. Infatti di lì a poco, grazie anche al suo nuovo manager (che è anche quello di Nicole), inizierà anche lui ad intraprendere quella strada, provando a cantare e andando ad assistere agli spettacoli della sua fidanzata in modo particolarmente interessato. Lewis scopre la mondanità e gli piace (ricordando un po’ James Hunt), così molti credono che questo nuovo stile di vita difficilmente si concili con la carriera di un pilota, ma Lewis è pronto a dimostrare il contrario.
Nel 2009 cambia tutti, la Formula 1 viene completamente rivoluzionata e per la McLaren non c’è storia, viene costretta a inseguire. La corsa all’iride è tutta in mano a Red Bull e BrawnGP, con la lotta tra Jenson Button e Sebastian Vettel. Lewis, però, anche in questa stagione riesce a mettersi in luce, con due vittorie in Ungheria, su un circuito a lui congeniale, e a Singapore. Si tratta delle prime vittorie per una vettura su cui è stato montato il KERS. L’inglese della BrawnGP fa suo il titolo mondiale, vincendo con largo anticipo la sfida con Vettel e nel 2010 andrà a far coppia proprio con Hamilton alla McLaren.
Ancora una volta, Ron Dennis crea un team di grandi firme, tutto britannico, pronto, nelle prospettive del manager, a dominare a lungo anche approfittando dello strascico delle polemiche tra la “banda del buco” e tutti gli altri. Ma così, di fatto, non avviene perchè lo scontro sarà tutto tra la Ferrari e la Red Bull. Anche e Hamilton si difende comunque, centrando subito un podio e, poi, una doppia vittoria consecutiva in Canada e Turchia.
Hamilton è un pilota completo, capace di esprimersi sia sui circuiti lenti (Budapest) che su quelli veloci (Montreal e Monza) e nel 2010 otterrà la sua prima vittoria a Spa, beffando Webber al via e non lasciando più il comando sino alla bandiera a scacchi. E nonostante la lotta al vertice sia già delineata, Hamilton riesce comunque a rimanere in scia, terminando il Mondiale in quarta posizione.
Anche nel 2011 la storia sembra essere la stessa, anche se Lewis sembra molto più maturo e determinato. Tutto fila liscio fino a Montreal, dove accade l’incredibile: sperona il compagno di squadra e viene così costretto al ritiro. “What the hell is he doing?”, urla Jenson Button in cuffia. La faccia di Ron Dennis nei box non lascia spazio a commenti. Così, quando Lewis torna ai box dopo il ritiro, lo chiama nel retrobox e volano parole non certo tenere, anche perchè tra l’altro a vincere sarà proprio il compagno di squadra. Da quel momento qualcosa inizierà a non andare più come prima, anche se Lewis continua a ottenere risultati, vincendo in Germania e ad Abu Dhabi, ma verrà surclassato dal compagno di squadra Jenson Button, che inanella una serie di arrivi a podio che lo portano ad essere l’immediato inseguitore di Sebastian Vettel, vero dominatore della stagione. Hamilton invece sembra frastornato, chiede scusa in continuazione per tutti i suoi errori e non sembra più il grande primattore combattivo che si è visto nel corso degli anni, con uno stile di guida particolarmente aggressivo che ricorda vagamente quello di Nigel Mansell.
E nel 2012 accade la stessa cosa, con Button che va a prendersi la prima vittoria stagionale in Australia, dimostrando ancora una volta di essere superiore a Hamilton, che arriva terzo. Ben presto, però, le cose cambiano. Nella stagione che vede 7 vincitori nelle prime 7 gare, infatti, Hamilton trionfa a Montreal in una delle gare più belle della sua carriera, contraddistinta da una rimonta da urlo su Alonso e Vettel, e in quella circostanza balza in testa alla classifica. La gioia per Lewis, però, dura lo spazio di una gara, perchè a Valencia, nella gara della tripletta ferrarista con Alonso, Raikkonen e Michael Schumacher, si ritira a poche tornate dall’arrivo. Però è giunto il momento della svolta: a Spa ecco l’annuncio che ribalta gli equilibri in casa McLaren, con Hamilton che saluta e ringrazia Martin Whitmarsh e se ne va in Mercedes, con un contratto che farà particolarmente discutere. La cosa però fa infuriare Ron Dennis, e non solo lui. Lo abbandona Nicole Scherzinger, la donna che amava, lo abbandona il padre Anthony, che non gli farà più da manager. Ecclestone, in una delle sue vignette natalizie, lo dipinge accanto a un sacco di soldi dentro una Mercedes. Ma Lewis ha scelto i soldi o le garanzie tecniche? La risposta non è ancora molto chiara, ma comunque c’è una stagione da concludere e una rincorsa all’iride da completare. Già, perchè Hamilton, nonostante il ritiro che lo toglie di mezzo dalla gara belga, ha ancora tutti i numeri per contendere il titolo ai due battistrada, così come Kimi Raikkonen, grazie soprattutto alla vittoria perentoria di Budapest. A Monza non si fa certo sfuggire l’occasione e vince partendo dalla pole, ma la doccia fredda arriva a Singapore, dove sembrava condurre indisturbato e,m invece, un ritiro per guai tecnici lo taglia fuori dalla corsa all’iride. Però, per Lewis c’è tempo di sorridere ancora a bordo della McLaren e lo farà sul nuovissimo circuito di Austin, dove lo yankee Vettel sembrava lanciato verso la più facile delle vittorie, favorito dalla pole e dal fatto di partire dal lato pulito della pista. Invece Hamilton si inventa un incredibile sorpasso all’esterno che fa saltare dalle sedie i meccanici McLaren, Ron Dennis e Martin Whitmarsh. Lewis mette così in mostra le sue doti di estremo coraggio, andando a vincere la sua ultima gara in McLaren prima di approdare in Mercedes.
Qui l’obiettivo è chiarissimo: vincere nel 2014. E per farlo la Mercedes si affida, oltre che ad Hamilton, a una vecchia volpe come Niki Lauda, Toto Wolff, Paddy Lowe e Aldo Costa, senza dimenticare Ross Brawn. Al suo fianco ritrova il suo vecchio compagno di avventure nei kart, Nico Rosberg, e quella che sembra un’amicizia sincera viene ben presto messa in discussione. Il primo screzio si verifica in Malesia, quando Hamilton nei giri finali entra in crisi con le gomme e Rosberg è in condizioni migliori e chiede a Ross Brawn di lasciarlo passare. Ross Brawn gli risponde in modo molto seccato, obbligandolo a rimanere dietro. Nico non la manda giù e anche in Mercedes Lewis comincia a guadagnarsi la cattiva fama di pilota protetto dall’alto. E Rosberg promette vendetta: Nico vince dominando a Monaco (dove scoppia il caso delle gomme usate in un test segreto dalla Mercedes) e a Silverstone, dove approfitterà proprio dell’esplosione a una gomma di Hamilton e di un errore di Vettel per andare a vincere. Ma Lewis dimostra di essere regolare nei risultati ed è capace di tornare alla vittoria su una delle piste a lui care, Budapest. Il circuito magiaro è un kartodromo e Lewis, che nel suo passato kartistico ha regalato sprazzi di genialità, si esalta, andando a vincere in modo netto la sua prima gara con la Mercedes. Tutto questo prima che lui, come tutti gli altri, si arrendano al dilagante dominio di Sebastian Vettel e della Red Bull, che con 9 vittorie consecutive eguaglia il record di Michael Schumacher con la Ferrari.
Ma, come detto, il 2014 si apre con una nuova era, quella delle nuove Power Unit, con la Mercedes che affila le armi presentando la nuovissima W05, che si dimostra praticamente imbattibile. Già dai test è chiarissima l’inerzia del Mondiale. In questa stagione c’è un’altra novità: i piloti possono scegliere il loro numero: Lewis opta per il 44, quello con cui ha vinto nel karting e si è fatto notare. Un numero che lo riporta alla sua infanzia e ai suoi esordi nel karting, negli anni in cui ha corso appoggiato da Ron Dennis e ha conquistato i primi traguardi importanti della sua carriera. Nel frattempo, però, nel team della Casa tedesca rotolano teste fondamentali: Ross Brawn e Norbert Haug. La vendetta di Rosberg è stata servita fredda, visto che a uscire dalla Mercedes è stato proprio colui che lo aveva costretto con un ordine di scuderia a stare dietro a Hamilton. Ma Lewis è un pilota più maturo, rasserenato dal ritorno di Nicole Scherzinger, anche se farà molto parlare di sè per alcuni aspetti legati alla sua vita privata che faranno storcere il naso asi putristi della Formula 1, come il super-jet privato che si è acquistato o i cani che si porta a passeggio per il paddock.
Ma Hamilton è tipo che non si arrende tanto facilmente e, pronti via, all’inizio della stagione tenterà subito di mettere le cose in chiaro, conquistando la pole position. Però già al via si farà beffare da Rosberg, che gli porterà via la gara, mentre Lewis sarà costretto al ritiro. Lewis non si arrende e inizia la rimonta, vincendo in Malesia e in Cina. In Bahrain va in scena uno dei duelli forse più belli ed entusiasmanti degli ultimi anni, con Lewis che all’ultimo riesce ad avere la meglio su Nico. Ma qualcosa va storto: nel retrobox di Barcellona, gara che ancora una volta sorride a Hamilton, si scopre che Lewis ha fatto una “furbata”, violando l’ordine del team di non usare il pulsante “Overtake”. Anche qui, la vendetta di Rosberg, smaliziato quando serve, arriva a Monaco, quando si assicura la pole position e impedisce a Hamilton di chiudere l’ultimo giro, fermandosi in mezzo alla pista. Gli animi si scaldano, in Ungheria va in scena l’animo ribelle di Lewis che si oppone a un ordine di scuderia del team dicendo chiaramente che se Rosberg vuole passarlo deve farlo in pista obbligandolo a rimanere dietro (un situazione inversa a quella che si era vissuta l’anno prima) e, alla fine, la guerra esplode a Spa, quando Rosberg sperona Hamilton all’inizio del secondo giro. Lewis si scalda e accusa Nico di averlo fatto apposta. Alla fine Lauda e Wolff mettono le cose a posto, ma la guerra non è certo finita. Però a uscire allo scoperto ora è Hamilton, che vince 5 gare consecutive e porta a termine alcune gare-capolavoro, come ad Austin, dove replica la stessa gara del 2012, questa volta infilando il compagno di squadra. Ma l’incubo per Lewis è sempre in agguato e a Interlagos Rosberg vince e mette paura a Hamilton e nell’ultima gara ad Abu Dhabi parte con i favori del pronostico perchè è in pole. Lewis è un pilota tanto forte quanto fragile quando viene messo sotto pressione. E quwesta caratteristica è stata quella che gli ha fatto perdere il titolo nel 2007, ma anche quella che glielo ha fatto vincere nel 2008. Anche in quesdt’occasione si arriva al rush finale e Lewis, messo alla prova, non fallisce l’occasione, prendendosi il titolo già al via. Alla fine della gara, Nico e Lewis si abbracciano, con l’inglese in lacrime. E dopo le celebrazioni di rito sul podio, ecco quello che potrebbe essere lo scatto che riassume la sua identità: il muro umano della Mercedes che lo applaude e lui si inchina davanti a loro. Un gesto di riconoscenza per il team da parte di un pilota che rappresenta il rispetto per il lavoro della squadra, dei meccanici, degli ingegneri che spendono notti insonni al garage per metterlo in condizione di vincere e che lui non ha mai criticato. Tra l’altro la sua scelta di mantenere il numero 44 invece che prendere il numero 1 che gli spetterebbe di diritto, pare sia un gesto di umiltà che sta a significare che la voglia di Hamilton di lottare non finisce certo qui e nel 2015 ne vedremo delle belle.
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Ritratti: i 30 anni di Lewis HamiltonF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi