“Ritratto di donna in cremisi ” di Simona Ahrnstedt

Creato il 14 marzo 2012 da Sulromanzo

Tutto è iniziato, pare, dalla constatazione dell'autrice, Simona Ahrnstedt, che in Svezia non c'erano autrici e libri romance autoctoni: e da questo nasce un romanzo appassionante come Ritratto di donna in cremisi, ambientato in un Paese nordico alla fine dell'Ottocento, a torto avvicinato a Jane Austen (le austeniane doc si astengano, qui i toni sono decisamente sanguigni e audaci) ma molto più simili alle opere di autrici come Kathleen E. Woodiwiss o Amanda Kleypas, anche se con uno stile più curato e meno commerciale, tipico della letteratura scandinava.

La storia ruota intorno a Beatrice Lowenstrom, cresciuta a fatica dalla famiglia dello zio dopo la morte dei genitori e vittima di convenzioni piccolo borghesi, e Seth Hammerstaal, scapolo impenitente: ma un matrimonio imposto a lei con un nobile sadico e debosciato e vari equivoci divideranno i due innamorati e ci sarà non poco da penare fino alla conclusione.

Emergono varie cose dalle pagine di quella che è stata una rivelazione anche qui in Italia: innanzitutto l'ottima e insolita ricostruzione d'epoca, in un mondo di cui in decenni recenti si è conosciuta la mentalità aperta e libera, soprattutto sulle tematiche sessuali e femminili, ma che alla fine dell'Ottocento era bigotto e repressivo come e più di altri Paesi, e nello stesso tempo tollerava nei bordelli i vizi dei membri maschili della sua aristocrazia. Può venire in mente, leggendo queste pagine, un film romantico come Elvira Madigan di Bo Widerberg, ispirato ad un fatto vero accaduto proprio negli anni in cui si svolge Ritratto di donna in cremisi, storia di un amore totale e tragico che coinvolse un militare e un'artista circense, anche se gli sviluppi qui sono un po' diversi.

Dalla Svezia e dai Paesi scandinavi in generale in questi anni ci sono arrivati ottimi gialli e thriller, da Stieg Larsson in poi, che hanno svelato le contraddizioni di una società in cui un ottimo wellfare e la giustizia sociale non sono riusciti ad eliminare, anzi stanno facendo emergere, odi razziali, violenze contro le donne, integralismi e tentazioni totalitarie, basti pensare ad alcuni recenti ed inquietanti fatti di cronaca.

La Ahrnstedt, pur raccontando una storia d'amore, non rinuncia ad un viaggio nei meandri più oscuri e anche scabrosi dell'animo umano, tra violenze domestiche, pedofilia e perversioni di vario genere, con scene e situazioni anche abbastanza insolite nel genere, inserite non con l'intento di “iper-sessualizzare” il tutto come fa l'autrice statunitense Bertrice Small, famosa per i suoi romance storici pieni di scene di sesso anche molto trasgressivo, ma con la voglia di mettere in luce le contraddizioni, ieri come oggi, del suo Paese. Interessante che i due cattivi della vicenda siano due maltrattatori di donne, piaga ancora presente oggi, nel progredito Occidente.

Un romanzo che è storia d'amore, vicenda storica, ma anche cronaca sociale e culturale di un'epoca vista nello sfarzo dei suoi riti sociali ma anche nella bassezza delle sue perversioni, feuilleton ma non solo, storia di una ricerca del sentimento assoluto ma anche della realizzazione di sé in chiave femminista. C'è da augurarsi che Simona Ahrnstedt continui a creare altri intrecci, per svelare un mondo come quello svedese, perfetto e a tratti freddo ma solo all'apparenza, in una posizione da sempre cruciale tra Est e Ovest, tra blocchi contrapposti e culture differenti.

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