Ritratto di signora

Creato il 15 maggio 2011 da Phoebes

di Henry James Voto: 6 e 1/2/10

Gli anni l’avevano sfiorata soltanto per abbellirla; il fiore della sua gioventù non si era ancora appassito, ma ondeggiava soltanto più calmo sullo stelo. Aveva perso qualcosa di quella pronta vivacità [...]: aveva l’aria di esser più capace di aspettare. Ora poi, incorniciata com’era dal vano dorato della porta, fece al nostro giovane l’effetto di un magnifico ritratto di signora.

(Pagina 358)

Isabel Archer è una giovane americana che, rimasta orfana, viene invitata dalla zia a passare un po’ di tempo in Europa. Affamata com’è di vita, di conoscenza e di nuove esperienze, Isabel non se lo fa ripetere due volte. Partendo entusiasta per il vecchio continente lascia nel nuovo un pretendente rifiutato. Le bellezza, ma soprattutto lo spirito e l’intelligenza di Isabel non mancheranno di sedurre cuori anche in Inghilterra, ma la ragazza è più che mai decisa a vivere fino in fondo la sua vita e a mantenere la libertà. Se non che…

Non mi ha pienamente soddisfatto la lettura di questo romanzo, sono stata molto indecisa sul voto da dargli, e alla fine ho optato per le 3 stelline, perché alcune cose nello stile e nella trama non mi sono piaciute. E’ vero che ce ne sono state tante altre che invece ho apprezzato, quindi alla fine, nel complesso, posso dire che il libro mi è piaciuto, ma non tanto, mi ha lasciata infatti, come ho detto, una certa insoddisfazione.
Vediamo comunque quali sono state le cose “brutte” e quali le “belle”.

Ho trovato noiosi alcuni dialoghi in cui i personaggi passano il tempo analizzare i comportamenti di altri personaggi. Capisco la finezza psicologia e quelle robe lì, ma certe volte le elucubrazioni mi sono parse decisamente eccessive.
Isabel è una ragazza straordinaria, va bene, ma possibile che ovunque va qualcuno si innamora di lei? E poi quanto sono odiosi i suoi corteggiatori! Mi irrita la loro convinzione che lei sia crudele perché non li ama, come se non fosse libera di amare chi vuole! Su questo punto però non mi sento di rimproverare James visto che, stando a quanto di recente ho potuto scoprire grazie a QUESTO blog riguardo alle relazioni sociali nell’ottocento, in un cero senso gli uomini che avevano una qualche posizione da poter vantare erano davvero convinti di non poter essere rifiutati da una ragazza che non fosse di condizione superiore alla loro.
Tra tutti gli uomini incontrati da Isabel, comunque, il peggiore è Osmond, e guarda un po’, è proprio lui che alla fine la sposa!!! E dopo un’iniziale non buona impressione, dopo il matrimonio lui si rivela veramente disgustoso!
Altro personaggio che non m’è piaciuto è Mme Merle: troppo perfetta, qualunque cosa fa le riesce splendidamente, non ha un solo difetto, tutti la adorano… insopportabile! E i fatti mi hanno dato ragione confermando che la sua “perfezione” era tutta di facciata, in realtà era una grande ipocrita e doppiogiochista. Al contrario di Isabel, io non riesco a provare pena per lei. Solo una cosa positiva ha portato il suo personaggio: mi ha dato la soddisfazione di averci visto giusto, perché mi era sembrata subdola fin dall’inizio! ;)
Infine, altra delusione è stata Isabel Archer stessa, la nostra protagonista (o eroina, come la chiama James): nella seconda metà del romanzo ho perso molta della stima che avevo per lei vedendo come tutto il suo desiderio di libertà e di indipendenza si sia annullato con il matrimonio, tanto da farle desiderare sempre e in ogni momento di compiacere il marito, che pure ormai detesta. Cioè, va bene aver commesso un errore sposando un uomo orribile, ma perché sottomettersi completamente a questo destino?

Vediamo invece quali sono le note positive.
L’inizio è spettacolare, con quella lunga pagina dedicata al tè!!! Ma qui sono di parte, indubbiamente!
Sono ancora più di parte poi nell’aver apprezzato gli accenni alla società inglese fatti dal punto di vista americano di Isabel (e dell’autore, d’altronde). Inutile dire che nella maggior parte delle “diatribe” americani vs inglesi io tifavo per questi ultimi!!! :)
Buon parte del romanzo è ambientata in Italia, soprattutto a Roma, e questo non può che farmi molto molto piacere, soprattutto quando ne vengono descritte e apprezzate le tante bellezze! :)
Mi è piaciuto poi molto il modo in cui ogni tanto (non spesso, altrimenti avrebbe finto con lo stufare) l’autore parla direttamente al lettore, in prima persona. Per esempio a pagina 303: I sentimenti di questa fanciulla erano strani, e ve li posso dare soltanto com’io li vedo, senza speranza che li abbiate a trovare interamene naturali. E’ un tocco di familiarità che contribuisce a rendere la narrazione più schietta e interessante.
Ho poi amato molto alcuni personaggi di contorno: Ralph, la zia Touchett e Henrietta su tutti, Quest’ultima, in particolare, l’avevo malgiudicata: dopo un’iniziale buona impressione (una giovane donna senza peli sulla lingua che mantiene se stessa, la sorella e il nipote col lavoro di corrispondente per un giornale) mi aveva irritato il suo modo di intromettersi nelle questioni di cuore di Isabel. Dopo però mi sono resa conto che la muoveva un sincero affetto per l’amica, e anche se comunque non condivido ancora il gesto, ne ho apprezzato comunque l’intenzione. Sono stata iperfelice del suo riconciliarsi verso al fine con Ralph, e del legame che si era venuto a creare tra loro, e mi ha fatto piacere saperla in procinto di sposarsi con Bantling! :)
Infine, altra cosa che ho grandemente apprezzato in questo romanzo è stata, di nuovo, Isabel Archer stessa, la nostra eroina. Perché anche se da un punto di vista mi ha deluso (moltissimo), da altri, per tutto il romanzo, si è dimostrata un personaggio ammirevole. L’ho ammirata, ovviamente, per la sua passione per la vita e per la bellezza, per voglia di conoscere il mondo (qualità che purtroppo perde nella seconda parte, con il matrimonio). L’ho ammirata per la sua compassione: quando alla fine FINALMENTE (!!!) si rende conto di essere stata usata da Mme Merle, il primo sentimento che prova nei confronti di questa ex-amica è la compassione, per tutto quello che immagina la donna abbia dovuto provare in tutti quegli anni. Infine, l’ho ammirata per la sua onestà e obiettività, verso gli altri ma anche verso se stessa: nel momento dello sconforto non cede alla facile tentazione di scaricare la colpa della sua triste situazione su qualcun altro; sa di esserci finita con le sue mani, e di dover biasimare solo se stessa.
Una bella frase in particolare mi ha colpito per come mi è subito suonata assai moderna:

E’ una gran cosa, è la suprema fortuna esser in grado di apprezzar la gente più di quello che essa sia in grado apprezzare noi.
Isabel

(Pagina 184)

Ce ne vuole, per avere un pensiero così libero!

Dammi 4 parole

Isabel, che mi combini?

Scheda del libro

Titolo: Ritratto di signora
Autore: Henry James
Titolo originale: Portrait of a Lady
Anno prima pubblicazione: 1881
Casa Editrice: Einaudi
Traduzione: Carlo e Silvia Linati
Pagine: 589
aNobii: LINK

Ho deciso di leggere questo libro dopo averne sentito parlare
>QUI.

Sfide: La Sfida infinita (o quasi)… quarta edizione!, La Sfida Nascosta 2011, Nomi, Cose, Animali 2^ edizione, La rete di lettura, Sfida SONO COSì!! 2011, La sfida dell’ALFABETO 2011, Sfida dei mattonazzi 2011 e Sfida della Trasposizione.Segnalibri: quello che ho usato durante la lettura (qui a destra) è stato realizzato da me; l’ho scelto perché Charisma Carpenter mi sembrava proprio un bel “ritrato di signora”.

Un po’ di frasi

Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio.
[incipit]

Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio. Vi sono circostanze in cui, sia che si prenda il tè o no – c’è della gente che non ne vuol sapere – quel momento è in sé delizioso. Le condizioni alle quali io penso, incominciando a scrivere questa semplice storia, offrivano un assetto mirabile per l’innocente passatempo. Gli oggetti necessari alla piccola cerimonia erano stati disposti sulla prateria di una vecchia casa di campagna inglese, nel cuore di uno splendido pomeriggio estivo. Una parte del quale era già trascorsa, ma ancora molta ne rimaneva, ch’era della più bella e fine qualità. Il crepuscolo sarebbe disceso di lì a parecchie ore, ma l’empito della luce estiva aveva incominciato a scemare, l’aria s’era addolcita e le ombre s’allungavano sul folto e vellutato tappeto d’erba. Ma a rilento, e la scena spirava quel largo senso di benessere di chi sa di avere ancora tante ore davanti, e che di solito, in una tal ora, ci rende così piacevoli scene come quella. Dalle cinque alle otto corre talvolta una piccola eternità che, nel nostro caso, non poteva essere che un’eternità di piacere. Le persone che vi prendevano parte assaporavano quel piacere pacatamente e non appartenevano al sesso che di solito fornisce regolari adepti a una tale cerimonia. Le loro ombre si proiettavano sulla linda prateria, dritte ed angolose: l’ombra, cioè, di un vecchio signore seduto in un’ampia poltrona di vimini, accanto alla bassa tavola dove il tè era servito, e quella di due uomini più giovani che passeggiavano sul prato discorrendo tra loro. Il vecchio teneva ancora in mano la sua tazza ch’era più grande delle altre, di tipo diverso, dipinta a vividi colori. E godeva costui del suo contenuto con molta pacatezza, mantenendola per lungo tempo vicino al mento, quasi tutto obliato nella contemplazione della casa.

(Pagina 5-6)
Mi piacciono gli incipit concisi, quindi ho deciso di scriverlo, più su, usando una sola frase. Però mi piaceva troppo questa lunga introduzione dedicata al tè, quindi ho deciso di riportarla comunque per intero (senza nessuna fatica, tra l’altro, perché l’ho presa paro paro da QUI!)

— Com’è il tuo tè?
— Buono, ma scotta.
— Questo non è un difetto, ma un pregio.
Ralph Touchett e suo padre

(Pagina 7)

— Voi giovani avete troppe facezie, troppe spiritosità. Senza quelle non sapete che fare.
— Oh, no, per fortuna ce ne son sempre dell’altra.
— Non credo. Credo invece che le cose vadano facendosi sempre più serie. I giovani se ne accorgeranno.
— La crescente serietà della vita: ecco una nuova fonte di facezie.
Il signor Touchett e Lord Warburton

(Pagina 9)

Non ricordate quel che vi ho detto, che si deve far della propria vita un’opera d’arte?
Osmond

(Pagina 297)

Le scuse, dichiarava la signora Touchett, erano roba inutile, ed ella stessa non si preoccupava mai di farne. O si faceva una cosa, o non la si faceva, e quel che uno avrebbe voluto fare apparteneva alla serie di concetti inutili come, per esempio, quello di una vita futura, o dell’origine delle cose.

(Pagina 312)

Henrietta era uscita, chiudendosi la porta dietro di sé, ed ora allungava una mano e la posava sul suo braccio. — Date retta, signor Goodwood,— disse, — aspetate, vedrete…
Al che egli alzò gli occhi su di lei, ma solo per intuire dalla sua faccia, con rabbia, che Henrietta voleva dire ch’egli era giovane e aveva tanto tempo davanti a sé. Poi ella gli rimase là dinnanzi, col misero conforto di queste parole che parvero aggiungere d’un subito trent’anni alla sua vita.
Quindi lo fece venir via con sé, come se egli avesse aperto la via della rassegnazione.

[explicit]


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