Oggi è il primo lunedì del mese e quindi arriva un nuovo appuntamento con
La rubrica nasce dall' indignazione per Questa pubblicità, per cui è stato deciso di inventare "Ritratto di Signora" per far conoscere a tutte voi chi sono le vere donne da prendere ad esempio!!Se anche voi la pensate come noi, diffondete il più possibile questo messaggio! Questa mattina vi lasciamo con l'articolo di Clara del blog "The Pauper fashionist"Potrete leggere l'articolo anche sui blog: Books Land,Miki in the PinkLand,Mr. Ink: Diario di una dipendenza,Cinesofi,Stasera cucino io,The Pauper fashionist. Buona lettura :)Mi rendo conto del fatto che questo “ritratto” sia un po' atipico.Però è stato scritto col cuore; di getto, smaniosa di riportare su un foglio elettronico le immagini che mi si affollavano nella mente. Poi, alla fine, l'ho riletto e sono rimasta scossa. Scossa ed emozionata, perchè sono una logorroica senza speranza, una di quelle che travolge gli amici con una valanga di parole e racconta alla gente appena conosciuta barzellette che non fanno ridere nessuno, ma poi, quando si tratta di parlare dei miei sentimenti, divento incredibilmente laconica. Soprattutto con coloro coi quali non dovrei esserlo.Devo quindi ringraziare tutti gli amici di “Ritratto di Signora”, perchè grazie a quest'articolo sono riaffiorati dei ricordi sepolti da tempo e ho potuto trascrivere emozioni che ancora non avevo espresso.Bene, fine del momento serio. La Messa è finita, andate in pace.Ah no, fermi, dovete ancora leggere il post!
Quando ho cominciato a pensare a quale personalità descrivere all'interno di questa rubrica mi è subito venuta in mente l'immagine di mia nonna. No, non è una barzelletta e nemmeno un modo di dire!Come ha detto Miki, l'intento di “Ritratto di Signora” è quello di parlare di “Donne con la 'd' maiuscola, che comunichino un messaggio di serietà, di valori veri e di moralità”. Io ho pensato che non sia necessario andare troppo distante per trovare questi esempi: alcuni li abbiamo già accanto a noi ogni giorno. Mia nonna non si è mai battuta per le pari opportunità, non ha mai marciato in difesa della libertà di opinione, non ha mai firmato petizioni per i diritti umani. Ma è stata una donna forte e una madre pronta a fare di tutto per i suoi figli, come tante altre madri.Mia nonna è vissuta nella Sicilia del fascismo, si è sposata in un abito bianco, immortalata in una seria foto in bianco e nero, e ha cresciuto i suoi quattro figli. Era una donna caparbia, mia nonna, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Aveva i valori di una società tradizionalista, rimasta per certi versi ancorata al passato: la religione, la famiglia, il rispetto degli altri, il sacrificio personale in nome di chi si ama. La religione può essere più o meno condivisa, ma in quanti possiamo dire di avere oggi sotto gli occhi esempi di personalità che promuovano gli altri punti? E' forse la televisione a passarci un'immagine di serietà e onestà? Sono forse gli uomini che ammiccano ogni giorno dalle foto sui giornali? E' per questo che ora sto scrivendo di mia nonna, perchè lei, nel suo piccolo, ha fatto tutto ciò che doveva fare, credendo in ideali che ormai, purtroppo, sono spesso poco considerati. Lei e tante altre donne “normali”, per le quali non posso però parlare poichè non le conosco.Mi ricordo le sue mani forti e instancabili che impastavano la pasta per la pizza.
Tanta di quella farina che avrebbe potuto sfamare l'Africa intera, teglie e teglie imburrate per riempire la pancia di tutti i parenti. Si alzava alle cinque di mattina e incominciava a lavorare per i suoi nipoti, che tanto amavano tutto ciò che le sue mani di cuoca in borghese creavano. Quando andavo in cucina alle dieci, già stremata dal caldo di agosto e stanca come solo noi giovani di oggi possiamo essere appena svegli, la trovavo più pimpante di me, pronta a baciarmi, a parlarmi in dialetto, a ridere con complicità. Aveva una risata bellissima, profonda e calda, che si estendeva ai suoi occhi neri e faceva venire voglia di sorridere; non come quelle fredde risate di cortesia che troppe volte esibiamo. Quando si arrabbiava, invece, diventava una piccola furia con la voce grossa, pronta a fare una scenata napoletana di tutto rispetto. Ma durava poco: non era capace di tenere o farsi tenere “il muso”. La domenica si metteva un vestito a fiori, un po' si rossetto, prendeva la sua borsetta e andava a Messa.