Ritratto – IV

Creato il 21 ottobre 2010 da Pioggiadinote

Un giorno, nemmeno tanto tempo fa,  ho avuto occasione di accompagnare una lezione di classico di un maestro del Kazakistan. Uno potrebbe credere che da quelle parti ci siano solo steppe sterminate e cosacchi a cavallo, invece ci sono anche ballerini di danza classica che studiano molto seriamente, secondo i canoni della scuola russa. Ebbene il kazako dal viso asiatico e spigoloso aveva una speciale caratteristica: parlava soltanto la lingua kazaka e, come molti suoi compaesani, anche il russo. Inglese, nulla: nemmeno one-two, neanche a dirsi go, figurarsi hello.  Il fatto è che non ha voluto rischiare l’incomprensione esprimendosi in una di quelle sue due lingue: ha preferito il silenzio. Ritengo che un conteggio da uno a otto, pronunciato in russo o in kazako, lo avremmo probabilmente intuito, gli allievi ed io: ci eravamo riusciti persino con i cinesi… Ma niente da fare: la lezione si è svolta nel silenzio, interrotto solo dai miei interventi al pianoforte, e la comunicazione non ha potuto svolgersi che  attraverso la gestualità. Il kazako mostrava i passi più o meno al tempo effettivo di esecuzione senza profferire verbo. E faceva le sue correzioni intervenendo sugli allievi direttamente e spesso riferendosi alla postura: quindi puntava le proprie mani sulle spalle e mostrava il torace disteso, en face o epaulement. Ogni tanto questo silenzio era esilarante. Persino a lui sfuggiva di tanto in tanto un sorrisino giocondesco, ineffabile, forse ironico forse imbarazzato forse beffardo. E io morivo dal ridere, ma guai a darlo a vedere. L’unica era affondare il viso tra le mani, tossire e tentare di occultarsi dietro al pianoforte.