Chi di voi è nato/a dopo il 95 (ma che diavolo ci fate sul mio blog? Qua gira gente seria!) non può averne avuto uno di questo tipo, ma i nati (o meglio le nate, a meno che non si tratti di fanciulli gay) prima di questa data sanno sicuramente di cosa si tratta: Polly Pocket, quella minuscola biondina che viveva dentro una scatola arredata in plastica con diversi escamotage per passare il tempo.
Non pagando nemmeno l’affitto, la deliziosa piccina, nelle versioni deluxe delle scatole, poteva perfino permettersi ascensore e scivolo. Avrei tanto voluto la versione deluxe, ma ero una bambina che si disinteressava con facilità ai giocattoli, e quindi mi sono tenuta questa versione “tascabile” per un po’, finché non ho sviluppato la fissa per qualche altra cianfrusaglia.
In questa scatolina la nostra Polly ha perfino un fidanzatino/principe azzurro corredato di cavallo e calesse e la sua abitazione è un sobrio castello delle fiabe (se avessi un paio di pile vi mostrerei pure il corredo scenograficissssimo di luci).
Polly Pocket mi piaceva un sacco, lo confesso, e adoravo l’idea di possedere una casa delle bambole (mai posseduta perché costavano tanto). Una volta cresciuta mi sono buttata sulla scenografia, suppongo voglia dire qualcosa. O forse non significa nulla, ma faceva figo finire con questa considerazione.
n.b. la Polaroid 600 di cui parlo è questa
n.b. per Valentina: ecco l’interno del castello!