Erano esaltatissime e dopo aver discusso in lungo e il largo il vestiario, trucco e parrucco ecco arrivare il programma della serata: prima cena e a seguire ballo scatenato nella speranza di beccare un locale con qualche streep tease maschile!
Sono stata zitta, volevo farmi i fatti miei ma quando hanno iniziato a raccontare la festa dell’anno precedente le parole mi sono uscite da sole dalla bocca poiché io sono fermamente contraria a quello che è diventata questa festa oggi, ovvero un’occasione per vendere fiori ed essere autorizzate a guardare spogliarelli maschili senza che nessuno ti punti il dito contro dandoti della “malafemmina”.
Ho posto loro una domanda semplicissima alla quale però non mi hanno saputo rispondere, si sono guardate un po’ con l’espressione alla “che cacchio vuole questa ma perché non si fa i fatti suoi” e ridacchiando mi hanno detto “si festeggia la donna”.
La domanda?
“Sapete perché si festeggia l’8 Marzo la festa della donna?”
Mi rendo conto come attualmente si sia perso il vero significato di questa giornata e come per le nuove generazioni sia una festa per divertirsi e probabilmente per essere autorizzate ad avere atteggiamenti che nella vita di tutti i giorni non si sognerebbero mai di avere, indossando così una falsa emancipazione.
L’8 Marzo è un giorno della memoria, è una data che vuole ricordare 129 operaie dell’industria tessile Cotton di New York morte, nel 1908, a causa di un incendio scoppiato nella fabbrica presso la quale lavoravano in condizioni pessime, condizioni che le avevano portate a protestare e scioperare. Fu In ricordo di questa tragedia che Rosa Luxemburg propose di istituire questa data come giornata di lotta internazionale a favore delle donne.
L’otto marzo nel tempo è sempre stata una data per scendere in piazza e ricordare i diritti che a volte qualcuno si dimentica che ci appartengono, prendiamo alcuni esempi (da wikipedia):
- L’8 marzo 1972 la manifestazione della festa della donna si tenne a Roma in piazza Campo de’ Fiori: vi partecipò anche l’attrice americana Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di manifestanti inalberavano cartelli con scritte dove chiedevano la legalizzazione dell’aborto , la liberazione omosessuale e che fosse la donna ad avere il diritto di amministrare l’intero processo della maternità. Ma chissà perché quelle scritte non furono ben viste dalla polizia che caricò, manganellò e disperse le manifestanti.
- Il 1975 fu designato come “Anno Internazionale delle Donne” dalle Nazioni Unite e l’8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo proprio la giornata internazionale della donna, con manifestazioni che onoravano gli avanzamenti della donna e ricordavano la necessità di una continua vigilanza per assicurare che la loro uguaglianza fosse ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita civile. A partire da quell’anno anche le Nazioni Unite riconobbero nell’8 marzo la giornata dedicata alla donna.
- Due anni dopo, nel dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una «giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale» da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell’anno, in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese.
- A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917, le donne hanno manifestato per chiedere la fine della guerra. In seguito, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si è svolta a Mosca il 14 giugno 1921, è stato scelto l’8 marzo come Giornata internazionale dell’operaia.
Nel tempo quindi è diventata una data importante a livello mondiale che voleva(e uso il passato) ricordare da un lato le conquiste sociali e politiche e dall’altro sia le discriminazioni che le violenze che molte donne subiscono in varie parti del mondo.
L’8 marzo, in tutto il mondo i movimenti femministi hanno manifestato per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne.
Perché ridurlo oggi ad una serata con le amiche? Perché accettare degli auguri e delle mimose quando i telegiornali sono strapieni di fatti di cronaca nera dove i soggetti delle uccisioni sono donne? Perché festeggiare la festa della donna quando in Italia essere donna è difficilissimo?
Vorrei che questa giornata continuasse ad essere un giorno della memoria: memoria di tutte quelle donne vittime di femminicidio e di violenza, memoria per i tanti diritti per i quali giorno dopo giorno dobbiamo lottare.
Delle mimose io non so che farmene e per favore evitate di farmi gli auguri: fare gli auguri ad una donna per l’otto marzo è come andarli a fare ad un reduce di guerra durante la giornata dei caduti! (se consideriamo le origini di questa festa e l’attuale situazione che viviamo in Italia)
Auguriamoci un cambiamento invece, auguriamoci un’Italia migliore che non sia al 74esimo posto nella classifica che misura il divario di opportunità tra uomini e donne in 134 nazioni e dove il femminicio non sia un’emergenza sociale. Cogliamo l’occasione di questa giornata per far sentire nuovamente la nostra voce!
Subiamo tutti i giorni discriminazioni di vario genere solo perché siamo donne, riconosciute spesso solo come dei pezzi di carne e oggetti sessuali in una società profondamente maschilista e patriarcale.
Non accettate mimose, pretendete un cambiamento affinché la liberazione della donna non duri solo un giorno.
In Italia essere donna non è per niente facile la mimosa ipocrita lasciatela sull’albero perché non cambierà le cose!
fonti: qui
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