Rivoluzione “rosa” per l’agricoltura. Il 33% delle aziende italiane è guidato dal “gentil sesso”

Creato il 02 marzo 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Intraprendenti, preparate e con un’attenzione particolare alla multifunzionalità. Sono le signore dell’agricoltura italiana, le vere protagoniste di un settore in costante evoluzione, che può diventare un asset strategico del rilancio economico. Le donne nei campi, infatti, sono sempre di più impiegate come manodopera specializzata o si pongono con successo alla guida delle imprese, in particolare agrituristiche. Sono lontani anni luce i tempi delle mondine, che lavoravano nelle risaie vercellesi, un mestiere duro e negletto che venne reso celebre dalla prorompente bellezza di Silvana Mangano in “Riso amaro”. Oggi la mondina parla cinese e ormai sono un vecchio ricordo le operaie della manifatture tabacchi.

(politx.it)

La rivoluzione “rosa” per il rilancio dell’agricoltura. Negli ultimi anni la componente femminile nei campi è cambiata e di molto, tanto che, una impresa su tre oggi è guidata da donne, con 532.000 conduttrici di aziende agricole. Consistente è anche la “quota rosa” degli occupati pari al 40%. Inoltre, secondo i dati che emergono dall’ultimo censimento Istat, su 11 milioni di persone che vivono nelle aree rurali il 51% è costituita da donne. In Italia lavorano 1,3 milioni di donne in agricoltura, quasi il doppio della Spagna dove risultano 660.000 mentre in Francia e in Germania sono circa 340.000 (dati Eurostat).

Ma quale è l’identikit delle donne che conducono le aziende agricole? Prevale la fascia d’età più anziana, ma le più giovani sono molto più dinamiche. Le imprenditrici tra i 60 e i 74 anni rappresenta, in percentuale, la fetta più consistente, con il 32% di aziende, il 25,3% di Sau (Superficie agricola utilizzata), ma le under 30, che rappresentano solo l’1,7% del totale delle aziende “rosa”, riescono a utilizzare meglio la terra. E i dati lo dimostrano: il valore della produzione standard media aziendale è il più alto raggiungendo i 36.869,66 euro contro i 10,900,73 euro delle “colleghe” under 60 e gli 8.598,52 euro delle over ’75. Di poco inferiore il valore realizzato dalle imprenditrici con età dai 30 ai 40 anni con 32.784,19 euro. Anche il valore della produzione standard media per giornata lavorativa pari a 186,53 euro, premia le giovanissime. Dunque, le imprese più giovani, sembrano più orientate al mercato e ad una maggiore diversificazione delle proprie attività produttive anche attraverso l’adozione di modelli organizzativi e gestionali che determinano una maggiore efficienza nell’uso delle risorse. Le laureate sono appena il 6%, mentre possiedono un diploma di scuola il 18% ma a fronte di una classe imprenditoriale con titolo di studio medio-alto, si rileva un 6% di analfabetismo. Bassa è anche la percentuale di imprenmditrici straniere pari allo 0,33%. (ADNKRONOS)


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