Scommetto che ve lo state chiedendo da quando ho messo il banner in home page.
Ah, no? Ah: non vi eravate nemmeno accorti che c'era un banner?
Va be': sapevatelo! E d'ora in poi: accorgetevene!
Ecco.
E comunque lei è Lagattina. Non è un nick bloggistico: lei per noi era proprio Lagattina.
Genealogicamente collocasi come genitrice delle due bestie attualmente residenti presso la nostra abitazione. Affettivamente è stato il primo essere vivente che abbia avuto l'onore di essere designato dal beduino con l'appellativo di "la mia filiola". Sì, sono d'accordo: un po' patetico, ma molto tenero pensare che è una delle pochissime occasioni in cui il beduino si sia lasciato andare senza ritegno aa manifestazioni patetiche e sopra le righe di affettività.
Dunque Lagattina in origine aveva un altro nome, un altro referente umano, e un altro indirizzo domiciliare, per la precisione al primo piano dell'edificio al cui secondo e ultimo trovasi la fatiscente dimora dei nostri eroi.
Era piccola che stava in un palmo di mano e veniva nutrita ad avanzi di kebab dalla premurosa giovane donna che se ne prendeva cura, avendola ricevuta in dono per il compleanno dal fidanzato, assurdamente allergico al pelo di gatto, ragion per cui spesso e volentieri la gatta finiva a pernottare chiusa nel cesso, o cordialmente mollata agli inquilini del piano superiore, che all'epoca non si capiva bene quanti fossero (diciamo un numero variabile tra 7 e 18, a rotazione), e come facessero a non dormire mai.
Fu così che Lagattina ben presto imparò a salire da sola la breve rampa di scale che separava le nottate in solitaria a miagolare disperata nel cesso della casa al primo piano, dai bagordi chiassosi che svolgevasi nella terrazza della casa al secondo piano, divenendo la beniamina della variopinta comitiva di cazzoni e ricevendo questo originale appellativo di Lagattina.
Poi a furia di mangiar kebab piccante le venne una dissenteria (termine appropriato per cacarella a schizzo) che un altro po' ci rimetteva la pelle, e così la sottoscritta, nonchè titolare dell'abitazione sita al piano secondo di suddetto stabile, si prese la briga di portarla in bicicletta dal veterinario, infilandosela dentro una pochette a tracolla, sborsare una cospicua cifra per degli antiacidi e accollarsi la responsabilità della dieta della bestiola da quel momento in avanti.
Fu amore incondizionato, e con la massima naturalezza e senza discussioni, non so come avvenne che Lagattina, armi e bagagli, si trasferì definitivamente nella casa dei bagordi.
Divenne parte integrante della bizzarra famiglia allargata.
Seviziata...
Non si sgomentava di fronte alla confusione più demoniaca e trovava sempre un posto comodo nella più critica e incasinata delle situazioni.
Naturalmente venuta su in un contesto tanto anormale, non poteva essere del tutto equilibrata, e sospetto che fosse poco consapevole di non appartenere realmente alla specie homo sapiens, e comunque aveva pulsioni estremamente umane:
Guardare la tv (chi indovina il titolo del film avrà diritto a uno Zorro gratis)...
...ascoltare musica...
... scegliere la play list della serata!
A suo agio nel bordello più assoluto, non disdegnava la compagnia nei momenti di relax.
Sfornò carrellate di gattini: bianchi, neri, bianchi e neri...
Visse una storia di passione indomita col nostro gatto Cazzillo (a breve vi forniremo maggiori dettagli anche sul suo conto), ci regalò il Gattume (dicasi anche ZorroPanza), e poi se ne andò.
Non fraintendete: non è un modo delicato per dire che morì. No, no: se ne è proprio andata.
Sospetto non avesse digerito la novità di dover di punto in bianco spartire il proprio spazio vitale con i suoi due ingombranti figli, divenuti nel volger di un anno due enormi bestioni petulanti e giuggioloni, mai rassegnati all'idea che fosse ormai ora di lasciarsi alle spalle la tetta materna, al punto da tenderle veri e propri agguati a obiettivo capezzolo.
Però Lagattina, il suo peculiare naso pucciato nell'inchiostro nero, il suo inconfondibile profilo gobbo, che la veterinaria associava a quello aristocratico del re della foresta, ma che a me non poteva non ricordare quello di un koala, le sue zampette munite di calzettini bianchi, la sua figuretta snella e minuta, la sua maniera incurante di adattarsi a qualsiasi contesto sociale umano e la sua endemica riluttanza ad intessere rapporti di cortesia o tolleranza con la quasi totalità degli esponenti della propria specie, la sua capacità di mettere in fuga nel raggio di miglia cani e gatti di qualsiasi stazza e apparente prestanza fisica, non potranno che rimanere stampati a caratteri indelebili nel mio personale curriculum gatti, così come non posso fare a meno di inserirla in questa rubrica riservandole un posto d'onore nella mia privata galleria felina.
Roba da gatti, la rubrica del martedì.
PS.
Vi segnalo questo post di Cì che mi ha fatto l'onore di dedicarmi una bellissima zucca di Halloween: il gatto della strega!
Grazie!
Chi volesse partecipare inserisca pure il link: