Non pensavo di andare al Salone del libro usato di Milano. Con due bambine la possibilità di guardarmi intorno a piacimento è molto ridotta, ma il marito mi ha praticamente spinta fuori dalla casa di sua mamma, dopo aver debitamente rimpinguato il mio portafogli. L’ho sempre detto, di uomini come lui si è perso lo stampo.
L’acquisto principale sono stati i sei libri delle serie degli Eléne e dei Tamuli di David Eddings, romanzi che avevo già letto anni fa prendendoli in prestito in biblioteca ma che non possedevo. Ora il buco è tappato, mi manca solo Polgara la maga, ma a mio giudizio 90,00 € per un romanzo sono decisamente troppi. Indipendentemente dal romanzo. Piuttosto lo compro in inglese. E poi, a parte un libro d’arte pagato molto poco rispetto al prezzo di copertina, ho acquistato L’Occhio del Mondo di Robert Jordan.
Io possedevo già il romanzo, prima edizione Fanucci del 2002. È quello con la copertina blu con un oculo in centro, bellissima ma delicata, tanto è vero che Fanucci, dopo aver ricevuto indietro dalle librerie chissà quante copie strappate dalla delicatezza dei clienti (solo perché voi amate i libri non pensiate che tutti li trattino nel modo giusto, in libreria vengono anche un bel po’ di barbari che i libri li distruggono tanto non sono i loro) per la ristampa si è limitato a disegnare il cerchio centrale, senza giocare più sulle due copertine sovrapposte. E lo avevo letto per la prima volta già nel 1992, in un’edizione Mondadori presa in prestito in biblioteca. È questa l’edizione che ho acquistato, la Mondadori, illustrata con la copertina di Darrell K. Sweet.
Qualche tempo dopo la morte di Jordan, avvenuta il 16 settembre 2007, ne ho tracciato la biografia in un articolo per FantasyMagazine, occupandomi anche della questione della traduzione italiana. Questo è quanto avevo scritto a suo tempo:
Nel 1992, a soli due anni dalla pubblicazione negli Stati Uniti, L’Occhio del Mondo arrivava anche in Italia. Il volume, che manteneva la stessa illustrazione di copertina dell’edizione originale, era pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore, e la bella traduzione era stata realizzata da Gaetano Luigi Staffilano.
L’anno successivo era la volta di La grande caccia, ma qualcosa era cambiato. Mondadori aveva assorbito nella sua struttura la casa editrice Leonardo/Interno Giallo, recentemente fallita, e cercava di rilanciarne il marchio. Con questo scopo aveva deciso di pubblicare, con sotto la sigla Interno Giallo/Mondadori alcuni libri di grande richiamo per il pubblico. Fra questi c’erano secondi o terzi volumi di saghe già iniziate sotto il marchio Mondadori, o opere di autori molto noti. (…)
Jordan diventava uno degli autori protagonisti di questo tentativo di rilancio, proseguito fino al 1995 con Il Drago rinato. Proprio in quell’anno, però, la casa editrice cessò completamente le pubblicazioni, e per molto tempo i lettori italiani della Ruota del tempo non seppero più nulla. Nel 1997 Sergio Fanucci iniziava timidamente ad avvicinarsi alle opere dello scrittore di Charleston pubblicando Conan l’invincibile.
Nelle pagine della sua newsletter, Futuro News, spiegava che l’impegno economico necessario a pubblicare una saga tanto monumentale costituiva un rischio enorme per una casa editrice di medie dimensioni. Anche se l’idea lo tentava, al punto da farlo ritornare sull’argomento in diversi editoriali.
Un problema enorme era posto anche dai volumi già pubblicati in Italia. I lettori già in possesso delle edizioni Mondadori li avrebbero ignorati, e quindi il rischio era di stampare e far arrivare nelle librerie romanzi belli ma destinati a una fetta di pubblico ancor più ridotta di quella solitamente interessata alla narrativa di genere. D’altro lato, iniziare a pubblicare il ciclo dal quarto romanzo in poi significava rinunciare totalmente alla possibilità di conquistare nuovi lettori. Dopo vari tentennamenti, finalmente nel luglio del 2002 L’Occhio del Mondo, questa volta targato Fanucci, tornava nei nostri negozi.
L’articolo completo si trova qui: http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/8199/1/l-ultimo-giro-della-ruota-del-tempo/
Da quell’articolo sono trascorsi un po’ di anni, e intanto ho scoperto qualcos’altro. La copertina, abbiamo detto, è di Sweet, illustratore attivo dal 1975 e capace di realizzare fino a pochi giorni fa – è morto lo scorso 5 dicembre all’età di 77 anni – oltre 3.000 immagini. Per vederne qualcuna rimando tanto al sito della Tor http://www.tor.com/blogs/2011/12/darrell-k-sweet-1934-2011 quanto a quello di Sweet stesso http://www.wix.com/darrellksweet/darrellksweet#!.
Fra le più famose c’erano senza dubbio le copertine del ciclo della Ruota del Tempo di Robert Jordan. Brandon Sanderson, l’autore che ora sta completando la saga, ha dichiarato di aver iniziato a comprarla perché affascinato dalla copertina di L’Occhio del Mondo: http://brandonsanderson.com/blog/1039/Darrell-Sweet. Quanto a Jason Denzel, curatore di Dragonmount.com, ha dichiarato di aver amato fin dal primo istante la copertina del Drago Rinato, con Rand che cerca di afferrare Callandor: http://www.dragonmount.com/index.php/News/events/darrel-k-sweet-passing.
A proposito di Callandor, che noi conosciamo come la spada conservata nella Pietra di Tear, in inglese è the sword in the Stone, visto che la Pietra di Tear è sempre chiamata Stone of Tear. Cioè Rand ha preso la Spada nella roccia. Sì, la sua spada era sospesa in aria, ma poi lui l’ha conficcata nel terreno. È stato lui a piazzarla lì in attesa che Re Artù arrivasse per estrarla di nuovo? E se vi sembra che Artù c’entri poco con un personaggio che si chiama al’Thor forse dovete guardare i due nomi un po’ meglio.
Io sono stata affascinata dalla copertina? Onestamente non ricordo, ma è probabile. I lettori italiani però hanno perso un dettaglio, nascosto dal titolo. Se guardate bene la foto che compare nella seconda pagina del mio articolo citato più in alto, nel cielo, sotto la lettera N, noterete una piccola macchia scura. In inglese il titolo è più piccolo e spostato, (io però ho addirittura inserito un’immagine senza scritte) perciò si vede bene che quella non è una macchia, e non è nemmeno un uccello. Si tratta di un draghkar, una simpatica creatura che tutti si augurano di non incontrare mai. La pacifica compagnia che vediamo in viaggio sotto la luna in realtà si trova in un pericolo mortale. È la quiete prima della tempesta.
C’è un altro dettaglio, che in quest’immagine non si vede ma che è visibile nella copertina completa, la cui illustrazione prosegue anche in costa. C’è una figura di troppo. All’inizio Jordan pensava di inserire un personaggio in più proveniente dai Fiumi Gemelli, un altro protagonista, poi si è accorto che questa figura non aggiungeva nulla alla trama così l’ha soppressa, e ha suddiviso le sue caratteristiche fra gli altri personaggi. Un residuo di questo cambio di idea c’è proprio nell’illustrazione di Sweet, artista scelto personalmente da Jordan per dare un volto ai suoi romanzi.
Prima di morire Sweet aveva realizzato anche un abbozzo per A Memory of Light, l’ultimo volume della saga che sarà pubblicato il prossimo anno. Al momento non si sa se questo schizzo verrà completato da qualcun altro o se verrà realizzata un’illustrazione totalmente nuova, e in questo caso se lo schizzo sarà mai reso pubblico.
A proposito di A Memory of Light Sanderson ha dichiarato che sarà pubblicato certamente nel 2012 e che il volume non subirà ulteriori divisioni. Towers of Midnight, il più lungo libro della saga ultimato da Sanderson, comprendeva 335.000 parole. Con A Memory of Light ora è a 313.000 parole, ma ci sono dei punti che ha bisogno di spiegare, come fornire le motivazioni nascoste di un personaggio secondario, perciò quest’ultimo romanzo sarà lungo almeno quanto il precedente.
Tornando al Salone e al mio acquisto, nei primi anni ’90 io non avevo comprato le edizioni Mondadori per un motivo semplicissimo: non me le potevo permettere. All’epoca ero una studentella squattrinata, e comprare libri rilegati, specie se facenti parte di una saga che già all’epoca sapevo essere composta da almeno sei volumi, era troppo per le mie finanze. L’Occhio del Mondo costava 30.000 lire, la stessa cifra che avevo speso a fatica tre anni prima per acquistare Il segreto del millennio di Katherine Neville. Così avevo deciso di aspettare le edizioni economiche, che non sono mai state pubblicate. Però a quanto pare l’intenzione c’era, se è vero che su Libreria Universitaria compare questa scheda: http://www.libreriauniversitaria.it/occhio-mondo-jordan-robert-mondadori/libro/9788804370437
L’Occhio del Mondo doveva essere pubblicato nella collana Oscar fantasy e costare 7,23 €, il che suona tanto come un prezzo in lire convertito in euro, perciò la scheda risale a prima del 2002. Di più non si può dire perché non c’è un anno di pubblicazione.
Ora ho visto un’altra cosa molto interessante. Non ricordo la data degli editoriali Fanucci che ho citato più in su, e nel corso dei miei numerosi traslochi degli ultimi anni li ho persi di vista, ma l’editore romano, a memoria mia, è andato avanti per più di un anno a parlarne, e la sua edizione di L’Occhio del Mondo risale al luglio del 2002. Qualche tempo dopo ho incontrato Sergio Fanucci in persona, il quale mi ha confidato di essere sì soddisfatto delle vendite di Jordan, ma mi ha anche fatto capire che si stava ancora mangiando le mani per non aver comprato Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin perché l’acquisto gli era stato sconsigliato a causa della lunghezza della saga.
Bene, al Salone c’erano le bozze di stampa di L’ascesa dell’ombra, quarto romanzo della Ruota del Tempo. Si trattava di un cofanetto comprendente due volumi, senza logo dell’editore ma con data di stampa luglio 2001. All’epoca le edizioni Mondadori erano fuori catalogo da un pezzo, e quelle Fanucci ancora non esistevano. Chi poteva avere interesse a pubblicare quel libro?
Fra il 1999 e il 2000 Mondadori aveva pubblicato Il trono di spade e Il grande inverno. Poi, fra luglio e ottobre 2001, ha pubblicato Il regno dei lupi e La regina dei draghi. Se guardiamo agli Stati Uniti nel 1999 Martin aveva pubblicato A Clash of Kings (corrispondente a Il regno dei lupi e La regina dei draghi) e nel 2000 A Storm of Swords, finalista al premio Hugo. Mondadori cioè sapeva di avere fra le mani una saga di successo, e sapeva che il fantasy vendeva.
E dall’ottavo volume, Il sentiero dei pugnali, i vari romanzi della Ruota del Tempo sono sempre arrivati al primo posto nella classifica dei bestsellers del New York Times. Il sentiero dei pugnali è del 1998, Il cuore dell’inverno del 2000. Gli anni sono sempre quelli. Mettendo insieme tutti i dati, direi che Mondadori all’inizio dello scorso decennio stava progettando di ripubblicare Jordan, magari proponendo in edizione economica i primi tre romanzi ormai fuori catalogo da anni, per poi proseguire con l’edizione rilegata del quarto. Fanucci, dopo aver capito di aver perso il treno con Martin, ha accorciato i tempi su Jordan e battuto l’editore più grande, acquistando diritti che da Segrate pensavano di comprare ma sui quali stavano lavorando con calma.
Non ho comprato quel libro, ovviamente. Ne esisteranno solo una manciata di copie in tutta Italia, perciò mi hanno chiesto una cifra folle. Però il solo fatto che esista racconta tante cose della nostra realtà editoriale.