Robert Rodriguez: C'era una volta in Messico

Creato il 03 settembre 2010 da Scenamadre
Rodriguez non ha bisogno di presentazioni. Tutti coloro che "masticano" un pò il genere pulp sanno benissimo che a fianco del cognome Tarantino occorre aggiungere quello di Rodriguez.
Colui che ha dato vita a Dal Tramonto all'Alba, rendendolo un cult movie degli anni '90; al blockbuster per famiglie Spy Kids (e seguiti) e più recentemente al segmento Grindhouse - Planet Terror, completa nel 2003 la trilogia dedicata alla figura "epica" de El Mariachi con l'ultimo capitolo intitolato C'era Una Volta In Messico.
Fortunatamenteil lettore non dovrà esser costretto a recuperare i primi due film, rispettivamente El Mariachi e Desperado, poichè il secondo è in fin dei conti un remake del primo.
Vorrei un attimo soffermarmi su questa figura quasi onirica del Mariachi, il suonatore di chitarra messicano. Però le caratteristiche di un semplice suonatore di chitarra, nei film di Rodriguez, vengono in parte stravolte e aggiunte delle altre. Egli diventa un eroe, un fuggiasco, un paladino della giustizia fai-da-te, un cowboy moderno.
Questa trilogia del Mariachi viene messa sotto il genere Burrito Western per via delle sue caratteristiche che sono una via di mezzo tra, appunto, un film western e situazioni incasinate tra mafia messicana, il mariachi e la bella donna da salvare di turno.
In questo C'era Una Volta In Messico il genere devia leggermente verso il più nostalgico Spaghetti Western ed è pure un chiaro omaggio ai western di Sergio Leone (C'era Una Volta Il Weste C'era Una Volta In America), un vero e proprio maestro e fonte d'ispirazione per Rodriguez.
Veniamo al film ora.
La situazione è questa: ci troviamo in Messico (ai giorni nostri), lo stato si trova in una situazione politica poco stabile e le cittadine sono sotto il controllo di bande, gunman (pistoleros) e il cartello della droga.
Una figura eroica ed evanescente, sparita dalla circolazione da parecchi anni, "vive" in una piccola cittadina; si tratta de El Mariachi (impersonato da un buon Antonio Banderas).
Nel frattempo l'agente della CIA Sheldon Sands (un istrionico e spavaldo Johnny Depp) viene a sapere di un complotto che mira a far assassinare il presidente del Messico affinchè un signore della droga di nome Armando Barillo (Willem Defoe), con l'aiuto del corrotto generale Marquez, possa salire al potere come dittatore.
Per far sì che ciò non avvenga, l'agente Sands recluta El Mariachi, che ha un conto in sospeso con il generale Marquez reo di aver ucciso sua moglie (Salma Hayek) e sua figlia, perchè uccida il generale ed evitare quindi l'assassinio del presidente.
Tra doppi giochi, sorprese e colpi di scena, le cose non andranno lisce come previste.
Un paio di righe da dedicare al cast.
Oltra ai già sopracitati attori troviamo Eva Mendes nel ruolo di una militare compagna dell'agente Sands, l'onnipresente Danny Trejo nelle vesti di un criminale senza scrupoli sempre con le palle girate ed infine Mickey Rourke che recita la parte di un latitante fuggito in Messico e ora ai servizi del potente Armando Barillo.
Nemmeno tanto piccola la parte riservata al cantante Enrique Iglesias che impersona Lorenzo, uno dei due mariachi che appoggiano la missione di El Mariachi.
Come al solito Rodriguez ci dà la sua personale visione del Messico, un luogo arido e afoso nel quale si percepisce costantemente un'atmosfera folkloristica e idilliaca equilibrata dalla criminalità spietata.
Ampio spazio viene data alla figura del mariachi, con tanto di parti suonate.
Non fatevi ingannare dalle apparenze, la vena di Rodriguez è ispiratissima e diversi elementi nel film vanno decisamente in controtendenza (vedi la t-shirt "I'm with a stupid" indossata dall'agente Sands).
C'è solo un unico punto che non so bene se sia positivo o negativo, ovvero che il protagonista (Antonio Banderas) viene offuscato dalla presenza tronfia e ispirata di Johnny Depp, il vero elemento aggiunto e vincente dell'intera trama.
Scene memorabili non ce ne sono, sinceramente trovo ben riuscito il prologo, cioè la conversazione iniziale tra l'agente Sands e un suo informatore che gli narra le vicende passate che hanno reso El Mariachi una figura così speciale.
Sembrerà futile o scontato, ma alcuni battute di Danny Trejo sono semplici e d'impatto che ben caratterizzano il personaggio che meglio sa interpretare. Inoltre un paio di "Vaffanculo" ben collocati rendono i dialoghi dell'agente Sands parecchio riusciti.
A conti fatti siamo davanti all'apice della fantasia visiva di Rodriguez che ci dipinge a meraviglia uno scorcio di Messico per come lo immagina lui.
Voto: 8

L'agente Sands in una scena clue del film


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