Robert Smith

Creato il 10 novembre 2010 da Il_moderatore
Piove, piove e ripiove, oggi è pure grandinato, ma a poco serve stare appiccicati alla finestra sperando in squarci di bel tempo, piuttosto accendete lo stereo e mettete un disco dei Cure, e a meno che non vi emozioniate soltanto all'ascolto di Gigi D'alessio o di Stefano di X-Factor, sono sicuro che comincerà a piacervi anche l'autunno.
Visto che da un po' non si vede, è bene ricordarsi che
Robert Smith
è stato uno dei più ispirati protagonisti della musica degli ultimi 30 anni.
Una figura che ha davvero rotto gli schemi, autenticamente "singolare", dotata un fascino oscuro eppure limpido; la sua acconciatura così disordinatamente decadente, gli occhi cerchiati e il rossetto sbavato sono diventati un trademark forte quanto il suo fantasioso chitarrismo effettato di flanger e chorus, un caposaldo del "Dark", un'icona estetico-musicale inscindibile, espressione di una singolarità genuinamente scaturita da una cristallina sensibilità artistica, e non da consulenti d'immagine assoldati per creare un look adatto agli umori malinconici della sua musica.
E, porca troia, che musica!
Dagli inizi, ai tempi del punk, con un suono che oggi non invecchia affatto, e che qualche anno dopo verrà incensato come "indie rock", alla trilogia di album terminata con "Pornography" che definirà per sempre il concetto di "gothic" e che ci consegna una manciata di canzoni eterne, come quel fantastico riff di "A forest", così sinistro, così suadente, che dal 1981 si è infilato nella testa di milioni persone, e ci rimarrà ancora per molto.
La voce squillante, ma educata, è sempre la stessa, anche quando i Cure intraprendono un percorso più leggero, consegnandoci perle come "the Lovecats" e "Close To me", destinate a divenire standard di contemporanea musica POP, fino alla consacrazione definitiva con un album maturo come "Disintegration", al quale ricorrono i miei ricordi pre-adolescenziali, impaurito quanto incuriosito dal videoclip di "Lullaby" che andava in heavy rotation su videomusic.
Certo è che poi, fisiologicamente, il suo percorso è andato in discesa, ma quello che Robert Smith ha fatto con i Cure nei suoi primi dieci anni, parecchia gente che ancora va in classifica può soltanto sognare di realizzarlo, e la sua figura di artista così profondamente dentro al suo tempo, dentro alla sua musica, dentro ai suoi testi, rimane un esempio di arte TOTALE, che si può solamente ammirare.








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