Anche a 16 anni di distanza, questo tiro lascia di stucco: un esterno sinistro spaventoso, calciato da 35 metri, con traiettoria a banana e una velocità di quasi 120 km/h, che dopo aver aggirato la barriera, pochi metri prima della porta, lasciando come spaesato Fabienne Barthez, all’epoca tra i portieri al top nel globo.. Secondo i fisici dell’École Polytechnique di Palaiseau i segreti del tiro di Carlos sono proprio la velocità e la grande distanza dalla porta. Una serie di verifiche sperimentali ha permesso a Christophe Clanet e David Quéré, autori dello studio pubblicato sul New Journal of Physic, di verificare l’esistenza di un effetto noto come “effetto Magnus”, secondo il quale una sfera che si muova ruotando su se stessa compie una traiettoria curva: è il tiro ad effetto. Per verificare i loro studi, hanno preso in esame un altro gol clamoroso dell’ex esterno sinistro dell’Inter: questo tiro in corsa da posizione impossibile in un Real-Madrid-Tenerife del febbraio del 1998.
Grazie ai loro studi i due hanno anche scoperto che se questi tiri sono lunghi e potenti come la punizione di Carlos, l’attrito gioca un ruolo fondamentale e fino ad oggi sconosciuto. La resistenza offerta dall’aria rallenta infatti il pallone così tanto da modificare la traiettoria della curva determinata dall’effetto Magnus. In questo modo il pallone può prendere le direzioni più imprevedibili. Il gruppo di fisici ha anche accostato un’equazione soprannominata “del brasiliano” ai tiri di Carlos: queste magie a spirale sono possibili solo da grandi distanze. Hanno raffrontato questi tiri alle punizioni ad effetto di Platini degli anni ’80, e calciando di interno e non di esterno solo da 21-22 metri l’asso francese poteva trovare la rete, mentre il tiro di Carlos è ancor più stupefacente perché la palla viene preso con la parte esterna del piede riuscendo a sprigionare forza doppia.