Un salto e… l’anima vola non si spegne… siamo d’accordo con Elisa. Prendiamo in prestito alcune parole della canzone “L’anima vola” per salutare Roberto Ciotti. A febbraio, il 26, dell’anno 2013 era uscito il suo ultimo disco: “EQUILIBRIO PRECARIO” (ALIANTE dischi), il quindicesimo disco da solista del bluesman romano. Un titolo che, oggi, spiega tante cose.
Quando lo intervistammo poco dopo l’uscita della sua ultima fatica, sentendolo al telefono, venne subito fuori che non era un tipo che faceva musica tanto per farla. La sua era una missione portata avanti con onore, artista dopo artista, collaborazione dopo collaborazione, concerto dopo concerto. Prima di tutto come artista capace, sensibile, preparato e in secondo luogo perchè investito di un talento senza pari, indiscutibile. Vissuto quanto basta per non improvvisare la musica quanto rispettarla. Naturalmente, al di là di tutte le difficoltà necessarie per scriverla, produrla e, quindi, registrarla come la musica “buona” esige.
Oggi Roberto Ciotti si spegne a sessant’anni, nell’ultimo giorno dell’anno, il terzo degli anni dieci del secolo duemila e, sono certo che, il 31 dicembre, diventerà una ricorrenza, “altra”, importante.
Ricordo ancora che era rimasto un po’ sorpreso per le domande che gli avevo formulato per conoscerlo meglio e per aiutare il racconto che intendevo fare dell’album “Equilibrio Precario“. L’album che arrivava nonostante la crisi (virtuale) che il mondo della discografia stava e sta ancora oggi attraversando – virtuale perchè così resta sfruttabile dai pochi che sanno come veicolarla: da una parte i grandi artisti della musica (pochi) dall’altra gli addetti ai lavori che possono monetizzare tutti gli ambiti che ne permettono la veicolazione.
Eppure Ciotti non ha mai avuto difficoltà eccessive per suonare visto che era richiestissimo in tutto il mondo. Del resto la sua passione per il blues inizia negli anni ’70 ascoltando dal vivo J. Hendrix e i primi dischi d’importazione. Da lì inizia una lunghissima carriera che attraversa varie fasi, da quelle del Blues acustico a quelle Rock Blues.
La sua recente autobiografia, venduta nelle più importanti librerie italiane, edita da Castelvecchi editore e intitolata “Unplugged” era stata accolta con entusiasmo dalla critica e ci aveva permesso di conoscere nell’intimo il bluesman romano. Renzo Arbore nella prefazione del libro lo definisce Ciotti testardo e fedele alla sua musica passionale, interna, potente ed ineccepibile.
Per questo riceveva inviti a suonare in show televisivi e concerti in giro per il mondo, come in USA, Russia, Brasile, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, Senegal e Arabia Saudita.
Alla fine dell’intervista mi aveva chiesto dell’ascolto dell’album. Gli avevo detto che non lo avevo ricevuto e lui si era nuovamente sorpreso strappandomi la promessa che ci saremmo dovuti risentire dopo l’ascolto di “Equilibrio precario” perchè ci teneva a conoscere ad una mia opinione. Probabilmente era il suo modo di fare con i giornalisti o pseudo tali che amano riempirsi la bocca di domande per sembrare più “intelligenti”.
La registrazione vocale dell’intervista purtroppo non è stata più trascritta. Il disco non mi è mai arrivato, l’hard disk del computer, nel frattempo è saltato e la vita ha deciso di mettermi a fare altro.
Buon viaggio Roberto. Buona Musica. Alla tua maniera.
Leggi qui l’articolo di allinfo con il comunicato stampa di “Equilibrio Precario”