Pur con qualche incertezza da parte di qualcuno, l’insieme della recitazione ha raggiunti livelli molto alti, tenendo in considerazione che la compagnia non è formata da professionisti ma da amatoriali, che hanno saputo stare sul palco in modo molto convincente. La situazione idilliaca di amore nella quale Enrico (Luca Bai) e Gutte (Giulia Galletti Costa), i due personaggi che all’inizio sembrano essere i veri protagonisti dello spettacolo, si ritrovano coinvolti, viene infranta dai pregiudizi sociali che non possono capire come una ragazza minorenne possa vivere felice ed essere veramente innamorata di un uomo adulto e soprattutto non riescono a concepire come l’uomo adulto possa non essere morboso nei confronti della ragazza, ma al contrario essere rispettoso e protettivo. Alla società viene magistralmente data voce dalla musica, mentre un’eterea Benedetta Manari le presta i suoi eleganti movimenti.
Ed ecco che fra processi e rinvii a giudizio, compare la rivelazione della serata: Cristina Strano. Ai fini della storia, la figura dell’avvocato potrebbe essere vista come secondaria, ma diventa, anche grazie alla Strano, fondamentale per la comprensione di quanto viene narrato. Questa scelta del Maestro è un altro invito a non fermarsi alla superficie, ma a scendere in profondità nel testo, a soppesare le parole, a captare i toni e le sfumature; difatti il vero peso di un personaggio teatrale non sta nel ruolo che ricopre o nella quantità delle sue battute ma nella loro profondità. Questo è il segreto del Teatro, la profondità delle parole, a cui oggi non siamo più abituati perché vengono usate a sproposito, spesso in modo scorretto o senza alcun colore. Così, senza molta diplomazia, si chiama in causa, la vera accusata di cui parla questa pièce: la società; troppo meschina e ipocrita, che si fa paladina del Bene senza conoscerlo a fondo, portando alla morte culturale, morale e a volte fisica chi si scosta dai pregiudizi e vuole seguire la sua vera personalità e il suo cuore.
Dal momento che ogni opera d’arte nasce con lo scopo di trasmettere e far vibrare coscienze e sentimenti, si può dire con assoluta certezza che anche questa volta il Maestro Miali è riuscito a centrare l’obiettivo, visto che all’uscita dalla sala nessuno ha potuto fare a meno di discutere sull’uso del linguaggio, sugli attori, sulla musica, sulla storia… Un momento di Teatro sincero per il quale si deve ringraziare ancora una volta l’impegno del Maestro e per il quale si deve protrarre l’applauso per Cristina Strano, Luca Bai e Benedetta Manari, che più degli altri hanno saputo emozionare.
Fotografie di Milo Manica
Sono Morto Ieri
di Roberto Miali
Regia: Roberto Miali
con Cristina Strano, Luca Bai, Giulia Galletti Costa, Barbara Tomasina, Pietro Masotti, Mara Tomasina, Manuela Grimoldi, Vittoria Ponti, Manuela Cerutti, Benedetta Manari
Musiche: Roberto Miali
Arona (NO), Palacongressi-Teatro Marina e Marcello Salina, 22 ottobre 2011