Scompare così Roberto Straccia, 24 anni, marchigiano di Moresco(Fermo), ad oggi assente da dieci giorni. Non ha cellulare, né ingenti quantità di denaro con sé. E’ uscito dalla sua casa in centro che condivide con altri studenti universitari e non è più rientrato.
Ciò che resta di lui è solo un fotogramma, scattato dalla telecamera al porto. Prezioso quel frammento per ricostruire il suo abbigliamento e anche la telecamera per scorgere possibili testimoni della sparizione, ma nulla di più.
Una vita e una famiglia apparentemente normalissimi. Un solo punto oscuro, che risale a quando aveva 16 anni. Siamo nell’aprile 2004 a Marina di Altidona, in provincia di Fermo, e Roberto ha appena comprato una bibita in un bar. La versa in un bicchiere e si sente male. Il responso dei medici è avvelenamento da pesticida. Roberto si riprenderà in poco tempo. I carabinieri però indagano e ipotizzano anche un atto di autolesionismo, riscontrando la presenza di pesticida nell’azienda del padre di Roberto.
Poi comunque non viene trovata una corrispondenza tra i risultati delle analisi e il caso viene archiviato. In questa storia che sembra un vicolo cieco non mancano le testimonianze.
A “Chi l’ha visto?” arrivano due segnalazioni. Una telefonata di un abitante di Pescara afferma: “Mia figlia ha visto Roberto. Ne è sicurissima, era vestito con gli stessi abiti del video, era intorno alle 20 di mercoledì 14 dicembre e si trovava in una strada limitrofa via Davalos”. Un uomo si è presentato in studio affermando: “Ho visto Roberto, erano le 3 di mattina (forse del giovedì dopo la scomparsa) e lui sembrava facesse da palo, lì solo al freddo.
Non era alto, mi sembrò talmente strana la sua presenza lì che ci ho ripensato per ore”. Lacunosa, seppur probabile, un’altra segnalazione. Un uomo afferma di aver visto lo studente venerdì scorso, dopo due giorni dalla scomparsa, nella pineta della Riserva dannunziana. I cani molecolari hanno fiutato delle tracce che portano proprio dal lungomare di Pescara fino alla pineta della quale parla il testimone.
Ritrovate, nell’ipotetico tragitto di Roberto, un paio di chiavi, delle quali è stata esclusa l’appartenenza al giovane, e due scaldacollo sui quali sono ancora in corso gli accertamenti sul dna.
All’opera anche i sommozzatori dei carabinieri che hanno dragato il laghetto della pineta dannunziana, ma senza trovare alcuna traccia.
Continuano ad essere sentiti tutti gli amici di Roberto per cercare di ricostruire elementi utili al ritrovamento del ragazzo marchigiano. Il padre assicura che mai il giovane si sarebbe allontanato spontaneamente perché non ne avrebbe alcun motivo. Ed è stato lui stesso, in una telefonata a Tgcom 24, ad avanzare l’ipotesi del rapimento. “Me lo hanno rapito” ha detto l’uomo. Chi? Nessuno può saperlo o se qualcuno sa, tace.
Il Colonnello Giovanni Di Nisio ,che coordina le ricerche, non esclude nessuna pista. Dall’allontanamento volontario al malore fino al rapimento che però resta la via considerata meno probabile data la carenza indiziaria del caso. Oggi la Procura di Pescara ha richiesto l’acquisizione del vecchio fascicolo di indagine sul presunto tentativo di suicidio del ragazzo nel 2004, a testimonianza di come anche la pista del suicidio continui ad essere battuta.
Torniamo ora a quella telecamera sul lungomare. Due uomini passano di corsa solo trenta secondi dopo Roberto. Chi sono? Hanno visto qualcosa? Latitano per nove giorni, vengono rintracciati solo oggi, e sostengono di non essersi accorti di nulla né di aver notato qualcosa di strano. Niente di nuovo sotto il sole.
Dov’è Roberto? Dov’è quel ragazzo da tutti descritto come silenzioso, educato e sportivo? Una storia personale senza ombre né punti di contatto con ambienti criminali. Almeno in superficie. E allora, viene da chiedersi, come ci si può volatizzare nel nulla a ventiquattro anni mentre si corre sul lungomare?